Prese di Sangano
Furto alle Prese
Omicidio alle Prese
La storia triste di Teresa
1975 - 1980
Le Prese ritrovate dai "pionieri"
Bisogna aspettare la metà degli anni settanta perché qualcuno dei proprietari del luogo decida di recuperare le antiche proprietà e di destinarle al nuovo uso di villeggiatura. L’esempio fece scuola ed anche alcuni “forestieri” si unirono al gruppo.
Ca' Andervet
Ca' Maroun ora case Spesso
A sinistra in alto la cappella di Santa Maria Maddalena prima del restauro
A destra la ca' dla mula
A destra in alto la cappella di Santa Maria Maddalena
Verdina
Un fatto tragico mentre scendeva dalla Verdina Prase di Sangano
Nel 1935 lo Stato requisì 270.000 mq di territorio
comunale nell’area dei Pianetti per costruirvi uno stabilimento militare
per la produzione di cariche per proiettili, che dava lavoro a un piccolo
numero di giovani sanganesi. La lavorazione cessò con l’occupazione
tedesca che trasformò le costruzioni debitamente protette e mascherate,
in un grande deposito di armi e materiale bellico (bombe, detonatori, micce,…)
e in sede del presidio di occupazione.
Quella dei Pianetti, da quando lo stato se ne appropriò ancora prima
dell’occupazione tedesca fu sempre area a rischio.
Il 6 marzo 1940, Ruffino Valentino trentatreenne (*1907), nono figlio di
una famiglia di agricoltori, alle quattro del mattino, mentre scendeva dalla
Verdina (Borgata Prese) dove abitava, fu raggiunto da un colpo di fucile
sparatogli da una sentinella, nei pressi del magazzino militare. Rimase
senza soccorso fino a quando non fu scorto dagli operai che vi si recavano
al lavoro.
Ricoverato il giorno stesso all’ospedale Mauriziano di Torino, fu
poi, nel luglio 1941, a richiesta del Podestà di Bruino, accolto
all’ospedale Cottolengo in un reparto di infermi cronici, perché
in conseguenza dell’infortunio era rimasto paralizzato alle gambe.
Fu dimesso nel luglio 1943 dopo le prime incursioni aeree su Torino; “per
i postumi della ferita al midollo spinale, rimase sempre affetto da paresi
di notevole gravità agli arti inferiori, con gravissime difficoltà
nella deambulazione”, come dichiarò il medico dott. G.B. Quaglia
il 7 luglio 1965 nella certificazione allegata alla richiesta di pensione
di invalidità. Lo Stato 25 anni dopo l’incidente, dava corso
alla pratica per il riconoscimento dell’invalidità presso i
solerti uffici burocratici.
Ruffino Valentino decedeva il 14 dicembre 1971 all’Ospedale di Giaveno
prima che la sua pratica avesse esito positivo.
Il vecchio calice della Cappella Santa Maria Maddalena
Custodia del calice |
Il Calice di Santa Maria Maddalena |
Priori Borgata Prese
1988 — cà Maroun famiglia - Cardonatto Bernardi
1989 — cà Andervet famiglia - Andruetto Dovis
1990 — cà Maroun famiglia - Spesso Giovanni
1991 — cà Andervet famiglia - Gioana Ruffino
1992 — cà Maroun famiglia - Ruffino Luigi
1993 — cà Andervet famiglia - Lanza Ruffino
1994 — cà Maroun famiglia - Andruetto Molineris
1995 — cà Andervet famiglia - Carrano Salviolo
1996 — cà Maroun famiglia - Bonansone Balsamo
1997 — cà Andervet famiglia - Sibona Chiarbonello
1998 — cà Maroun famiglia - Arpiani Francesca
1999 — cà Andervet famiglia - Andruetto Pasquero
2000 — cà Maroun famiglia - Oggero Nariga
2001 — cà Andervet famiglia - Gioana Ruffino
2002 — cà Maroun famiglia - Andruetto Molineris
anno 1993
alle Prese è arrivata la luce
Alle Prese è arrivata la
luce
così torna la vita sulla montagna di Sangano
Alle Prese di Sangano è arrivata
la luce elettrica. E’una grossa novità ed anche una sorpresa,
perché il collegamento non era atteso sin verso la fine dell’estate:
ma gli uomini dell’Enel hanno spiegato che avevano saputo della festa
di domenica alla Borgata, e così qualcuno ha pensato di aggiungere
questo “omaggio”.
