Trana
Il Santuario di N. S. della Stella
Verbale del Comunale Consiglio per la fiera annuale 1858
Società di Mutuo Soccorso
Il Santuario della Madonna dei laghi di Avigliana
Il
Santuario di N. S. della Stella
Nel secondo centenario delle apparizioni
1768-1968
La nostra Fede in Maria
L'antica chiesa parrocchiale
Verso il mille d. C. esisteva sul luogo dove attualmente
vi è il Santuario una piccola chiesa romanica, che funzionava come
chiesa parrocchiale di Trana, la cui popolazione era allora di quattrocento
o cinquecento abitanti. Di questa chiesa resta ancora l'abside, cioè
la parte terminale rotonda, nella quale si trova attualmente l'altare della
Madonna.
Il papa Eugenio III, discepolo di S. Bernardo, mentre era costretto a fuggire
in Francia dalle discordie cittadine che erano ricominciate a Roma, durante
il suo passaggio per la nostra regione, con una bolla in data 7 marzo 1146
dava e confermava all'abate di Sangano la proprietà con giurisdizione
vescovile della chiesa di Trana extra castrum.
Perciò il parroco di Trana era nominato dall'abate di Sangano.
Attorno alla chiesa vi era, secondo la consuetudine del tempo, il cimitero.
Nel 1772, Don Giovanni Antonio Pola, in una relazione all'arcivescovo di Torino,
parla di una grande quantità di ossa e di teste che vennero alla luce
durante gli scavi per la costruzione del santuario attuale.
L'abside dell'antica chiesa romana
Il castello
Contemporaneamente all'antica chiesetta, si innalzava su
un colle presso il Sangone un castello feudale, sorto forse già nel
secolo x, nella stessa epoca in cui sorse quello di Avigliana, quando la necessità
della difesa contro le scorrerie degli Ungheri e dei Saraceni determinò
in Piemonte la costruzione di numerosi castelli. Infatti nel 906 la valle
di Susa subì una terribile invasione da parte dei Saraceni di Frassineto,
scesi in Italia dal Moncenisio: soltanto nel 946 venivano cacciati da Arduino
Glabrione, conte di Torino e, in seguito alla fortunata impresa, marchese
di Susa.
In età posteriore furono signori del castello di Trana gli Orsini e
poi i Gromis. Fu distrutto quasi completamente nel 1693 dal maresciallo francese
Nicolas De Catinat.
Una veduta del castello di Trana in un disegno di F. Gonin 1853
La statua della Madonna
Nell'antica chiesa era venerata una piccola statua della
Madonna, col bambino in braccio, scolpita in legno. Nel secolo scorso la veste
fu argentata e il manto dorato: ma originariamente la veste era color rosso
mattone e il manto blu, trapuntato di stelle.
Era una statua molto semplice, senza pretese artistiche, che rispecchiava
la povertà della chiesa e un periodo in cui nella nostra regione l'arte
non era molto sviluppata.
La Madonna di Trana ha delle notevoli rassomiglianze con la Madonna di Oropa.
Come quella, è dipinta in nero, probabilmente in relazione alla frase
del Cantico dei cantici: «Nigra sum sed formosa, sono nera ma bella»;
ha nella mano destra il mondo sormontato da una croce, cosa singolarissima,
poiché generalmente il mondo è nella mano del Figlio; sempre
come quella di Oropa, il Bambino aveva in mano (originariamente) una colomba.
Sorprendente è il copricapo di foggia orientale sia della Madonna,
a forma di turbante, sia del Bambino.
Decadenza della prima chiesa
La chiesa lontana dal centro abitato, col tempo decadde e
andò quasi in rovina, mentre le funzioni religiose si facevano in un'altra
chiesetta situata nell'abitato, sulla riva sinistra del Sangone. Ecco quanto
dice una relazione del Teol. Cesare Lojons, arciprete della Metropolitana
di Torino, il quale visitava la chiesa parrocchiale di Trana per suddelegazione
di Mons. Peruzzi, vescovo di Sarzana e visitatore apostolico generale:
« Nel giorno 28 agosto dell'anno 1584 ho visitato una chiesuola semplice,
chiamata Oratorio, sotto il titolo della gloriosa Vergine, sita nel capoluogo
di Trana, dove e per maggior comodità della popolazione, e per maggior
decenza si fanno le funzioni parrocchiali, poiché la vera chiesa parrocchiale
si trova di fuori del centro della popolazione, in loco campestre e ridotto
in misera condizione, che è Santa Maria della Stella...
E poi ho pure visitato la chiesa parrocchiale di S. Maria della Stella che
è di libera collazione dell'abate di S. Solutore.
Al presente è rettore di questa chiesa D. Michele Gallo, il quale a
mia richiesta mi presentò le bolle di investitura di detto beneficio
parrocchiale emanate dal detto abate in novembre 1582.
E devo confessare che ho trovato questa chiesa parrocchiale e campestre di
S. Maria quasi abbandonata e scrostata, motivo per cui si celebrava più
solo la messa qualche volta lungo l'anno, ed essendo indecentissima ho proibito
di celebrare ancora ivi la messa sotto pena di sospensione, se non veniva
prima riparata in ogni sua parte, tanto nelle pareti che nel suo pavimento:
in essa chiesa oltre l'altare maggiore vi erano ancora altri tre altari, che
feci demolire, tanto erano in cattivo stato.
La nuova chiesa parrocchiale
Il Parroco e la comunità tranese, invece di riparare la primitiva chiesa parrocchiale, pensarono più opportuno costruirne una nuova nel centro dell'abitato : il 13 giugno del 1621 fu posta la prima pietra dal parroco Don Colombo Francesco munito della debita facoltà episcopale e assistito dai parroci limitrofi: Don Iacobino, priore di Avigliana, Don Celle Giorgio, curato di Sangano, Don Vincenzo, prevosto di Bruino, e Don Eustachio, curato di Villarbasse. La nuova chiesa era sotto il titolo della Natività di Maria.
Le apparizioni della Madonna
Dobbiamo osservare, per dare una rapida idea dell'ambiente
storico religioso, che eravamo in pieno secolo di Voltaire, uno dei peggiori
nemici che il cristianesimo abbia mai avuto.
Egli trionfava, come re della cultura, nella vicina Francia e in tutta l'Europa.
Con gli altri «filosofi» e gli enciclopedisti combatteva la religione
con tutte le armi del razionalismo, e soprattutto con l'ironia e il ridicolo.
