Il territorio dei tre confini
Prisma triangolare dove si toccano i tre confini Trana-Piossasco-Sangano
I tre confini Sangano-Trana-Piossasco
Spartiacque Trana Sangano
Bosco delle fate Bambino di oggi… nonno Franco Matta |
Sangano-Trana verso Pietraborga
La Valsusa 4 maggio 2006
I resti di un antico complesso scoperti in un bosco in località
Pratovigero, nel Torinese
Un tesoro celtico a Trana
Trana - Sono
molti anni che si susseguono puntualmente nel Nord Italia ritrovamenti di
siti preromani. Ma quando questi avvengono in territori particolari, come
la sommità di un monte a pochi passi da una metropoli come Torino,
il fascino della scoperta aumenta. Così è accaduto che a Trana,
piccolo comune alle porte della Val Sangone e distante poche decine di chilometri
da Torino, una signora con la passione per la cultura locale scoprisse su
un terreno di sua proprietà un piccolo tesoro: in un bosco in località
Pratovigero sul Monte Pietraborga M. T. Pasquero ha scoperto i resti di un
complesso che testimonia la presenza in loco di stanziamenti celtici o protoceltici.
Del resto altri siti analoghi in Val Sangone sono da tempo noti, come i menhir
di Pian dei Rossi a Valgioie e le coppelle di Indiritto di Coazze e Reano.
Stefano Barone, architetto giavenese in procinto di pubblicare assieme allo
scrittore Ezio Capello un libro proprio su Trana, si è interessato
immediatamente al sito e si è adoperato affinché esperti in
campo archeologico potessero definire meglio le caratteristiche dei reperti
rinvenuti. «Benché l'agglomerato in questione - osserva Stefano
Barone - sia piuttosto ampio, non c'è traccia nelle mappe, anche quelle
più antiche, di borgate o case sparse. Questo vuol dire che in passato
non è mai stato un centro abitato. Allo stesso tempo occorre tenere
in considerazione che le testimonianze degli anziani del luogo hanno sempre
parlato di questa zona come magica e frequentata dalle "masche".
Ecco perché abbiamo pensato di rivolgerci a esperti». Le supposizioni
di Barone e della Pasquero non erano infatti sbagliate. Ne sono convinti Filippo
Gambari della Sovrintendenza per i beni archeologici del Piemonte e Gianfranco
Bongioanni dell’Associazione culturale Terra taurina. «Il sito
rinvenuto a Trana sul Monte Pietraborga -spiega Gambari - è molto interessante
e ricorda altri rinvenimenti avvenuti sempre nelle valli della provincia di
Torino e soprattutto in Val Susa. La presenza di pietre erette in modo non
naturale e di numerose coppelle caratterizzano l'area del Monte Pietraborga
come luogo di culti precristiani con una frequentazione che potrebbe essere
spinta fino al quarto millennio a.C».
«Come sovrintendenza - conclude Gambari - vorremo tutelare luoghi come
questi e magari vederli valorizzare, anche se esistono sempre in questo ambito
difficoltà normative e soprattutto economiche. Quello di Pietraborga
è comunque un sito monumentale molto rivelante anche senza grandi interventi
e potrebbe essere spendibile in un circuito turistico che voglia ancorare
Torino al suo passato».
FABIO GROSSO
[Data pubblicazione: 11/10/2006]
Sangano-Trana verso Pietraborga
Le vestigia celtiche a Pietraborga
Quasi certamente il lettore non sospetta l'esistenza di un
tanto importante sito celtico a pochi chilometri da Torino. Se gli si chiedesse
di immaginarne uno, probabilmente la sua immediata risposta sarebbe Stonehenge,
"icona" del mondo abitato da rudi, valorosi guerrieri e da druidi
avvolti dalle nebbie. Invece, è qui vicino a noi, in un paese di cui
ho avuto modo di studiare le bellezze riportandole in un libro scritto insieme
a Ezio Capello: "Trana. Frammenti di storia e di vita".
Il sito in questione si trova sul Monte Pietraborga. Sorge sui terreni di
Maria Teresa Andruetto Pasquero, non soltanto proprietaria dell'appezzamento
ma anche scopritrice del sito stesso. Lei per prima, cultrice di storia locale
qual è, ha avuto l'intuizione e il suo meticoloso lavoro di ripulitura
da rovi ed erbacce ha portato alla luce un tesoro: alcuni menhir, uno dei
quali presentava alla base una grossa pietra piatta, probabilmente adoperata
come altare.
Non è solo supposta la natura di quanto è stato rilevato a Pietraborga.
