Il territorio dei tre confini
Carbonaia
Struttura di una carbonaia
Quella della carbonaia era una tecnica molto usata in passato in gran parte
del territorio alpino, subalpino ed appenninico per trasformare la legna,
in carbone. Questa tecnica, ha subito dei piccoli cambiamenti nel corso dei
secoli, ma sempre, ha mantenuto la sua forma di montagnola conica, formata
da un camino centrale ed altri cunicoli di sfogo laterali, usati con lo scopo
di regolare il tiraggio dell'aria. Il procedimento di produzione del carbone
si può dire che sia una combustione imperfetta del legno, in quanto
avviene in condizioni di scarso ossigeno.
Storia
Tra i lavori della montagna che testimoniano una secolare esistenza di duro
lavoro c'era quello dei carbonai. Per numerosi secoli fino ai primi del '900,
i boschi italiani furono luogo di lavoro per molti di questi "artisti
del fuoco". Il carbone prodotto veniva trasportato verso le città
per gli usi più disparati.
Preparazione del legname
La prima fase del lavoro consisteva nella preparazione della legna. I carbonai
tagliavano gli alberi, generalmente nel periodo di luna calante, in una parte
di bosco loro assegnato, rispettando alcune disposizioni di legge che prevedevano
un diradamento delle piante e non un esbosco. Dopo la diramatura del legname,
questo veniva portato ad una lunghezza di circa un metro e, dopo 10-15 giorni
di essiccazione veniva trasportato nella piazza da carbone.
La “piazza” da carbone
Queste piccole aie erano disseminate nei boschi a distanze abbastanza regolari
e collegate da fitte reti di sentieri. Dovevano trovarsi lontane da correnti
d'aria ed essere costituite da un terreno permeabile. Molto spesso, visto
il terreno scosceso dei boschi, erano sostenute da muri a secco in pietra.
In queste piazzole si ritrovano ancor oggi dei piccoli pezzi di legna ancora
carbonizzata. Esse venivano ripulite accuratamente durante la preparazione
del legname.
Costruzione della Carbonaia
Stabilito quale doveva essere il centro della carbonaia, la legna veniva disposta
in cerchio. Per favorire la carbonizzazione, il legname più grosso
doveva essere spezzato. Tre pali di legno, alti circa 2-3 metri, venivano
piantati saldamente nel terreno. Questi pali erano tenuti insieme da due cerchi
formati con dei rametti. È proprio da questo centro che iniziava la
cottura della legna.
Solo dopo aver piantato e legato i pali, i carbonai iniziavano a costruire
la carbonaia, sistemando interno ai 3 pali prima la legna più grossa
(in quanto richiedeva più cottura), poi quella più sottile,
in modo da lasciare il foro centrale libero per sistemare poi le braci. La
legna veniva ben stipata, per evitare interstizi areati che potevano compromettere
la riuscita della cottura. Tale sistemazione richiedeva 2 giorni di lavoro,
svolto con una metodica affinata sempre più dall'esperienza e da una
tradizione secolare. Una volta conclusa la posa, la carbonaia assumeva la
tipica forma conica arrotondata con un raggio di base di 2-3 metri.
Seguivano altri due giorni di lavoro per la copertura. Nella parte in basso,
si collocavano a mo' di cintura rami. La parte più in alto veniva invece
ricoperta da un alto strato di foglie secche ripulite dai rametti. Questo
strato di foglie doveva essere di 8-10 cm. Particolare cura si doveva avere
nel ripulire più volte al giorno la zona della piazza che ospitava
la carbonaia. Il rivestimento di foglie veniva a sua volta ricoperto di terriccio
ripulito dai sassi, allo scopo di isolare la legna dall'aria.
La cottura del carbone
Nella fase di cottura servivano due pali, uno più sottile per aprire
dei fori di respiro, ed uno più grosso, usato quando si imboccava (ovvero
riempire) la carbonaia. Acceso un fuoco per preparare le braci, si poteva
aprire la bocca della carbonaia, che veniva imboccata con dei piccoli pezzi
di legna e poi avveniva l'accensione mettendo nella bocca numerose braci.
Ai piedi della carbonaia si aprivano dei fori di respiro ad un metro di distanza
l'uno dall'altro, che dovevano rimanere aperti per tutti i 13-14 giorni di
cottura. Dopo qualche ora dall'accensione, quando il fumo usciva copioso,
si alimentava il fuoco con nuova legna che doveva essere ben pressata con
il palo più grande. Si chiudeva quindi la bocca ed il fumo a questo
punto doveva uscire, dai fori in basso.
Per 4-5 giorni la carbonaia veniva alimentata in questo modo giorno e notte,
finché una consistente fiammata alla sommità annunciava l'avvio
definitivo del processo di carbonizzazione. La cottura iniziava nella parte
in alto della carbonaia, per questo i carbonai aprivano dei fori con il bastone
sottile, fori che venivano poi chiusi ed aperti via via più in basso
per spostare la zona di cottura.
Dopo una decina di giorni la carbonaia assumeva un aspetto diverso: il terriccio
di copertura diventava nero e le dimensioni si riducevano notevolmente; anche
i fumi che uscivano dai fori assumevano un colore diverso. In questa ultima
fase di cottura l'alimentazione della carbonaia avveniva ai lati dove si creavano
degli affossamenti e non più dalla bocca perché oramai inesistente.
Per una carbonaia di 100 quintali ci volevano 8 quintali di legna per alimentarlo.
Nel corso della carbonizzazione la legna diminuiva del suo volume del 40%
e del suo peso dell'80%. Proprio per questo il carbonaio negli ultimi giorni
doveva prestare molta attenzione affinché non si creassero dei vuoti
d'aria all'interno che avrebbero potuto provocare l'incenerimento della carbonaia.
Per evitare ciò doveva batterlo con il grosso bastone. In base al colore
del fumo che fuoriusciva dai fori laterali, il carbonaio poteva vedere l'andamento
della combustione: solo quando il fumo era turchino e trasparente il carbone
era pronto.
Lo stoccaggio
A cottura ultimata si iniziava la fase della scarbonizzazione che richiedeva
1-2 giorni di lavoro. Per prima cosa si doveva raffreddare il carbone con
numerose palate di terra. Si procedeva quindi all'estrazione spegnendo con
l'acqua eventuali braci rimaste accese. La qualità del carbone ottenuto
variava a seconda della bravura ed esperienza del carbonaio, ma anche dal
legname usato. Il carbone di ottima qualità doveva cantare bene, cioè
fare un bel rumore.
Infine il carbone, quando era ben raffreddato, veniva insaccato e trasportato
verso la pianura per essere venduto. Di questo carbone si faceva uso sia domestico
che industriale.
Differenze territoriali
La procedura di produzione del carbone per mezzo della Carbonaia era identica
in tutta la penisola, ma tante sono le differenze locali nella toponimia e
le usanze legate a questa tecnica.
Maria Teresa Pasquero Andruetto
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