È vero che le idee dei miscredenti erano diffuse piuttosto nelle classi
elevate (e possiamo citare anche il piemontese Vittorio Alfieri, anche se
in fondo al cuore rimpiangeva la perduta fede), mentre erano assai meno diffuse
nel popolo.
Ad ogni modo era vicina l'ora della Rivoluzione francese che avrebbe coinvolto
nella bufera anche il Cristianesimo e la Chiesa.
Adunque, un giorno dell'anno 1768, si trovavano sul piazzale dell'antica chiesa
parrocchiale ombreggiato da grandi alberi di castagno, il priore Don Calza
Michele, il Sig. Pola-Bertolotti Fedele Antonio fu Bernardo, farmacista in
Trana, e il Sig. Fuille, chirurgo del luogo.
A un tratto essi videro con loro sorpresa comparire sui ruderi dell'antica
chiesa una nobile signora in atteggiamento grave, vestita a bruno, la quale
era come sospesa in aria, toccando leggermente con la punta dei piedi la terra.
«A tale vista fissammo (essi deposero) sopra i nostri sguardi attoniti,
ben sapendo che nessuna signora poteva trovarsi in quel luogo e tanto meno
reggersi in piedi in quella posizione, quando ecco scomparire la visione senza
sapere il come e il dove, sebbene nessuno mai abbia levato lo sguardo dal
luogo».
Il fatto dell'apparizione si rinnovò due volte, ed è confermato
non solo dalla relazione dei tre testimoni, ma da cenni storici scritti da
Pola-Bertolotti Giuseppe, e, come scriveva in un suo opuscolo il priore Don
Motta Giacomo nel 1887, dalla comune tradizione.
Questa apparizione viene narrata da Don Pola-Bertolotti Giov. Antonio in una
relazione a S. Ecc. Lorenzo De Rorà, arcivescovo di Torino, in data
11 agosto 1772.
Un certo Lanzo Giovanni, essendo stato morsicato da una vipera, era gonfiato
completamente «... sicché stava come agonizzante sul posto, quando
li comparve una Donna vestita di bianco che gli disse: Meschino voi, raccomandatevi
di vivo cuore alla Vergine SS. della Stella, vicina a voi.
Obbedì di repente, si raccomandò alla Gran Madre di Dio della
Stella e di repente si staccò l'aspide sordo e fu intieramente risanato.
Volendo poi rendere le dovute grazie alla Donna, sua benefattrice che le insinuò
tal raccorso, questa sparì né più la vidde.
E costui fece fare un grande quadro, che rappresenta questo fatto, ed è
appeso al muro oggidì di quel Santuario...
Trana li 11 agosto 1772.
Oss.servitore et obl.mo suddito Giov. Ant. Pola - Preposto
Non risulta che si sia fatto un regolare processo canonico
di queste apparizioni e che siano state riconosciute dall'autorità
ecclesiastica. Quindi non vi è obbligo di prestare un assenso religioso
e non vi è obbligo di fede.
Però, se vogliamo riflettere, troviamo degli elementi che ci fanno
pensare.
Nella prima apparizione vi sono tre persone qualificate, non facili a lasciarsi
ingannare da illusioni. Nella seconda apparizione abbiamo una guarigione prodigiosa;
abbiamo ancora oggi il quadro che la rappresenta, con la data del 1772; presso
il Santuario si conserva la copia originale della lettera di Don Pola che
narra il fatto, in data 11 agosto 1772.
Questi fatti poi fecero grande impressione nei contemporanei e suscitarono
un imponente movimento religioso.
Prima grazia ricevuta
dal venerando simulacro di Maria Sant.ma della Stella
Venerato fra i boschi di Trana—Gioanni Lanza 1772
Concorso straordinario di fedeli
La fama di queste apparizioni e di grazie ricevute non tardò
a diffondersi nei paesi vicini, e poi per un vasto raggio intorno.
Con entusiasmo venivano da ogni parte i fedeli in pellegrinaggio a visitare
la Vergine della Stella.
Riportiamo quanto dice Don Pola-Bertolotti nella sua citata relazione all'Arcivescovo
di Torino: «Sarebbe temerità la mia di dilungarmi a suo incomodo
a leggere la quantità di raccorenti a questo Santuario per ottenere
grazie o liberazione delle rispettive infermità che si ponno dire insanabili,
che sono tante... si prenderanno le debite informazioni dal podestà
di questo luogo con i dovuti testimoni, fatto quest'atto, mi prenderò
libertà di averne copia ed inviargliela alla più presto —
quando sarò accertato di tante grazie e miracoli avvenuti in q.to Santuario,
ove si va ogni giorno portando la statua della SS. Vergine processionalmente
con grandissimo concorso da popoli circonvicini, come da Rivoli, Stupiniggi,
Orbassano, Bruino, Sangano, Cumiana, Giaveno ed altre terre vicine, sino da
Torino...
Quivi ogni ora del giorno vi è gran concorso di devoti e particolarmente
forestieri...
Vi è venuto il Principe della Cisterna, con altro ambasciatore o di
Venezia, o di Spagna, il Sig. Conte di Prales con la Signora sua consorte
Contessa, sino da Stupiniggi molti signori, e signore ed anche da Torino.
... Sono varie le tabelle, o voti, che stanno appesi in questa Chiesa, rappresentanti,
in forma di voto, le grazie ricevute...
Intanto in questi due giorni festivi vi sarà la processione che verrà
da Orbassano, oltre alle altre che verranno da luoghi circonvicini».
Relazione di Don Pola Bertolotti all'Arcivescovo di Torino
Grazia ricevuto nell'anno 1903
Ex Voto 1775
G. R. 14 settembre 1845
Costruzione e inaugurazione del nuovo Santuario
In seguito a tali e tanti avvenimenti uno solo era il desiderio
di tutti: che sulle rovine dell'antica chiesa parrocchiale di S. Maria della
Stella, dove per ben due volte la Vergine era comparsa, e distribuiva in così
gran copia i favori celesti, si innalzasse una nuova chiesa più ampia
e più ricca che meglio corrispondesse alla grandezza di Maria e all'affluenza
dei fedeli.
Il priore di Trana cedette il terreno necessario dell'estensione di 5 tavole,
3 piedi, 9 oncie.
L'architetto Buscaglione fece il disegno della nuova chiesa. Il preventivo
della spesa era di L. 1928, soldi 10.
