Il mitragliamento

del trenino

Torino - Giaveno

 

Criminale furia angloamericana contro città e popolazioni italiane

Il trenino Torino-Giaveno barbaramente aggredito 35 morti e una ventina di feriti gravi tra gli sfollati che gremivano le vetture mentre il convoglio raggiungeva Orbassano

Un nuovo, tragico episodio a testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, della crudeltà con la quale il nemico conduce la guerra aerea, si è avuto ieri nella vicina Orbassano. Alle ore 14,30 era partito dalla stazione di via Sacchi, il trenino per Giaveno; come di consueto il convoglio era gremito di gente che sfollava. Quando il trenino giungeva al- l’imbocco di Orbassano, fu dato l'allarme aereo. Cacciabombardieri nemici stavano, in quel punto, abbassandosi in picchiata, a forte velocità, sgranando i primi nastri delle mitragliatrici di bordo, mentre echeggiavano le esplosioni delle bombe. E' facile immaginare quale sia stata la scena seguita. Il convoglio era ancora in moto, i viaggiatori che erano sulle piattaforme si sono gettati a terra; urla di terrore si frammischiavano alle detonazioni. Più e più volte gli aviatori nemici si sono gettati in picchiata sul trenino che nel volger di pochi istanti è stato preda delle fiamme. Immediatamente sul luogo dell'esecrando crimine sono accorsi i primi soccorritori. Gli abitanti di Orbassano si sono prodigati nel portare le prime cure ai feriti, che sono tosto apparsi assai numerosi. Quando fu possibile comunicare con Torino, dalla nostra città furono inviate le autobarelle Un primo affrettato bilancio del tragico evento ha dato oltre venticinque feriti gravi e trentacinque morti. Dei morti, sono stati identificati: Angelo Verri dì Luigi, di Orbassano; Sebastiano Gallina; Giuseppe Giai Pron fu Delfino, di Giaveno; Paolo Marengo fu Lorenzo, anni 55; Luigi Tarable, di Torino; Giovanni Ruffinatti fu Celestino, di Torino; Giuseppe Dosio di Pinerolo; Margherita Boucht, p. Madama Cristina 3; Angela Volta; Secondo Viali di Antonio, anni 50, di Torino; Matilde Gandiglio di Giuseppe, anni 22; prof. Alberto Percival. p. Vittorio Veneto 21; Giuseppe Sempio di Carlo; Domenico Gorro di Francesco, anni 38, di Torino; Cesare Rocci fu Giuseppe, anni 55, di Avigliuna; Francesco Borgogno di Giuseppe, di anni 39; Carlo Peretti, via Susa 13; Ugo Malvisi Sangano fu Virginio, anni 47; Pia Rolando fu Giuseppe, anni 22, via Nizza 17. Ecco l'elenco dei feriti ricoverati all'Ospedale di Sassi: Rosa-Clot Bruno di Giovanni, di 18 anni, di Giaveno, deceduto al suo giungere all'ospedale; Anna Magnini Zola Biagioni, di 36 anni, corso D. Abruzzi 76; Gian Carlo Tagliaferri di Tavernette; Carlo Versiglia, di 15 anni, di Orbassano; Angelo Viale, di 13 anni, di Tavernette; Carlo Pognante di Sangano, di 12 anni; Rita Della Valle, di Umberto; Molinero Felice, di 58 anni, di Reano; Maria Barone, di 27 anni, via Nizza 64; Maria Rovetto. fu Giuseppe, di 44 anni, via S. Donato 14; Ester Gino, di 11 anni, via Fontanesi 38; Maria Dughera, di Corrado, di 24 anni, via Zumaglia 50; Luigi Caprioglio, di Carlo, di 28 anni, corso G. Ferraris 79; Maria Grassi, non meglio identificata. Quasi tutti i feriti sono in condizioni preoccupanti, sicché è prevedibile che il numero delle vittime debba aumentare.

La Stampa – 10 gennaio 1945

Le nefande gesta dei “liberatori” contro il trenino di Giaveno
I morti sono saliti a quarantadue - Strazianti particolari del terroristico mitragliamento