Le Prese avevano fatto parte nel passato di piccola comunità in quota,
Insieme agli altri gruppi di case dei differenti versanti della montagna,
come le Prese di Piossasco e Pratovigero di Trana quest’ultima anche
sede della scuola. Si abitava su queste pendici praticando la pastorizia
e il taglio della legna, che veniva in larga parte trasformata in carbone
(fino alla fine dell’ottocento), per essere poi portata a valle. Le
Prese di Sangano furono abbandonate alla fine degli anni cinquanta.
Bisogna aspettare la metà degli anni settanta perché qualcuno
dei proprietari del luogo decida di recuperare le antiche proprietà
e di destinarle al nuovo uso di villeggiatura. L’esempio fece scuola
ed anche alcuni “forestieri” si unirono al gruppo.
L’iniziativa dei proprietari non si è fermata alle loro case
nelle stagioni passate hanno infatti contribuito a mantenere le strade di
accesso (con denaro e con il proprio lavoro).
Questi nuovi abitanti hanno anche cercato di riportare un po’ di vita
nella borgata, facendo rinascere le feste e portando a termine, alcuni anni
orsono il restauro della chiesetta intitolata a Santa Maria Maddalena.
L’arrivo della luce è certo utile per chi ha casa alle Prese
e fino ad ora aveva provveduto in maniera “pioneristica” con
i mezzi più diversi, dal gas, alla batteria ricaricabile in valle,
ai generatori ai pannelli fotovoltaici.
Ma adesso la linea Enel è anche un passo in più per riacquistare
in modo concreto un pezzo di montagna che aveva rischiato per qualche tempo
di perdersi nell’abbandono.
Francesca Rocci
Luna nuova n. 52
Venerdì 16 luglio 1993
luglio 1978
Piossasco - Un corpo di volontari sul San Giorgio contro i vandali
Ogni domenica «presidiano» il monte
per impedire che divampino incendi
Nella pineta di Piossasco, sulle pendici del Monte San Giorgio, da qualche domenica gruppi di improvvisati boscaioli, sudando senza imprecare, tagliano arbusti aprendosi la strada fra le sterpaglie per tracciare una linea tagliafuoco sulle pendici del monte. Sono gli agenti volontari di polizia rurale, un corpo istituito con una delibera dell'Amministrazione di Piossasco che a suo tempo sollevò vibrate polemiche per una erronea interpretazione del regolamento adottato e che venne poi ripresentata ed illustrata ampiamente in un successivo Consiglio comunale. Guidati dall'assessore ai servizi sociali ed alla polizia Ceccarelli, gli agenti volontari (per ora una decina, ma le domande da esaminare sono più di quaranta) sono impiegati per a servizio antincendio e per la vigilanza della zona montana e collinare del paese (Piossasco ha ceduto alla Provincia in affitto simbolico una vasta zona boschiva che è stata trasformata in Parco montano). Girano disarmati (a parte due guardacaccia) e lo scopo del loro volontariato è soprattutto stimolare (in particolare gli ultimi abitanti delle borgate collinari), nell'opera di prevenzione degli incendi e nella conservazione del patrimonio boschivo e paesaggistico. Con il grado di brigadiere è capo del corpo l'ex messo comunale Settimio Petitti (ora in pensione) coadiuvato dal vice-brigadiere Antonio Bonelli, vigile urbano del comune. Prestano la loro opera anche due messi comunali, Abrate e Clames, un autista di scuolabus, Gilardelli, due guardacaccia, un esperto in idraulica, ed un 'carrozziere, Franco De Vito. Si ritrovano tutte le domeniche sui sentieri del Monte San Giorgio, salendo le ripide pendici con una «campagnola» o in sella a qualche moto da cross. I nemici peggiori per gli agenti rurali sono proprio i motociclisti che vengono a scorrazzare e a disturbare i lavori ed i soliti vandali che si divertono durante la settimana, eludendo la sorveglianza, a bersagliare con le pistole i cartelli antincendio. «Mio marito torna a casa stanco — confida sorridendo la signora Bonelli —, ma allegro. A volte non torna neppure per cena perché tutti assieme, finito il lavoro, si improvvisano cuochi e mangiano all'aperto». Seguendo l'esempio degli agenti volontari, si sono costituiti ora due comitati nelle frazioni più sperdute dei comuni di Piossasco e Sangano, le Prese. Alle Prese di Piossasco un tempo abitavano un'ottantina di persone che scendevano al paese per far compere solo il giovedì, il giorno del mercato. Poi la borgata si è andata spopolando. Ora vi è tornata una famiglia che ha anche