Nel secolo XVIII l'architettura piemontese opera di Filippo Juvara che in
Piemonte aveva creato l'architettura europea del Settecento. Alla sua scuola
si era formata una schiera di eccellenti architetti.
Quindi anche il nostro Santuario risultò una bella chiesa, in stile
barocco, ma dalle linee semplici e regolari, lontano dalle complicazioni,
secondo appunto l'arte della scuola juvaresca.
Nel lato destro della nuova chiesa venne incorporata l'abside della primitiva
chiesa romanica: in essa si trova l'antica statua della Vergine.
Tutta la popolazione diede il suo aiuto nella costruzione del nuovo Santuario:
chi negli scavi per le fondamenta, chi portando materiali, pietre, legname,
mattoni, acqua, calce, chi con offerte in denaro. Nel breve periodo di due
anni si ebbe la consolazione di vedere innalzata la nuova chiesa e di poterla
aprire al culto pubblico.
Erano passati 190 anni da quando il visitatore apostolico Mons. Peruzzi aveva
proibito di celebrare la messa nella vecchia chiesa che andava in rovina.
Il nuovo Santuario venne inaugurato il 10 settembre 1775.
Le feste durarono otto giorni con grande concorso di popolo dai paesi vicini.
Il nuovo Santuario in un disegno di M. Nicolosino
Lo spettacolo di fede
Da quel 10 settembre 1775, chi può contare le moltitudini
di pellegrini che sono accorsi al Santuario di Maria a Trana, non solo nelle
feste di settembre, ma durante tutto l'anno!
Qui venivano non solo dai paesi vicini, ma dalle valli di Pinerolo, di Saluzzo,
di Cuneo, di Susa e dai più lontani paesi della diocesi di Torino.
Qui venivano i seminaristi da Giaveno a cominciare il mese di maggio in un'atmosfera
veramente mistica e indimenticabile.
Questo Santuario è stato testimone della preghiera fervorosa, della
riconoscenza, delle lacrime e del dolore di tante creature umane che in Maria
hanno visto una madre e che da Lei hanno avuto luce di fede, aiuto nella sofferenza,
sostegno e coraggio nel cammino aspro della vita.
A Trana vennero anche pellegrini illustri. Venne più volte la marchesa
Giulia di Barolo con Silvio Pellico, Alessandro Manzoni col genero Massimo
d'Azeglio, S. Giovanni Bosco che vi celebrò la messa molte volte per
i suoi giovani dell'Oratorio, il venerabile Don Rua che apprese, sono sue
parole, la devozione verso la Madonna di Trana da Don Bosco, quando era giovane.
Nel 1866 fecero visita al Santuario i principi Umberto e Amedeo di Savoia,
accompagnati dalla contessa Maria Vittoria, prima di partire per la terza
guerra d'indipendenza, e fecero la santa comunione. Ritornarono dopo la guerra
e più volte ritornò la principessa della Cisterna col duca d'Aosta,
suo augusto consorte.
Fecero pure visita al Santuario il re Vittorio Emanuele III e Umberto, allora
principe di Piemonte.
E poiché a Trana c'è stato anche Alessandro Manzoni, vogliamo
trascrivere qui alcune strofe di un suo inno sacro, « Il nome di Maria
», che esprimano i sentimenti e i pensieri del grande lombardo («di
tal genere se non tali appunto»), quando veniva nel Santuario, che esprimano
i sentimenti di tanti altri pellegrini, e anche i nostri.
Il nome di Maria
... a noi solenne
È il nome tuo, Maria.
A noi Madre di Dio quel nome sona:
Salve beata! che s'agguagli ad esso
Qual fu mai nome di mortai persona,
O che gli vegna appresso?
... O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d'un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela.
Te, quando sorge, e quando cade il die,
E quando il sole a mezzo corso il parte,
Saluta il bronzo che le turbe pie
Invita ad onorarte.
Nelle paure della veglia bruna,
Te noma il fanciulletto; a Te, tremante,
Quando ingrossa ruggendo la fortuna,
ricorre il navigante.
La femminetta nel tuo sen regale
La sua spregiata lacrima depone,
E a Te beata, della sua immortale
Alma gli affanni espone:
A Te che i preghi ascolti e le querele
non come suole il mondo, né degl'imi
e dei grandi il dolor col suo crudele
d iscernimento estimi.
Tu pur, beata, un dì provasti il pianto;
Né il dì verrà che d'oblianza il copra:
Anco ogni giorno se ne parla; e tanto
Secol vi corse sopra.
Salve, o degnata del secondo nome,
O Rosa, o Stella ai periglianti scampo;
Inclita come il sol, terribil come
Oste schierata in campo. (A. Manzoni)
A. Manzoni - dipinto di F. Hayez
Il campanile ed altre opere
Il nuovo tempio venne successivamente completato e abbellito
con varie opere.
Ricordiamo le principali: nel 1877, la cancellata artistica all'interno della
chiesa, dei fratelli Calls; nel 1893, l'organo che conserva la facciata di
quello antico già degli Agostiniani di Avigliana; e soprattutto, nel
1885, il monumentale campanile.
Originariamente il Santuario aveva un piccolo campanile di pochi metri di
altezza.
I Tranesi vollero un campanile degno del loro Santuario.
Stabilita una commissione di cinque membri, per la direzione ed assistenza
dei lavori, composta da Don Motta Giacomo, Priore, da Don Rosso Giuseppe,
Rettore del Santuario, dal Sig. Leschiera Giuseppe, Sindaco, dal Signor Portigliatti
Filiberto, Assessore e dal Sig. Riva Tranquillo, Segretario comunale, si diede
inizio ai lavori.
II 9 agosto 1885 coll'assistenza di Monsignor Bertagna, presenti tutti i membri
della commissione, l'ingegnere Enrico Mottura (che generosamente offrì
il disegno e diresse i lavori gratuitamente), il teol. Arpino, curato dei
SS. Pietro e Paolo di Torino, e tutta la popolazione di Trana e di molta gente
dei paesi vicini, si pose la prima pietra.
Tutti i Tranesi presero parte ai lavori con i capimastri Rocco Angelo e Perino
Giuseppe, coi muratori Ruffìnatti Alessandro, Garino Luigi, Pogolotto
Vittorio, Molineri Emanuele di Reano, e Rocco Michelangelo.