Continua ed aumenta l'esecrazione della cittadinanza sulla malvagia aggressione nemica effettuata nel pomeriggio di ieri nei pressi di Orbassano sul trenino di Giaveno. Unanime è lo sdegno ed il raccapriccio per la nefanda gesta compiuta cinicamente e indiscriminatamente dai “liberatori” contro i viaggiatori che, in maggior parte lavoratori, si riportavano nelle loro sedi di sfollamento. I’azione di mitragliamento è durata appena alcuni minuti, ma un suo bilancio e quanto mai tragico: sinora i morti sano già saliti a quarantadue ed a trenta i feriti di cui molti gravi. E' questo' tremendo, terrificante bilancio che fa fremere di indignazione il cuore di tutti: di fronte alla barbarie nemica non si trovano parole adatte per esprimere quanto gli animi serrano, immenso e concorde è il senso di pietà e di solidarietà che stringe ognuno in un palpito d'amore fraterno, alle innocenti vittime. Difficile, se non impossibile, è poter ricostruire le tragiche scene susseguitesi immediatamente alla proditoria aggressione. Abbiamo potuto avvicinare alcuni superstiti, che ancora avevano nello sguardo il riflesso dell'angoscia vissuta; essi ci hanno detto di aver visto gli apparecchi, nemici piombare in più riprese sul convoglio, e sugli stessi viaggiatori che,, terrorizzati, cercavano scampo nelle vicinanze. La rabbia anglo-americana si è riversata su di essi falciando quanti capitavano sotto il loro tiro. Uno di essi ci ha raccontato di aver visto morire in un supremo abbraccio una madre che si stringeva al petto in una suprema difesa, il figlioletto: questi poveretti giacciono ora nella camera mortuaria allestita presso il Municipio di Orbassano, in attesa di essere identificati. Tragica è stata la morte di una giovane donna che, accorsa a recare aiuto ad un conoscente ferito, essa stessa veniva crivellata di colpi da una successiva raffica, vittima del suo generoso slancio. Ma inutile è, in questa dolorosa circostanza, soffermarci su altri particolari; abbiamo nel nostro cuore Io spettacolo indimenticabile delle povere vittime allineate nella camera mortuaria di Orbassano: donne, bimbi, vecchi. E ancora risuona nelle, nostre orecchie lo straziante pianto di quanti in esse riconoscevano i propri congiunti. Fra i caduti pietosamente deposti netta camera mortuaria di Orbassano, nella notte e nelle prime ore di oggi sono state ulteriormente identificate le seguenti persone: Margherita Capello, anni 35, via Berthollet 24; Derno Salavadori in Viavan, anni 34; Maria Bollesio fu Giuseppe, via Accademia Albertina 10; Margherita Pautas in Loggia, via Montebetto 26; Angela Volta, cs. Duca Abruzzi 4; Giuseppe Pollenzo fu Elia, via Montebetto 4; Michele Ruffino, di anni 38, di Giaveno; Clotilde Rapallino in Pallavini, di anni 24, via Nizza 375; Ivana Ceresole di Ferruccio, di anni 15, via Marco Polo 3. Altre scene veramente pietose sono avvenute all'ospedale della Croce Rossa Italiana di Sassi, dove i feriti sono stati trasportati subito dopo il mitragliamento di Orbassano a mezzo di autobarelle della Croce Rossa. I sanitari sono stati subito mobilitati sotto la direzione del prof. Borsotti. La prima assistenza l'hanno avuta i feriti più gravi, mentre giungevano le prime richieste di notizie da parte di parenti ed amici. Purtroppo le condizioni dei numerosi ricoverati apparivano gravissime: i proiettili, quasi tutti esplodenti, avevano lacerate e martoriale orribilmente le carni. In modo particolare apparivano gravi i casi di Bruno Rosario di Giaveno, che pochi istanti dopo purtroppo, decedeva. Ma l'elenco doloroso non terminava, perchè nella notte altri cinque erano i feriti che decedevano. Essi sono Elisabetta Minola in Napolitano, di 46 anni, da Torino; Giai Miniet Teresina fu Felice, di 34 anni; Ida Boffa fu Filippo, non meglio identificata; Luigi Caprioglio di Carlo, di 28 anni, ab. in corso G. Ferraris 79; Carlo Pognante. di Emilio, di 12 anni, da Sangano, ed una donna non ancora identificata dall'apparente età di 40-45 anni. I primi due erano stati ricoverati all'ospedale Croce Ordine di Malta. Nella serata, poi, sono stati registrati altri feriti trasportati allo stesso ospedale. Essi sono: Caterina Gallo, di anni 66, da Trana; Alessandro Giorgi, di 60 anni, da Voghera; Tullio Viali, da Torino; Mario Martinasso, da Bruino; e l'ing. Eugenio Musso fu Felice. Stamane, poi, è incominciato il pietoso pellegrinaggio dei parenti che accorrono per trovare i loro cari rimasti vittime di tale orrendo mitragliamento.