Infatti, nella Primavera del 2006 la Sovrintendenza dei beni archeologici
del Piemonte, rappresentata dal dottor Filippo Gambari e dal suo collaboratore
Gianfranco Bongioanni, ha decretato che l'area in questione è un "Nemetòn",
ovvero un luogo sacro dei Celti. Ritengo che sia positivo il caso di un articolo
che arricchisca il lettore. Nello specifico, spero che qualche nuovo visitatore
possa avventurarsi all'interno dell'antico luogo sacro. D'altro canto, non
può che lasciare amareggiati constatare la necessità di dover
ancora promuovere simili siti, per altro a mezz'ora appena, nemmeno, di auto
da un capoluogo.
Stefano Barone
2006 PIÙ MAGAZINE
settembre-ottobre 2016
Probabile masso erratico posizionato dallo spostamento dei ghiacciai dell'ultima massima glaciazione detta Wurmiana (circa 20000 anni fa)
profilo dello stesso masso erratico
Alle Prese e a Pratovigero fumigavano le carbonaie. Il mestiere di carbonaio, anche nei dintorni di Sangano Trana e Piossasco, era praticato già nel cinquecento ai tempi dei Duchi Filiberto I e Carlo I di Savoia, se dobbiamo credere a Luigi Gramegna che in un suo romanzo storico asserisce fosse praticato nel quadrilatero boscoso fra Rivoli, Reano, Rivalta e Grugliasco e menziona i carbonai di Roncaglia e Villarbasse. Gli abitanti delle Prese e Pratovigero, agricoltori, si dedicavano alla produzione di carbone soltanto come attività complementare, sfruttando la loro condizione di unici abitanti della montagna in mezzo a estesi boschi a ceduo che altrimenti non sarebbero stati di molto rendimento e rubavano apazio alle coltivazioni e al pascolo. Vi si dedicavano poi in modo più intensivo gli Spesso e gli Andruetto, affittando i boschi della comunità. Aiutandosi reciprocamente preparavano degli airali (spiass); su di essi innalzavano i “camini” formati da quattro pali alti circa 2 metri, legati insieme; ai lati disponevano due piani di legna a elementi incrociati alti ciascuno 110-120 cm fino alla sommità dei pali, lasciando intorno ai camini uno spazio libero di una ventina di centimetri (ventre della carbonaia). Tutto intorno si disponeva la legna ottenendo una montagnetta conica e con spezzoni più piccoli si rivestiva la superficie esterna (camicia della carbonaia). Che poi veniva coperta con foglie secche, muschio e terra grassa umida trattenuta da tronchi spaccati disposti attorno alla circonferenza. L’accensione e l’alimentazione del fuoco avvenivano dall’alto introducendovi palate di brace e spezzoni di legna; infine si chiudeva la bocca del camino con una “losa” e si praticava uno sfiatatoio alla base della catasta. La combustione dopo nove giorni raggiungeva gli strati più bassi della carbonaia, ponendo fine al ciclo di fabbricazione del carbone. Le “carbonere” erano in funzione da marzo a settembre per rifornire i depositi dei rivenditori che richiedevano carbone di faggio e rovere per riscaldamento domestico e di castagno, molto fumoso, adatto per le forge dei fabbri e acquistato dalle ferrovie per trazione a vapore. Abbiamo trovato una annotazione di vendita compilata da Bernardino Andruetto per una partita ordinata da Stefano Regge Volpe; il 21 agosto 1813 – kg 1300 di carbone di rovere a fogo da rimettere in settembre, pattuito f (franchi o lire) 6,6 per rubbo (8-9 kg) e kg 300 di carbone di castagno a f per rubbo per il primo settembre di mattino.
rubbo = unità di peso
Dal libro:
Storia di Sangano e della sua gente
Giuseppe Massa - Maria Teresa Pasquero Andruetto
Lazzaretti Editore, 1996.
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1839 - Atto di morte di Spesso Teresa di anni 6 figlia del vivente Michele Spesso di professione carbonaro domiciliato in Sangano sopra i monti
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1849 - Atto di morte di Andruetto Bernardino Antonio di anni 1 e mesi 8 figlio del vivente Antonio Andruetto di professione carbonaio domiciliato in Sangano Prese
Sangano
le carbonaie alle Prese
Larghezza metri 7,50 profondità metri 6,50
Nella mappa Rabbini 1864 questa zona era segnata come "bosco
Castello"
anticamente era proprietà dell'Abazia di Sangano
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Maria Teresa Pasquero Andruetto