Nel 1888 il lavoro era finito; si tirarono su due grosse campane, fuse a Cuorgné
da Bertolini Giacomo, e furono benedette il 12 agosto da Mons Richelmy, allora
vescovo di Ivrea. Erano costate L. 3514, mentre il campanile era costato la
rispettabile somma di L. 23.380 (di quei tempi!...).
La sua altezza è di circa 50 metri, fino al cupolino.
Dopo il Santuario il campanile, per l’eleganza e snellezza della sua
forma, come per la vista che si gode dalla balconata è certamente una
delle più belle attrattive della zona.
Di lassù si può ammirare uno dei più bei panorami del
Piemonte: le prealpi di Giaveno, il santuario del Selvaggio, la Sacra di S.
Michele, il lago piccolo di Avigliana, il Rocciamelone, la pianura di Torino
fino a Moncalieri, Trofarello ecc. e, riprendendo i monti, il Monviso, i Tredenti
di Cumiana ecc.
Vi sono inoltre parecchie altre cose che meritano l'attenzione del visitatore:
il portone d'ingresso, del '700; le vetrate, specialmente quella sopra l'organo;
l'icona centrale, rappresentazione mistica del Nome di Maria; i due quadri
ovali di S. Giuseppe col Bambino e di S. Leonardo da Porto Maurizio e S. Margherita
da Cortona; il pulpito; la lampada in ferro battuto nell'atrio della chiesa;
il punto geodetico che segna l'altezza di 400 metri sul mare, sulla soglia
della porta principale; il grande piazzale ombreggiato da secolari castagni,
sempre molto frequentato da turisti e fedeli ecc.
Anzi, si può dire che ogni anno vi è qualcosa di nuovo nel Santuario:
e questo per merito dell'Associazione dame e damine d'onore di N. S. della
Stella, istituita dal Rettore Canonico Ettore Casalegno e dalle N. D. Alice
Poli Ferrari e Luisa Bona Poli, e approvata dal Card. M. Fossati con decreto
del 2-11-1940. Questa associazione si è dimostrata molto attiva ed
ha ormai portato copiosi frutti.
Ha cercato di dare impulso al movimento religioso e alla vita del Santuario,
e in particolare molto efficace è la sua opera per le necessità
e per il sempre maggior decoro del Santuario stesso.
L'organo nella sua antica e artistica cassa barocca
Storia viva dei votivi
Le pareti del Santuario sono tappezzate di quadri che attestano
la riconoscenza dei fedeli per le grazie ricevute dalla Madonna.
Essi non solo sono uno spettacolo di fede e di gratitudine, ma rispecchiano
anche la vicenda di varie generazioni vissuta attraverso guerre, pericoli,
sofferenze.
L'ufficiale che ritorna alla sua sposa dopo la guerra del 1866
Il soldato che ritorna alla sua casetta
reduce
dalle campagne Napoleoniche 1814
G. R. 24 maggio 1917 al Monte Santo
Caporale nel III
Reggimento Alpini
Grazia ricevuta in America in tempo di peste
27 giugno 1944
È una data che rimarrà per sempre nella memoria
dei Tranesi e sarà tramandata ai posteri.
I partigiani della Val Sangone, in un'azione contro la polveriera di Sangano,
avevano ucciso parecchi soldati tedeschi e ne avevano fatti prigionieri tredici.
La rappresaglia si abbatté spietata su Trana. II 27 giugno, al mattino
presto, reparti di tedeschi e di fascisti rastrellavano la popolazione, radunandola
sulla piazza.
Venivano prelevati 40 uomini come ostaggi e un ufficiale pronunciava la sentenza:
«Wenn heute Abend um 19 Uhr nicht unsere 13 Mann zuruckgegeben werden
die gestern gefangen genommen worden sind, werden die 40 Mann die wir als
Geisel haben erschossen».
Un soldato sopra un'autoblinda traduceva in italiano a tutta la popolazione:
«Se entro le ore 19 di stassera non saranno restituiti i nostri 13 uomini
catturati ieri, i 40 ostaggi appartati verranno fucilati».
L'esecuzione doveva avvenire sul greto del Sangone.
Un'angoscia mortale si impadronì dei 40 ostaggi, delle loro famiglie
e di tutto il popolo di Trana. In quei momenti di terrore e di disperazione
gli animi si rivolsero istintivamente a Dio e alla Madre sua, alla Madonna
di Trana, la cui devozione era radicata nei cuori, e che tante volte aveva
aiutato i miseri che si erano a Lei rivolti.
Subito parecchi volenterosi si misero all'opera andando su per la montagna
alla ricerca dei partigiani e dei loro prigionieri; altri si prodigarono in
Torino, cercando appoggi e avvicinando il comando tedesco: alle ore 15, i
tedeschi erano disposti a commutare la progettata fucilazione degli ostaggi
con la loro traduzione nelle carceri di Torino. La prospettiva era quella
della deportazione in un campo di concentramento.
Nella mattinata Don Busso Carlo, attualmente parroco di Cercenasco, si era
recato presso il comando tedesco in Torino, in Piazza C.L.N., presso l'Albergo
Nazionale. Dopo lunghe trattative, il comandante capitano Funk gli rilasciava
un biglietto, scritto a matita, che si trova attualmente, in copia fotostatica,
in un quadretto appeso nel Santuario. Il biglietto diceva: «Condizioni:
40 ostaggi di Trana in libertà da parte tedesca, più Eugenio
Fassino e Colla Celeste. - D. Busso».
27-1944.
« Noi daremo liberi i quaranta hostaggi di Trana più un rebelle,
nostro prisonero contro i nostri 13 Soldati.
Per Fassino no possiamo, perque non in nostre mani. Risposta fino ore 17,30.
Funk capitano».
Il biglietto del Comandante Tedesco
Nel pomeriggio avveniva l'incontro tra il comandante tedesco
operante a Trana e il capo partigiano della Val Sangone, Nicoletta, su terreno
neutro, tra il Santuario e S. Bernardino, alla presenza di Don Busso e Don
Gaia Ettore, ora parroco di Riva di Chieri, come intermediari.
Le trattative furono molto difficili, non volendo i partigiani cedere i prigionieri.
Vi fu un momento molto drammatico, quando da una parte si fecero avanti partigiani
armati e dalla parte opposta soldati tedeschi.
« Indietro! Indietro! » gridarono con tutta la loro voce Don Busso
e Don Gaia, «altrimenti non si tratta più!».