Testimonianza di Eugenio Musso

Mi chiamo Gian Paolo Musso e vorrei riportare la testimonianza dello zio Eugenio Musso rimasto ferito nel mitragliamento del treno di Giaveno. Io avrò avuto una decina d’anni e mi incuriosiva una grossa scarpa che portava al piede destro. Da qui nasce il racconto. Quel 9 gennaio, mi disse, prese a Torino il trenino in anticipo perché capitavano sovente delle interruzioni e lui doveva arrivare a Giaveno dove era sfollato con la sua famiglia e quella del fratello (mio nonno). I dati salienti dell’attacco non me li raccontò ma mi disse con sicurezza che un aereo aveva una scritta sul cofano motore “banana”. Quel grosso scarpone che portava al piede destro era dovuta al fatto che un proiettile gli aveva amputato il tallone e quindi non aveva più appoggio. Qui finisce la storia dello zio Eugenio ma torniamo al “banana”. Chi era? La mia ricerca è cominciata grazie al Vostro sito “3 confini” che parlava del mitragliamento con varie testimonianze, così ho deciso anch’io di fare qualche ricerca su internet sul racconto di mio zio. Il maresciallo Ennio Tarantola soprannominato “banana” (1915-2001) fu un asso dell’aviazione con più di dieci abbattimenti e un mucchio di onorificenze, medaglie croci ed encomi. Iniziò la sua carriera come aviatore con la guerra civile in Spagna passando alla II guerra mondiale nella Regia Aeronautica per far parte infine dopo l’8 settembre della Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR). Fu abbattuto e ferito il 25 aprile 1944 nella difesa di Torino da un bombardamento americano. Da questa data non si seppe più nulla fino al 9 gennaio 1945 dove lo zio disse di aver visto quella scritta. Finita la guerra diventa istruttore di volo poi pilota della Pattuglia Acrobatica Nazionale fino a pensionamento nel 1960. Per svolgere una attività di questo genere e a questi livelli bisogna essere in forma perfetta e non risentire di problemi dovuti all’ultimo abbattimento del 1944. E se quel 9 gennaio dopo 8 mesi Tarantola fosse guarito e in condizioni di poter volare? Vorrei ricordare che al 9 Gennaio 1945 erano ancora in funzione due aeroporti in cui operavano i tedeschi e ANR quello di Venaria Reale fino al 29 aprile 1945 e quello di Airasca fino al 29 marzo 1945.Entrambi poi bombardati e messi fuori uso dagli americani. Ho cercato qualche prova a carico del Maresciallo Tarantola per dimostrare che nel complesso poteva non essere estraneo all’accaduto. Lascio a voi giudicare.