scritto all'Amministrazione comunale, riportando all'attenzione di tutti i mille problemi della montagna e del suo abbandono. Con l'aiuto di questi gruppi spontanei e l'impiego dimezzi anche comunali, si tenta ora, per circoscrivere il pericolo di incendi e rendere possibile l'intervento dei mezzi dei pompieri nel Parco montano, di collegare le due strade che portano una al Col del Pré e l'altra al Colle della Serva, unendo alla vetta di San Giorgio la frazione Prese. Sono state trovate sorgenti d’acqua e si è riattivata una cisterna ottocentesca. Se si riuscirà a riattrezzarne altre due, il problema delle prese d'acqua per i mezzi antincendio sarà risolto in modo soddisfacente. Agenti e volontari lavorano ora per la sistemazione della strada che porta alla chiesetta della Madonna della Neve: il Comune ha fornito la ghiaia, i volontari le braccia per spalarla e spianare la sede stradale. La partecipazione, comune e spontanea, ha quindi dato i suoi frutti.
Stampa Sera – 31 luglio 1978
Capitolazione d'imprendissaggio
Orbassano li ventuno maggio mille ottocento quaranta cinque
Capitolazione d'imprendissaggio da osservarsi tra il Sig.
Gregorio Tonietto Pristinaio, e Giuseppe Andruetto*1803+1857 Padre dell'imprendisso
Bernardino *1825.
Per la presente il Sig. Gregorio Tonietto del fu Spirito nativo di Gravere
Provincia di Susa, e residente in questo luogo ove esercisca la professione
di Pristinaio con bottega ben avviata si è assunto in qualità
d'imprendisso il Bernardino Andruetto del vivente Giuseppe nativo delle Prese
di Sangano, e dimorante mediante li seguenti patti, e condizioni
Primo il Sig. Gregorio Tonietto s'obbliga d'insegnare all'imprendisso Bernardino
Andruetto la professione da pristinaio pendente i tre anni dell'imprendissaggio,
che si è convenuto, quali hanno avuto il loro principio li ventiquatro
marzo prossimo passato, e termineranno a simil epoca dell'anno venturo mille
otto cento quarantotto.
2.do In caso che l'imprendisso Bernardino Andruetto come già d'età
d'anni diciannove venisse nella leva di quest'autunno estrar un numero che
dovesse prendere il servizio militare, se per i soliti mesi quindeci, in fine
di questi verrà a terminare, come s'obbliga il di lui imprendissaggio,
se alle volte per anni otto, l'imprendissaggio resta risolto di sua natura.
3° Occorrendo, fuori del caso di milizia, che nel corso dei tre anni d'imprendissaggio
venisse l'imprendisso Bernardino Andruetto cadere in qualche malattia, saranno
perdonabili giorni otto in quanto al tempo perso, ed oltrepassando dovrà
l'imprendisso restituirlo in fine dell'imprendissaggio come ogni altro tempo
pendente il triennio
4° l'obbligato l'imprendisso Bernardino Andruetto portarsi da figlio rispettoso,
fedele, ed ubbidiente verso li Signori Padroni, e chi per essi dirigge nell'esercizio
della professione tanto nei giorni di lavoro, che festivi, e non potrà
esso imprendisso assentarsi dalla bottega senza permesso dei Signori Padroni,
o di chi per essi, e dovrà l'imprendisso frequentare la chiesa ed assistere
alle funzioni parrochiali nei giorni festivi, e come meglio gli verrà
dai Signori Padroni ordinato
5° pendente il triennio dell'imprendissaggio verrà dalli Signori
Padroni somministrato all'imprendisso gli alimenti secondo il consueto del
suo stato, ed in fine del medemo gli verrà corrisposto lire trenta
di regalo portandosi l'imprendisso da figliuolo dabbene
6° In caso che l'imprendisso Bernardino Andruetto nel corso dell'imprendissaggio
venisse a dipartirsi dalla sua carriera senza legittima causa e riconosciuta,
dovrà il padre Giuseppe Andruetto in questo caso pagare la pensione
alli Signori Padroni al prezzo che verrà dai Signor patiti delle note
passato, come pure nel caso di provata infedeltà, per cui li Signori
padroni potranno licenziarlo sul campo
Lorche' dette parti per quanto a caduna d'esse spetta, ed appartiene s'obbligano,
e si sottomettono di osservare e far inviolabilmente osservare sott'obbligo
de loro beni presenti e futuri in forma legale
Precedente lettura, e confermati sono coi testimoni sottoscritti, e sottosegnati
Orbassano li ventuno maggio mille ottocento quaranta cinque
(Imprendisso = apprendista)
Anno 1849
Sentenza nella causa
Contro
Bernardo nato nel milleottocento venticinque sulle fini di
Sangano (Prese), ed ivi residente contadino.