Gli armati si ritirarono, e finalmente si giunse all'accordo per lo scambio
dei prigionieri e degli ostaggi.
Verso le 20,30 (si era ottenuta una proroga) i prigionieri tedeschi, vestiti
in abiti civili, venivano portati sulla piazza di Trana, e i 40 ostaggi erano
finalmente liberi.
L'incubo era svanito, e tra la commozione, la gioia, le lacrime, i cuori si
rivolgevano con riconoscenza a Dio e alla Madonna della Stella che ancora
una volta aveva steso sui Tranesi la sua materna protezione.
A ricordo di questo fatto, ogni anno, alla prima domenica di luglio, si fa
una solenne giornata di ringraziamento, chiamata la «Festa della riconoscenza»
Foto di gruppo degli ostaggi liberati - 1944
27 GIUGNO 1944
A NOSTRA SIGNORA DI TRANA
MATERNA PROPIZIATRICE
TRANESI E SFOLLATI
RICONOSCENTI
Conclusione
Un secolo fa circa, il parroco di Trana Don Motta Giacomo,
ancora molto ricordato oggi, dopo aver narrato in un opuscolo la storia del
Santuario di Trana, rivolgeva ai Tranesi queste parole:
« Padri e madri, istillate per tempo nel tenero cuore dei vostri bambini
l'amore a Maria, ad una Madre sì buona che ci amò e ci ama tanto.
Fatti grandicelli conduceteli davanti al suo altare, insegnate loro il modo
di invocarla: arrivati alla gioventù, età piena di inciampi
e pericoli, affidateli a Maria, sotto la sua protezione, in tal modo la vostra
prole crescerà cogli anni in virtù e religione.
Padri, sposi, figli, nelle traversie della vita, nelle sventure correte ai
piedi di Maria: qui sempre troverete rifugio, sollievo, conforto.
Maria è tutta per voi e voi siate tutti per Maria ». Che cosa
può dire il parroco attuale?
A Trana ci sono molti buoni cristiani, fedeli ai loro doveri religiosi. Sono
convinto che la fede c'è nel loro cuore, come un fuoco sotto la cenere.
Ma bisogna ridestarla! Il loro animo è come una terra riarsa, sulla
quale non cade mai la pioggia. Essi hanno bisogno di Dio, di sentire la sua
parola, di ritornare a Lui nella preghiera.
Ecco il messaggio che ci invia la Madonna, la Madre di Dio, con le parole
della Scrittura: «Questo dice il Signore: ritornate a me con tutto il
vostro cuore. E lacerate i vostri cuori, e non le vostre vesti; e tornate
al Signore, vostro Dio: perché egli è benigno e misericordioso,
lento all'ira e ricco di clemenza» (Gioele. 2, 12).
Questo è il dono più gradito che possiamo fare alla Madre di
Dio, alla Madonna di Trana.
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Comune
di Trana
Verbale del Comunale Consiglio 1858
L'anno mille ottocento cinquantotto, il quindici marzo, in
Trana e nella consueta Sala delle Congreghe, sotto la presidenza del signor
Bernardi Antonio Sindaco, e con l'assistenza di me Segretario Comunale infrascritto.
Convocato e riunitosi, ad invito del signor Sindaco, previe le volute formalità,
il Comunale Consiglio di Trana, in Seduta straordinaria autorizzata della
Regia Intendenza di Susa, addì 13 andante mese, sono intervenuti li
signori Bernardi Antonio Sindaco, Cugno Domenico, Rossi Vito, Ruffinat Francesco,
Boriglione Carlo, Dovis Domenico, Paviolo Giorgio, Paviolo Giuseppe, Giordano
Giacinto, Garola Giuseppe e Garola Bartolommeo. componenti tra tutti un numero
più che sufficiente a deliberare, ed il Pubblico rappresentanti.
In quale adunanza riferisce il signor Sindaco aver l'esperienza dimostrato
a codesti Terrazzani che la seconda Fiera del presente luogo, cadente al secondo
Giovedì di ottobre d'ogni anno, come da Regia Patente di concessione,
in data 24 novembre 1855; non abbia ancor finquì potuto sumere incremento,
abbenchè il Municipio siasi energicamente adoperato per attirarvi li
forestieri; concedendo premi ed altre agevolezze.
Che la principal causa per cui tal Fiera non prese fin qui vigore, ed ebbe
sì poca affluenza, proviene al certo dalla circostanza che in detta
epoca, per timore dell'instabilità del tempo, li agricoltori sono più
che mai intenti ai lavori di campagna, che loro non permettono di occuparsi
del commercio, in guisa che il riferente stimerebbe convenientissimo il trasporto
dell'indicata fiera ad altro giorno più propizio, motivo per cui invita
il comunal Consiglio a tantosto risolvere, e provvedere sull'epoca a stabilirsi
in ordine alla suespressa Fiera, avuto riguardo a quelle dei circonvicini
paesi, onde ottenere il maggior possibile concorso.
Ed il Consiglio, pienamente concordando nel parere del sig. Sindaco, e con
esso lui riflettendo che il lunedì successivo al Santissimo Nome di
Maria occorrente in settembre di cadun anno sarebbe il più adatto ed
opportuno per stabilire qui in Trana la seconda annua Fiera, sia perchè
in quel tempo i lavori agricoli non essendo per niun rapporto urgenti, possono
liberamente affluirvi i contadini costituenti il principal nerbo delle Fiere
col loro bestiame, sia anche perchè nel ridetto giorno del Santissimo
Nome di Maria avendo luogo ab antiquo la principale festa di Trana, a cui
interviene numerosissimo popolo dai circonvicini paesi, ne avverrebbe che
la maggior parte già soffermerebbesi nel Comune per assistere alla
Fiera del domani, che conseguentemente riescirebbe attivissima e floridissima.
Unanimi perciò, e concordi deliberano esser conveniente di trasportare
detta Fiera dal secondo giovedì di ottobre al lunedì immediatamente
successivo alla ripetuta festa del Santissimo Nome di Maria in settembre di
ciascuna annata, al cui uopo implorano la superiore autorizzazione, previo
esaurimento dei voluti incumbenti.
E precedente lettura, e conferma, si sono quali infra sottoscritti
Bernardi Sindaco
Pola-Bertolotti Seg.