Gian Paolo Musso

Il Generale Gallina

Fra le vittime del feroce mitragliamento di Orbassano vi è il generale di Corpo d'Armata a riposo Sebastiano Gallina, figura molto nota nella nostra, città e popolarissima nel mondo dei « coloniali ». Era nato a Cortemilla (Cuneo) il 5 ottobre 1873 ed era entrato giovanissimo nelle file dell'esercito. Il suo nome apparve nelle cronache delle nostre vicende africane fin dal primo periodo della riconquista libica, cioè subite dopo la Marcia su Roma quando, uscendo dalla cerchia limitata del presidi, .le nostre colonne si irradiarono nella Tripolitania occidentale segnando le prime solide tappe di quella marcia vittoriosa che, al comando di Graziarti, portò il tricolore fino agli estremi limiti del Sahara Italiano.
Già nel 1911 aveva combattuto a Sciara Sciat meritandosi la prima medaglia di bronzo, e nel 1914 aveva preso parte alla campagna del Fezzan con la colonna Miani. Combattè poi nella grande guerra rimanendo ferito due volte e meritando la prima medaglia d'argento. Tornato in Libia, vi stette lunghi anni, partecipando intensamente, come abbiamo ricordato, alla riconquista della Colonia. Raggiunto il grado di colonnello, lasciò l'esercito, ma dopo alcuni anni, suonata la diana per la conquista dell'Impero, Sebastiano Gallina volle tornare nel ranghi e in Etiopia combattè valorosamente al comando della Brigata Eritrea; e quando, occupata Dessiè, fu decisa la marcia su Addis Abeba, al generale Gallina fu affidato il comando di una colonna fiancheggiante, costituita appunto dalla I Brigata Eritrea, che attraverso un percorso quanto mai impervio e pressoché sconosciuto, raggiunse mirabilmente gli obiettivi assegnati. La colonna Gallina giunse per prima in vista di Addis Abeba dopo oltre 400 Km. di marcia a piedi in difficilissime condizioni. Dopo la conquista della capitale alla Brigata di Gallina fu affidato il compito della protezione della ferrovia per Gibuti.
Promosso generale di Divisione per merito di guerra nel 1936, rimase ancora nell'Impero a dare la sua opera preziosa di espertissimo coloniale. Il 4 aprile 1939 era promosso generale di Corpo di Armata e il 13 settembre di quell'anno assumeva il comando del Sud libico. Il 6 luglio 1940 gli veniva affidato al comando del Gruppo Divisioni libiche, che guidava alla conquista di Sidi el Barrani.
Ma iI 9 dicembre 1940 il nemico, raccolte le sue forze affluite da vari continenti, s’ferrava la sua violenta offensiva e, data la grande superiorità del suoi mezzi corazzati, travolse prima le forze del generale Maletti e poi quelle della II Divisione libica, investendo quindi la stessa Sidi el Barrani dove le truppe di Gallina si difesero strenuamente, ma furono sopraffatte.
Il generale Gallina fu quindi prigioniero in India, donde fu poi rimpatriato, In uno scambio di prigionieri invalidi, nel maggio 1943. La sua fluente barba, un tempo nerissima, si era ormai incanutita, ma l'aitante sua figura appariva sovente, con l'immancabile monocolo, ben eretta sul tronco robusto, sotto i portici della nostra città, dov'egli veniva da Trana, sua attuale residenza. E appunto poche ore prima della sua tragica fine lo vedemmo e ci espresse ancora il suo grande dolore per le condizioni In cui venne piombata la nostra Patria ad opera di una cricca di traditori; dolore che gli era confortato dalla rinascita in atto.
Dopo aver tante volte sfidato la morte sul campi di battaglia, doveva essere colpito vilmente dal piombo dei “liberatori”, che avevano scelto come loro obbiettivo l'innocente trenino diretto a Giaveno. Il suo petto si fregiava di tre medaglie d'argento e di tre di bronzo. Povero Gallina! Non meritava davvero di morire cosi. I suoi soldati, che molto lo amavano, lo ricorderanno come una delle più fulgide figure, uno di quegli onestissimi Italiani che sono rimasti fedeli alla Patria nelle ore tragiche che ha dovuto attraversare.

Il prof. Alberto Luigi Percival

La mitraglia nemica, che ha fatto ieri largo scempio fra gli inermi viaggiatori del trenino di Giaveno, si è pure abbattuta sull'onorata canizie di un' illustre medico della ' nostra città, il prof.' Alberto Luigi Percival. Quelle qualità che formano il medico eccellente sapere, intuito, esperienza, abnegazione — erano in lui condite d'una cosi amabile grazia di modi, di una cosi soave modestia, che chi lo sceglieva per medico curante ne diventava l'amico. Di facile abbordo con tutti egli si prodigava con particolare premurosa cura nell'assistenza degli umili. il piombo traditore nemico l'ha colto mentre accorreva al capezzale di un infermo in quel di Giaveno.
Il prof. Percival, libero docente in patologia speciale medica, era nato a Torino sessantasette anni fa ed era stato uno del migliori allievi del prof. Bozzolo. Si era laureato nel 1901 e dopo una rapida carriera era diventato direttore del Sanatorio Birago di Vische.
Era vice-primario al San Giovanni e nel 1928 aveva accettato di collaborare nella Mutua Sanitaria Fiat della quale, da due anni, reggeva la direzione. Nella guerra mondiale aveva prestato prezioso ed Instancabile servizio quale maggiore medico nella Croce Rossa Italiana. Poi fu per molti anni presidente dell'Istituto Albergo di Virtù. Alle sue qualità mediche univa quelle spirituali e disinteressatamente aveva partecipato a numerosi pellegrinaggi, la qualità di «brancardier» a Lourdes ed a Loreto. Cittadino di rare virtù non viveva che per la. sua professione e per fa sua famiglia, attendendo con trepidante speranza di riabbracciare iI figliolo, ufficiale di marina, prigioniero di guerra. La salma è stata trasportata stamane nella sua abitazione In piazza Vittorio Veneto 21, dove era stata approntata la camera ardente.