Detenuto nelle carceri di questa Città, et arrestato lo scorso settembre.
Accusato
1° Del furto di una somma non minore di lire quattrocento
commesso in varie riprese dal marzo 1845 ad agosto 1846, inclusivamente a
pregiudicio del prestinaio Gregorio in Orbassano nel momento in cui si trovava
al di lui servizio.
2° Di avere in occasione di tale servizio truffato lo stesso prestinaio
Gregorio della somma di soldi quattro importare di una libra di sale.
3° Del furto di lire ottocento nella notte del 25 al 26 gennaio 1848,
sulle fini di Sangano (Prese) nella casa e da pregiudicio di Giovanni Spesso
mediante rottura (sicuramente della porta).
4° Di ferimento sulla persona di Giuseppe Fenoglio verso le ore sette
pomeridiane delli 28 maggio 1848 in (Sangano) Piazza e nell’Osteria
ivi esercita sotto l’insegna del Gallo da Giuseppe Ambrosio con avere
a quello causato due ferite alla palma sinistra giudicata sanabile nel termine
di giorni due anche senza cura, più altra ferita alla regione epigastrica
penetrante nella cavità dell’addome giudicata da prima pericolosa
e risanatasi poi nello spazio di giorni quarantacinque colla circostanza attenuante
della minore età degli anni ventuno.
Il Magistrato d’appello in Torino Sedente Prima Classe Criminale
Udita la lettura della sentenza, e dell’atto d’accusa,
intesi gli esami ed il dibattimento che ebbero luogo pubblico presente all’udienza,
e sentiti il Ministero Pubblico, l’accusato ed i suoi Difensori, i quali
ebbero gli ultimi la parola.
Considerando che alla mancata della libbra di sale di cui ebbero a deporre
la Teresa Tonietto e il Battista Amprimo, e la Maddalena Caglieris ancor chè
provato riguardare si voglia il fatto materiale, non esistono però
convincenti prove onde asserire tale mancanza a fatto doloso dell’accusato.
Che riguardo al furto delle 800 lire seguito a pregiudizio di Giovanni Spesso,
sebbene vaghi indizi siansi presentati a carico dello stesso accusato, tuttavia
furono i medesimi distrutti sia dalla circostanza che non potè accertarsi
se di notte, o di giorno fosse stato commesso il reato, sia da quella che
aperta essendo la camera dove seguì il furto, e molte essendo state
le persone, che e nella notte, e nel giorno frequentarono la stalla, e la
casa del derubato, svanivano di lor natura i sospetti tratti dalla famigliarità
del Bernardo in quella casa, sia finalmente danchè non avendo potuto
il derubato specificare con certezza le monete mancanti nel pacco restituito
di nessuna conseguenza restava l’argomento tratto dallo scambio fatto
dall’accusato di una doppia di Savoia all’Albergo del Moro in
Piossasco.
Considerando riguardo al furto delle 400 lire al pregiudicio del Gregorio
che se a fronte della costui denuncia, delle deposizioni dell’Amprimo,
e della confessione dello stesso Bernardo non si poteva dubitare del reato
in genere ed in ispecie, della sua qualificazione a ragione della persona,
tuttavia in seguito della spiegazioni date dallo stesso Gregorio, dall’accusato,
e dal costui padre (sentito per ischiarimenti in forza del potere discrezionale
del Presidente) la somma derubata, e poi interamente restituita non poteva
calcolarsi oltre le 100 circa.