Archivio Comune Trana
ff. 159 n° 6
Società
di Mutuo Soccorso
ed istruzione degli Artigiani e Contadini di Trana
Sunto degli scopi ed attribuzioni degli amministratori estratti dallo Statuto
organico
della Società approvato dalla Assemblea dei soci li 10 marzo 1889
Art. 1 – La Società venne fondata li 30 aprile
1890.
Art. 2 – I suoi scopi principali sono di provvedere, con mutua sovvenzioni,
agli infortuni della vita, alla istruzione, moralità e dignità
della loro classe. Esercisce pure un magazzino di generi alimentari di prima
necessità, al solo profitto dei soci e loro famiglie.
Art. 3 – La Società è composta essenzialmente di Artigiani
e Contadini di Trana.
Vi potranno però anche essere ammessi dei soci effettivi, onorari e
contribuenti annui e perpetui di altri Comuni.
Art. 4 – Ai bisogni economici della Società si provvede con un
contributo mensile dei soci.
Art. 5 – La Società è rappresentata ed amministrata da
un Consiglio di Amministrazione composto: di un Presidente, un Vice Presidente,
un Segretario, un Tesoriere e dodici Consiglieri.
Art. 6 – Il magazzino di previdenza amministrato dal Consiglio di Amministrazione
Le modificazioni introdotte nello Statuto, state approvate dalla Assemblea dei soci con verbale in data 28 febbraio 1892, riflettono:
Art. 8 – (seguito) Avvenuto il riconoscimento giuridico
della Società, i soci pagheranno una tassa di ammissione, in ragione
di età, con un minimo di £. 2, dai 16 ai 25 anni, al massimo
di £. 14, dai 45 a 50 anni, pagabili in due rate.
Art. 9 – (seguito) I soci contribuenti pagano la tassa annua di £.
6 a semestri anticipati, con vincolo non minore di un anno, e non cessano
di far parte della Società se non col primo diffidamento di tre mesi
dalla scadenza di ciascun anno.
Art. 30 – (in sostituzione al 1° periodo) Il Presidente è
il capo e rappresentante legale della Società verso i terzi.
Art. 40 – (seguito) Appartiene al Consiglio la scelta del personale
d’Ufficio, del Cassiere, del Medico, e dei titolari delle altre cariche,
così pure di deliberare per l’ammissione dei soci.
Art. 47 – (in sostituzione) L’assemblea generale dei soci si riunisce
ordinariamente tre volte all’anno. Può essere convocata in via
straordinaria dal consiglio ed anche a richiesta scritta di venti soci o dai
Sindaci. Per la 1° adunanza ordinaria ha luogo nella 2°da 15na di
dicembre, per l’approvazione del bilancio, per l’estrazione dei
Consiglieri scadenti, e per la discussione delle materie all’ordine
del giorno.
La 2°da nella 2°da 15na di gennaio, per approvare il conto consuntivo
e per l’elezione del Presidente, Consiglieri e Sindaci, che entreranno
in carica li 15 febbraio.
La 3° in luglio, per la relazione dell’andamento semestrale della
Società.
Nel mese di gennaio la direzione scadente non può fare alcuna operazione
che impegni il bilancio ed importi responsabilità alla successiva Amministrazione,
e nei primi giorni di febbraio quella presenterà a questa il conto
del mese di gennaio.
L’assemblea, oltre le cariche sociali, nomina pure quelle altre persone
che devono funzionare da controllori o da revisori del Magazzino.
Soppressa la prima parte dell’art. 48.
Art. 59 - (in sostituzione) Le controversie tra soci e Direzione, o tra soci
per fatti relativi alla Società, saranno definite in primo grado ai
Sindaci, indi all’assemblea, prima di ricorrere in Tribunale.
Il tribunale Civile e Correzionale di Susa con suo Decreto
in data 29 marzo 1892 n. 72 ne ordinò la trascrizione e l’affissione
in conformità dell’art. 90 del Codice di Commercio
Per estratto conforme il Segretario della Società
Paviolo
Gregorio
Archivio Comune Trana
ff. 159 n° 8
Un pranzo al cav. Nouvelli
La Direzione Centrale della Società di Mutuo Soccorso
fra Artigiani e contadini di Trana, per dare un attestato di stima e riconoscenza
al suo Presidente Nouvelli cavaliere Ottavio per la sua opera benefica ed
indefessa prestata alla Società da esso saviamente presieduta, deciso
di dare in suo onore un banchetto presso la succursale di Sangano, al qual
fine costituì un apposito Comitato esecutivo.
Il giorno fissato e quello di domenica 5 ottobre 1890, nel palazzo
Giusiana (già Conte Lajolo)
alle ore 12 meridiane.
La Gazzetta Piemontese 4 ottobre 1890
Il Santuario della Madonna dei laghi di Avigliana
Dopo il milleseicento
Un dono di Carlo Emanuele I — La preziosa Immagine della SS. Annunziata — Grazie straordinarie — Il Processo Canonico istituito dall'Arcivescovo di Torino.
Coll’anno 1615 il Santuario entra in un periodo che
può chiamarsi la sua storia moderna. Gli avvenimenti s'incalzano certi,
strepitosi e consolanti.
Il Duca di Savoia Carlo Emanuele I, memore della divozione dell'Augusta sua
Casa verso il Santuario dei Laghi, inviatagli in dono un prezioso trittico
recante nel mezzo la scena dell'Annunciazione di Maria Santissima, a destra
l'immagine di: San Rocco e a sinistra quella di S. Sebastiano. Le tavole laterali,
specialmente quest'ultima, sono devote ed espressive; ma la tavola centrale
è veramente stupenda. Non so se potevasi ritrarre con maggior sentimento
e con migliore delicatezza la narrazione del Vangelo.
La Vergine, genuflessa e timidamente rivolta all'Angelo, è così
sorpresa che lascia trasparire dal sembiante quel misto di meraviglia e di
timore, che Le invade l'anima purissima. Un'aureola dorata Le cinge il capo:
un piccolo nastro ne circonda la fronte immacolata e ne tiene 'raccolti i
biondi capelli che, ondeggianti, Le scendono sulle spalle verginali..... Più
la contempli, più senti un non so che di celeste, di profondamente
soave, che incanta e non si descrive.