Stampa Sera – 10 gennaio 1945

Il mitragliamento di Orbassano
I feriti visitati
dal Capo della Provincia e dal prefetto Carnazzi

Il Capo della Provincia .ed il prefetto dr. Carnazzi del Commissariato del Governo per il Piemonte hanno visitato, nelle prime ore del pomeriggio di ieri, i feriti barbaramente colpiti dall'incursione aera nemica di Orbassano. Era anche presente il Medico Provinciale, Ricevuti ed accompagnati dal Commissario dell'Ordine Mauriziano e dai Dirigenti Sanitari, si sono innanzitutto intrattenuti con i feriti in cura presso l'Ospedale Mauriziano, informandosi affettuosamente circa le loro condizioni di salute e di famiglia, e rivolgendo loro parole di vivo augurio. Successivamente si sono recati all'Ospedale dell'Ordine di Malta, dove, accompagnati dai dirigenti e sanitari, hanno visitato i feriti colà ricoverati. Il Capo della Provincia ed il prefetto Carnazzi, con l'occasione, si sono pure cordialmente intrattenuti con gli altri degenti nei predetti ospedali, rendendosi conto del funzionamento del servizi e particolarmente. degli ambulatori. Il Capo della Provincia ha inoltre disposto per alcuni aiuti immediati ai feriti o degenti più bisognosi.
Ecco le vittime ieri decedute negli ospedali o ieri identificale.
Esse sono: Elisabetta Minola in Napolitano, di 46 anni, da Torino; Giai Miniet Teresina fu Felice. di 34 anni; Ida Boffa fu Filippo, non meglio Identificata; Luigi Caprioglio di Carlo, di 28 anni abitante In corso Galileo Ferraris n. 79; Carlo Pognante di Emilio, di 12 anni, da Sangano, ed una donna non ancora identificata dall'apparente età di 40-45 anni; Margherita Capello, anni 35, via Berthollet 24; Derna Salavadori in Viavian, anni 34; Maria Ballesio fu Giuseppe, via Accademia Albertina n. 10; Margherita Pautas in Loggia, via Montebello 26; Angela Volta, corso Duca Abruzzi 4; Giuseppe Pollenzo fu Elia, via Montebello 4; Michele Ruffino, di anni 38, da Giaveno; Clotilde Rapalino in Pallavini, di anni 24; via Nizza 373; Ivana Ceresole di Ferruccio, di anni 15, via Marco Polo 3.
Oltre che all'ospedale di Sassi e dell’Ordine di Malta, i feriti sono stati trasportati al Mauriziano. Tra questi Luigi Piacenza fu Giovanni Battista di 57 anni da Piossasco, che poche ore dopo il suo arrivo è deceduto.

La Stampa – 11 gennaio 1945

Il trenino mitragliato
Le esequie di 18 vittime
Il Cardinale Arcivescovo impartisce l'assoluzione al
le salme

Alle 16,30 di Ieri, al Cimitero Generale, si sono svolti, in forma semplice ed austera, con molta commozione di popolo, i funerali di diciotto vittime del mitragliamento del trenino di Giaveno, presenti il Capo della Provincia, il rappresentante del Commissario Federale, il Podestà, il Comandante provinciale della G.N.B. ed il Questore. Era Inoltre rappresentato il Comandante germanico della piazza. Alle salme che. ricoperte di fiori e di corone, erano allineate sotto un porticato all’interno del Camposanto, S. E. M Cardinale Arcivescovo ha impartito l'assoluzione, tra lo stuolo dei parenti in lacrime, al cui dolore gli astanti hanno partecipato con fraterna solidarietà. Le Autorità, si sono affettuosamente intrattenute coi congiunti delle vittime, recando loro anche il cordoglio della cittadinanza torinese, unanime nell'esecrare la ferocia dei “liberatori”. Le vittime sono salite a 44, mentre dei 30 feriti alcuni permangono gravi. Il Podestà ha rivolto un nobile manifesto alla cittadinanza ed i negozi sono stati chiusi, nel pomeriggio, due ore in segno di lutto. Altre sei vittime sono state identificate Esse sono: Maneti Lorenza, strada Pianezza 11; Maneti Mario, di anni 11, strada Pianezza 11; Bonadè Angela ved. Pollengo. di anni 68. Torino; Bechis Maria di Felice ved. Pecchio, corso Vigevano 52; Ferrara Amabile ved. Costantino, di anni 63, Torino; Matana Salvina di Felice, abitante a Piossasco.