L'Arcangelo ha lo sguardo fisso in Lei, con una riverenza che innamora. Con
la sinistra reca un bianchissimo giglio e un cartellino su cui è scritto:
Ave, gratia piena, mentre con l'indice dell'altra mano, alzata amabilmente,
par che Le dica: “Lo Spirito Santo adombrerà l'anima tua, come
già illumina di vivo splendore la tua dimora…”
Nella predella del trittico si ammirano altre scene evangeliche: a sinistra
il saluto della Vergine a S. Elisabetta; nel centro il presepio di Gesù
a lato di un cortile medioevale; a destra l’adorazione dei Magi.
Il prezioso trittico è, dagli intelligenti, attribuito a Defendente
Ferrari.
Convien dire che l'invio di Carlo Emanuele I fu un'ispirazione del cielo;
poiché la nuova Immagine, non appena fu esposta alla pubblica venerazione,
venne subito in tanta celebrità con una serie ininterrotta di grazie,
e di favori che l'Arcivescovo di Torino ne istituiva nel 1620 regolare processo
canonico.:Schiere devote traevano da tutte le parti a venerarla e gli ex-voto
recati furono tanti, che anche oggidì, dopo mille fortunose vicende
e la vandalica frenesia di mani, sacrileghe, pendono dalle pareti del Santuario,
varie tavolette votive che risalgono a quel’epoca.
Fra. le altre, ve n'ha una, che reca la data: 17 maggio 1620; “ die
desima septima Maij 1620 ”. In essa, in alto, vedesi l'immagine della
SS. Annunziatale, a basso, una lunga e divota processione di uomini e donne
in abito di penitenza, preceduta dai mazzieri e dalla Croce, che con cerei
e stendardi muove al Santuario. Questo appare su un piccolo poggio, vicino
al lago, e dall'ampio vestibolo sorretto da due pilastri lascia vedere sulla
soglia un prelato in abiti pontificali, che attende la processione. Egli è
l'Arcivescovo -di Torino Mons. Filiberto Milliet, che venuto ad Avigliana
per la Sacra Visita, apriva l’8 maggio 1620 l'accennato Processo Canonico
intorno le grazie che si ottenevano al Santuario. Sembra che la persona dell’Arcivescovo
fosse strettamente interessata con quel pellegrinaggio votivo poiché
nella tavoletta sono tuttora intelligibili anche le parole: Voto di Milliet
“Votum di Milliet”
E qui ci par conveniente il riferire almeno un saggio degli atti dell'accennato
Processo, che il citato P. Antonino tradusse dal testo originale.
« L'anno del Signore 1620, il 23 maggio, in
Avigliana, avanti al M. R. signor Don Cresto curato dei, Santi Giovanni e
Pietro di questo luogo, delegato dal signor Vicario Generale della Diocesi
di Torino, il Rev. Sac. D. Giorgio Celle, curato di Sangano, personalmente
costituito, a gloria della Madonna Santissima dei Laghi, depone con giuramento,
che dietro esortazione fatta al suo popolo per invitarlo a portarsi in divota
processione alla Chiesa della suddetta Vergine, mentre i suoi parrocchiani
mettevansi in cammino, dovettero passare vicino alla casa di certa Bertea,
moglie di Giuseppe Prato, già da molti anni tormentata da sciatica
che la rendeva inabile; alle faccende domestiche.
Il detto signor curato, conoscendo appieno lo stato della povera donna, la
esorta vivamente a provarsi di andare insieme alle altre pie persone sperando
in Colei che è salute degli infermi. L'addolorata Bertea si arrende
all'invito sebbene a stento, si mette; nondimeno in viaggio lentamente avanzando
si appoggiata al suo bastone: ma fatta con fatica un po' di strada, volge
una preghiera di fiducia a Maria, sentesi tantosto rinvigorire le membra,
l'appoggio non l’è più necessario, procede avanti mettendosi
sotto le ascelle il bastone; sciolta quindi da ogni impedimento arriva alla
chiesa, prega Maria SS., la ringrazia e si restituisce a casa sua, contenta
per la guarigione ottenuta. Ritorna altre volte senza veruno ostacolo a visitare
la sua benefattrice, e si professa a lei debitrice della grazia ottenuta.
E di ciò il suddetto suo Curato rende pubblica testimonianza segnandosi:
Prète Giorgio Celle, Curato di Sangano.
«L'anno suddetto 1620, 23 maggio, personalmente costituito come sopra,
il signor Guglielmo Serena, priore della parrocchia di Villar d'Almese (oggi
Villar Dora), attesta con giuramento e depone che, Michele Zuppo, già
da parecchi anni suo parrocchiano, avendo conosciuto le tante grazie dispensate
dalla Madonna dei Laghi, fece voto di offrire una messa con novena, se la
Vergine l'avesse liberato da una grave sordità, per cui non poteva
più nulla sentire. Fatta la preghiera venne tutto ad un tratto liberato
dal suo incomodo e corroborato di udito perfettissimo; si portò alla
chiesa in persona a sciogliere il voto ed il suo Curato ne lasciò pubblica
testimonianza ».
«L'anno 1620, 27 maggio, costituiti personalmente come sopra, i due
religiosi, qui sottoscritti, depongono che dovendo essi recarsi a Roma, nell'uscire
dalla chiesa dove eransi portati a venerare la Vergine SS.ma dei Laghi, s'incontrarono
in un infelice invasato dal demonio, di nome Giacomo Ughettino, il quale non
poteva soffrire, il contatto di cose sante, nè la presenza di alcun
religioso. Accortisi i due religiosi dello stato miserevole di lui, lo introdussero
sebbene con violenza nella chiesa, e cola invitati i circostanti a pregare
Maria SS; per l'infelice ossesso, fatte le orazioni e gli esorcismi consueti,
fu sull'istante libero da ogni vessazione, dandone: egli medesimo grazie a
Maria ». I detti religiosi si firmarono: Girolamo Grellia; minimus omnium
ed Enrico Gigaudo, student religionis professus.
«. Nello stesso anno, 1620, 28 maggio colle suddette formalità,
Francesco Cavalchino del borgo di Po a Torino, barcaiolo, depone con; giuramento
che essendo stato ingoiato dal vortice dell'acqua e trascinato dall'impeto
delle onde sotto le ruote di un mulino, in quell'estremo momento essendosi
col pensiero rivolto con grande fiducia alla Madonna dei Laghi d'Avigliana
parvegli di vedere una mano benefica che lo salvasse dal pericolo e potè
realmente sottrarsi alla morte e dare testimonianza del ricevuto favore. Il
suddetto giovane di 17 anni, illetterato ».
Se ci fosse possibile, ameremmo trascrivere altre pagine interessanti degli
Atti del Processo, Una parte del quale giace negli Archivi di Stato di Torino,
ma è sufficiente l’eloquentissimo saggio.
Ai giorni nostri
Le ultime vicende del Santuario — Le feste cinquantenarie del 1902
I restauri al presbiterio — Un voto pel 1915.
Gli avvenimenti posteriori al 1852 sono comunemente noti.
De' PP. Cappuccini, nuovamente soppressi nel 1866 con dolore di tutti i buoni,
due soli rimasero ad uffiziare il Santuario, anche quando il Municipio, resosi
proprietario del Convento, lo cedeva ad una società di Ecclesiastici
detta della Scuole Apostoliche, presieduta da. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Agostino
Richelmy, allora Vescovo d'Ivrea poi Cardinale Arcivescovo di Torino; finche
nel 1892 Chiesa e Convento, coll'aiuto di una caritatevole famiglia e di altre
benemerite persone passarono ad altri proprietari che ne' affidarono la custodia
ai Salesiani del Venerabile Don Bosco.
Neppure i Salesiani trascurarono alcun mezzo per mantenere il Santuario nell’antico
splendore. Ne fanno testimonianza la regolarità delle sacre funzioni
celebrate con pompa speciale in varie feste dell'anno, la comodità
data quotidianamente di accostarvisi ai Ss. Sacramenti e l'ampia diffusione
d'immagini, medaglie e memorie storiche della prodigiosa Immagine e del Santuario.
E qui non possiamo tacere delle solennissime feste celebratesi nel 1902 a
commemorare il cinquantenario della terza Incoronazione. Aperte il 2 agosto
con intervento dell'Em.mo Card. Richelmy che assiste in cappa magna alla messa
solenne e dopo il Vangelo salì sul pulpito pel discorso di, circostanza,
esse si protrassero tutto il mese con ininterrotto splendore.
Il 3 agosto, di buon mattino, convenne in processione la Parocchia di San
Giovanni di Avigliana ed alle 10, con assistenza di Sua Ecc. Rev.ma Mons.
Giovanni Battista Rossi, Vescovo di Pinerolo, celebrò la messa solenne
lo stesso successore di Don Bosco, il Rev.mo Don Rua. I sacri riti furono
accompagnati da scelta musica della Sckola cantorum dell'Oratorio Salesiano
di Torino, la cui banda musicale tenne concerto ambedue le sere sul piazzale
della chiesa durante l'illuminazione e i fuochi artificiali. I fedeli accorsi
nei due giorni ai piedi della taumaturga Immagine furono numerosissimi. Il
4 agosto vi si recarono in pellegrinaggio più di 1500 persone delle
parrocchie di Trana, Sangano e Bruino, a cui lungo il mese tennero dietro
le divote processioni di Orbassano, Rivalta, Reano, Buttigliera Alta e Cumiana,
e nel giorno dell'Assunta, quella inponentissima di S. Maria d’Avigliana.
I festeggiamenti si chiusero la domenica 31 agosto con immenso, concorso di
popolo e coll'intervento di tutti i padri, Cappuccini nativi di Avigliana,
i quali, invitati con gentil pensiero, accorsero giubilanti insieme col rev.mo
loro Provinciale a celebrare tutte le funzioni del giorno.
Le feste cinquantenarie del 1902, nelle quali si diffusero parecchie migliaia
di un numero unico di circostanza, ebbero per effetto un vivo risveglio di
schietta divozione in tutte le popolazioni. dei dintorni, specialmente nelle
singole famiglie, delle circostanti borgate.
Ma se, di anno in anno, venne visibilmente crescendo la pietà dei fedeli,
per altra parte si fece sempre più urgente il bisogno di provvedere
ad una radicale riparazione dei tetti e ad un acconcio restauro delle pareti
del Santuario. Se ne lanciò con entusiasmo l’idea e fidando nella
divina Provvidenza e nell'aiuto dei di voti, nel 1907 si pose mano ai lavori.
Però compiere un'opera, siffatta senza un soldo di reddito, e tutta
d'un colpo, era cosa assurda impossibile per cui i lavori si limitarono attorno,
ed al Presbiterio.
Tuttavia non fu poca cosa, poiché' si rinnovò completamente
il tetto, si restaurò la cupola della cappella, si apersero due coretti
assai opportuni pel tempo, delle processioni e comodissimi pei mesi d'inverno,
e con un arco sopra l'altar maggiore, venne messo in comunicazione il presbiterio
col coro, nel cui mezzo si trasportò felicemente, come abbiamo dinanzi
accennato, la parte del primitivo pilone recante l'affresco della Divina Maternità
di Maria SS.ma che è il più prezioso cimelio del Santuario,
dopo il Trittico dell'altar maggiore. Anche l'altare si abbellì di
alcuni tocchi in oro, di nuova base marmorea e di tre gradini parimenti di
marmo. Infine un elegantissimo e ricco cancello in ferro fu posto a decoro
e insieme a difesa della cappella, la quale provvista pure di nuove finestre
in ferro, di graziosa balaustra in marmo e ferro battuto, e, come tutta la
parte restaurata, di nuovo pavimento, venne si può dire interamente
rifatta. Anche le due lesene a stucco lucido che vedonsi all'ingresso della
cappella, al pari di tutte le decorazioni della medesima, vennero eseguite
nel 1908.
Faccia Iddio, che senza lungo intervallo si possa compiere egual lavoro nel
rimanente del Santuario, in modo che questo, sì internamente che esternamente,
abbia già la sua veste di letizia nell'anno 1915 in cui celebreremo
il 30 centenario del culto della Taumaturga Immagine della Santissima Annunziata.
Anche le feste, celebratesi per l’inagurazione degli accennati; restauri
riuscirono imponenti l’altare venne solennemente consacrato, dall’Em.mo
Cardinale Agostino Richelmy la mattina del 26 agosto presenti molti sacerdoti;
ed una; gran folla di popolo, il quale diè, più edificante spettacolo
della sua pietà nella sacra veglia compiutavi a notte precedente avanti
la SS. Reliquia, e la domenica seguente commemorandosi il 56mo Anniversario
della Terza Incoronazione tornò, ancor più numeroso ad attestare
il suo tenero affetto alla dolce "Regina dei Laghi.
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Maria Teresa Pasquero Andruetto