La Stampa – 12 gennaio 1945

L'orrenda strage di Orbassano

Vivissima permane nella nostra popolazione la tragica eco dell'eccidio di Orbassano, e unanime e la condanna verso gli autori coscienti di tanta strage, che non trova spiegazione se non nella bestiale furia di un nemico implacabile, la cui ferocia non ha limiti nè di umanità né di rispetto per le più sublimi creazioni del genio artistico Italiano, costituenti un patrimonio che dovrebbe essere sacro per tutti, e che non potranno mai più essere sostituite.
Le 44 vittime innocenti di Orbassano, come quelle dal 300 bimbi della scuola di Gorla, come tutte le altre, che si contano ormai a molte migliaia, gridano vendetta contro questi sistemi barbari di lotta che un avversario senza scrupoli ha adottato su cosi vasta scala, affidando loro, insieme più raffinate arti dell'intrigo, tanta parte delle sue speranze di vittoria.
Speranze? Ma non ci rintronano ogni giorno le cosidette Nazioni Unite con la assordante grancassa propagandistica che la vittoria per loro e matematicamente certa, tanto che, pur dovendola poi rinviare, ne hanno fissato perfino la data? E se sono così sicuri della vittoria a che pro Infierire contro tanti poveri esseri senza colpa? E se, invece, come infatti è nella realtà, la pretesa vittoria e loro duramente contesa e non sono affatto sicuri di raggiungerla, perchè si sfogano così bestialmente contro gli inermi anziché combattere con armi leali contro le forze che hanno di fronte?
Quale ombra poteva dare agli aviatori nemici l'innocuo trenino di Giaveno con le tre vetture di pacifici passeggeri? Solo la barbara voluttà dalla strage ha potuto guidare la mano ci costoro, che non si possono qualificare combattenti, ma volgari assassini, nel colpire con tanta ferocia quei poveri esseri che cercavano una via di scampo.
Queste considerazioni non le facciamo noi; siamo in questo caso; i semplici portavoce delle parche di esecrazione che contro tanta nefandezza abbiamo non solo sentite dalla viva voce scampati, ma che abbiamo raccolte fra la folla anonima dei cittadini in tram, per la strada, nei negozi, ovunque in questi giorni si è parlato del triste avvertimento.
Se i nostri nemici, che si ammantano ipocritamente della veste di “liberatori” volevano farsi odiare anche da quegli ingenui che ancora andavano cercando ad ogni occasione il pelo nell'uovo per trovare una qualsiasi giustificazione al crimini dei gansters,… dell'aria, questo risultato lo hanno ora pienamente raggiunto. Certe strane teorie di “sbagli” di stupidissimi pretesi obiettivi, vicini o lontani, hanno dovuto finalmente scomparire di fronte alla dura realtà che gli Italiani di buon senso hanno sempre proclamata.
Ormai è cosa d'ogni giorno la caccia all'uomo coi mitragliamenti perfino di "carri isolati " per le strade di campagna, e coi bombardamenti inumani giustificati soltanto dal sadico desiderio di, seminare il panico e la strage, e di rendere sempre più disagiata la vita alle laboriose popolazioni inermi. E ogni giorno aumenta il numero delle vittime quello delle case di abitazione distrutte. Di fronte ad un simile stato di cose gli Italiani hanno un solo imperioso dovere: difendersi con le unghie e coi denti contro la possibilità di cadere un giorno sotto il dominio di cosi feroci apportatori di “civiltà”. Bisogna collaborare con tutte le proprie forze, nelle forme che ad ognuno sono consentite, perchè questo lembo d'Italia ancora libero sia preservato da tanta Jeattura e perchè, irrobustite sempre più le nostro forze armate, ci sia possibile cacciare al più presto dal suolo italiano e confinare nelle loro vaste terrei multicolori messaggeri di una pretesa “liberazione” di cui facciamo volentieri a meno.

La Stampa 13 gennaio 1945

Il Podestà per le famiglie delle vittime di Orbassano

Le condizioni di molti dei feriti del mitragliamento di Orbassano,ricoverati nei vari ospedali, permangono preoccupanti, tali da dover purtroppo far ritenere che l'elenco delle vittime possa non essere ancora chiuso.
Continua e si manifesta in nuove e varie forme il senso di cordoglio e di solidarietà per le vittime. Ne è la prova il gesto che Torino, tramite il suo Podestà, ha compiuto a favore dei superstiti del mitragliamento di Orbassano e delle famiglie dei caduti.
Il podestà Fassio fu infatti tra i primissimi ad accorrere ad Orbassano, diresse personalmente i primi soccorsi e provvide ad erogare a quanti più necessitavano somme di denaro, disponendo inoltre che i funerali delle vittime fossero fatti a spese della Città.

La Stampa 13 gennaio 1945

wwwwwwwww

Vittima del mitragliamento aereo 9 c. m. decedeva in Torino Mondino Matilde nata Gandiglio d’anni 21.
Con indicibile strazio la piangono il marito Vittorio (Germania), il piccolo Gilberto; la mamma il babbo le sorelle ed i fratelli, la suocera e parenti tutti.
La Ditta F.I.U.P. di Piossasco annuncia con vivo dolore l’immatura morte della Signora Mondino Matilde, moglie del contitolare Mondino Vittorio (Germania) avvenuta in seguito a mitragliamento aereo.

Il 9 corrente in seguito a mitragliamento aereo, periva tragicamente Gorra Domenico straziati da tanta sciagura ne danno l’annuncio la moglie il figlio che tanto adorava e i parenti tutti.

Vittima di mitragliamento aereo improvvisamente mancava ai suoi cari, in Orbassano Rolando Pia angosciati ne danno il triste annuncio la mamma i fratelli e le sorelle parenti tutti. I funerali avranno luogo in Torino.

La Stampa 12 gennaio 1945

A seguito di mitragliamento aereo nemico veniva stroncata il 9 corrente in Orbassano, la esuberante vita di Ivana Ceresole studentessa di anni 15. Straziati dal dolore che non avrà mai conforto l’annunciano la mamma il papà la sorella parenti e amici che tutti la amavano.

La Stampa 13 gennaio 1945

In memoria di una vittima del mitragliamento d’Orbassano
Nel mitragliamento del trenino di Giaveno, ad Orbassano, è perito il 9 gennaio il sig. Luigi Tarable. Il personale dell’Officina Rialso FF.SS. Torino P.S., ha lasciato al nostro giornale, in memoria al compagno scomparso una cifra perché le rimettessimo ai profughi ospitati alle Casermette.

La Stampa 17-1-1945

I mitragliamenti quotidiani
Apprendiamo intanto che un’altra ferita del mitragliamento del trenino di Orbassano Caterina Gallo in Fernanda, di anni 66, residente a Trana, è deceduta all’Ospedale della Croce di Malta.

La Stampa 24-1-1945

 

Solenni onoranze funebri alle vittime del mitragliamento di Orbassano
Il Cardinale Arcivescovo impartisce l'assoluzione alle Salme.
Tutte le autorità presenti al rito

La cittadinanza torinese ha recato ieri il suo commosso tributo di cordoglio alle innocenti vittime della feroce aggressione compiuta martedì dagli aviatori angloamericani contro i passeggeri del trenino di Giaveno.
Mentre una parte della popolazione affluiva al cimitero generale, dove per le 15, L5 erano state fissate le onoranze funebri per associarsi al dolore dei congiunti e degli amici, in tutta la città i negozi ed i pubblici esercizi interrompevano in segno di lutto la loro attività fino alle ore 17. Pausa dolorosa con cui i torinesi hanno voluto esprimere accogliendo le disposizioni della Podesteria, la loro solidarietà verso i coi,cittadini colpiti dal nefasto attacco nemico. Verso le 15 la folla dei congiunti e conoscenti dei Caduti era raccolta al Cimitero Generale dove sotto un porticato erano allineate le bare coperte dal tricolore e da fiori. Spiccavano fra le altre le corone del Commissario Straordinario del Governo per il Piemonte, del Capo della Provincia, del Commissario Federale, dell'Ispettore per il Piemonte della G.N.R., degli Ufficiali del Presidio di Torino, della Città di Torino, della Società delle Tranvie Intercomunali. Prestavano servizio d'onore reparti militari in armi ed un picchetto di Guardie Municipali.
Giungevano intanto poco prima dell'ora fissata per il rito le Autorità: col Capo della Provincia erano il Vice-Federale Tealdy, il Podestà, il Vice Podestà, il Questore, alti ufficiali della G.N.R. e dell'Esercito .Repubblicano ed i rappresentanti del Comando Germanico.
Alle ore 15.15 precise entrava nel recinto il corteo dei sacerdoti che facevano ala a Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo. La viva commozione dei presenti ed il più religioso silenzio, rotto soltanto da qualche singhiozzo, il Cardinale procedeva all'assoluzione delle Salme.
Terminato il rito, il Capo della Provincia esprimeva ai congiunti delle vittime il cordoglio del Governo e suo personale. Seguivano le tumulazioni: particolarmente solenne quella del generale a riposo Sebastiano GALLINA, che e stato accompagnato all'ultima dimora da un folto stuolo di ufficiali,dalle rappresentanze militari, e del Prof. Alberto PERCIVAL attorno alla cui salma si sono riuniti per l'estremo saluto numerosissimi amici e conoscenti.

Dalla "GAZZETTA DEL POPOLO" del 12 gennaio 1945

Quarant’anni fa
Una strage sul treno per Giaveno

Quarant'anni fa il massacro di Orbassano: aerei alleati mitragliarono e bombardarono Il trenino che univa Torino con Giaveno: 45 morti e 100 feriti. Erano torinesi che sfollavano, contadini e studenti. Un episodio quasi inspiegabile, in un inverno polare come in quei giorni. L'eccidio avvenne nel pomeriggio del 9 gennaio verso le 15,30. Il trenino (una macchina e 4 vagoni) era partito alle 14,30 da via Sacchi. Era zeppo di torinesi che salivano verso la Val Sangone, Trana e Giaveno; poco prima della stazione di Orbassano dal convoglio si sentirono le sirene dell'allarme aereo. I macchinisti cercarono di portare i viaggiatori in stazione. Ma all’orizzonte comparvero quattro caccia bombardieri. E fu l'inferno. Spezzoni incendiari e raffiche di mitraglia con proiettili esplosivi devastarono il trenino degli sfollati. Quando quel rombo di morte si disperse nel cielo, ormai il trenino di Giaveno era una bara ed il sangue macchiava di rosso la neve di quel maledetto giorno di gennaio. II perché di quell'attacco a civili inermi non si seppe mai, ma era nella logica della guerra. Morirono cosi madri e figli, montanari, studenti. Moltissimi erano torinesi che cercavano rifugio in provincia per sfuggire all'incubo di quei giorni.

La Stampa 12 gennaio 1985

“Ricordo i corpi straziati”

La testimonianza di Franca De Stefanis fra i primi a soccorrere i feriti

FRANCA De Stefanis oggi ha 68 anni. All'epoca dei fatti ne aveva 23. E' una delle prime persone accorse a soccorrere i feriti di quella carneficina di innocenti. Lavorava come apprendista presso un laboratorio di cucito in uno stabile di via Roma (dove ora c'è la farmacia) di fronte e non lontano dal luogo del mitragliamento.
I suoi ricordi sono nitidi e chiari come le sue parole. Tre anni fa le è mancato il marito, Attilio Ratto, che all'epoca era suo fidanzato e che con lei è stato testimone e partecipe dell'episodio. Ai tre figli ed ai nipoti ha trasmesso l'esperienza e la riflessione di quell'episodio e del contesto in cui si è consumato. Un messaggio semplice, anche se crudo.
"Mi ricordo che ero dalla mia futura suocera che imparavo a cucire quando, uscendo per andare al gabinetto, ho sentito quel famoso e ormai noto rumore dei bombardieri che stavano arrivando. Sono corsa dentro e l'ho detto alle altre ragazze che in quel momento stavano ascoltando un disco di Ravel. Alcuni istanti dopo si sono sentite le raffiche di mitragliatrice. Erano circa le 15 del pomeriggio. Dal palazzo (si chiamava palazzo Laiolo) abbiamo potuto assistere all'operazione di mitragliamento per via dei caseggiati bassi.
Uno dei primi che ho soccorso è stato un generale in pensione, Sebastiano Gallina, sfollato a Sangano. Era intatto ma la testa era a mezzo metro da lui; nessuno aveva il coraggio di comporre la salma. Mi sono fatta coraggio e, chiudendo gli occhi, con un cappello l'ho raccolta e messa vicino al corpo. In quelle ore ci siamo improvvisati tutti infermieri e chirurghi. Abbiamo composto salme, estratto pallottole, fatto iniezioni, in condizioni drammatiche. Da allora, per lo strazio che ho visto, non sono più riuscita per tutta la vita a fare una iniezione. I corpi erano tutti martoriati dalle pallottole che erano lunghe almeno 10 centimetri. Maria Daghero era una signora che si lamentava di aver freddo ad un arto e alla schiena; abbiamo tolto lo scarpone ma assieme è venuto via il piede.
Poco dopo l'abbiamo sollevata e aveva tutta la schiena aperta. Carlo Pognante era un ragazzo di 12 anni; le pallottole lo avevano colpito dalla spalla fino al basso ventre. Quando lo abbiamo spogliato per medicarlo sono comparsi tutti gli organi interni. Una scena raccapricciante.
Margherita Coaloa, una donna di Orbassano che aveva una merceria in via Vittorio Emanuele, l'abbiamo trovata morta ,abbracciata ad un pacco di lana che quel giorno aveva acquistato a Torino. Tra i primi a prestar soccorso mi ricordo di aver visto i cugini Delfino, che avevano un laboratorio di pasta in vicolo Mungis, il maestro Davin e Giovanni Bersano. Dopo un po' però c'era mezza Orbassano. Purtroppo c'è stato anche chi ne ha approfittato con operazioni di sciacallaggio".

Luna Nuova 12 gennaio 1990

 

Pag 1 - 2 - 3 - 4

 

Maria Teresa Pasquero Andruetto