Considerando relativamente alla ferita cagionata al Giuseppe Fenoglio, che
il risultato del dibattimento ebbe a chiarire nel modo più evidente
che il Bernardino vi venne spinto da grave provocazione, quale fu quella di
urtoni, di schiaffi, pugni, calci vibratigli senza causa dal Fenoglio, per
cui ebbe il medesimo a cadere per terra, e a rimanere tutto imbrattato di
fango, e che il bollore dell’ira non gli lasciò campo a riflettere
alle conseguenze, dell’uso del lungo coltello di cui egli corre ad impadronirsi
in quell’osteria, e col quale poscia ebbe a ferire il suo provocatore.
Che concorrendo in fine contro l’accusato due reati punibili ambi con
pene correzionali a cagione delle circostanze attenuanti che gli accompagnano,
il primo dell’età minore di anni ventuno, e l’altro della
grave provocazione, la pena dell’uno non poteva assorbire quella dell’altro.
Dichiara il Bernardo non convinto de reati di cui alli capi 2° e 3°
dell’atto d’accusa e visto l’art. 437 a linea del codice
di procedura criminale così concepito.
Articolo 437 se il Magistrato riconosce che l’accusato non è
l’autore del fatto imputato, e che “non vi ha preso alcuna parte,
o che la sua reità, non è provata e lo assolverà”
Assolve il sunnominato Bernardo dalli suddetti due capi d’accusa.
Dichiara lo stesso Bernardo convinto degli altri capi d’accusa; ristretto
bensì a sole lire cento circa il furto di cui al capo 1° e commesso
il reato del capo 4° nell’impeto dell’ira in seguito di provocazione
grave.
E veduti gli articoli 655 n. 4. 96 p. 586. 610. 117 e 62 ultima linea del
Codice penale che sono del tenore seguente
Articolo 655 il furto è qualificato per la persona;
n. 4 se il furto è stato commesso da un servo di campagna, da un operaio,
da un allievo e compagno od impiegato qualunque nella casa, bottega, officina
od in altro luogo in cui e ammesso liberamente per ragione della sua professione
o del suo mestiere o impiego
Articolo 96 p. il reo maggiore d’anni diciotto minore delli ventuno
soggiacerà alle pene ordinarie colla diminuzione di un solo grado
Articolo 586. Le ferite e le percosse volontarie che non hanno il carattere
di tentato omicidio sono punite colla reclusione o colla relegazione estensibile
ad anni dieci, quando vi concorrono cumulativamente le seguenti due circostanze
Articolo 610 le ferite o percosse volontarie contemplate nella sezione terza
di questo capo sono state fatte nell’impeto dell’ira, ed in seguito
di provocazione, sono punite colla diminuzione da uno a tre gradi della pena
in cui sarebbero diversi i colpevoli, se non vi concorresse tale circostanza,
è se la provocazione è grave, si osserveranno le stesse norme
di cui nell’articolo precedente.
Articolo 117. Nel concorso di due o di più delitti tutti soggetti allo
stesso genere di pena correzionale, si applicheranno le pene corrispondenti
a ciascun delitto, perché fra tutte non si ecceda della metà
il maximum stabilito dalla legge pel genere di pena incorsa.
Articolo 62 il carcere sofferto dal condannato prima della sentenza potrà
essere computato nella pena del carcere imposta pel reato.
Condanna il suddetto ditenuto Bernardo nella pena del carcere per anni tre,
e mesi tre da computarsi dal giorno del suo arresto seguito il 6 settembre
1949 nell’indenizzazione verso il ferito Giuseppe Fenoglio, e nelle
spese; ommessa l’indenizzazione verso il Gregorio perché già
soddisfatta.
Fatta e pronunziata all’udienza pubblica del Magistrato d’appello
nel mille ottocento cinquanta in Torino, coll’intervento di S. E. il
Sig. Conte Commendatore Leonzio Massa Saluzzo Presidente Capo, e dei Sig.ri
Consiglieri Cavaliere Gaetano Deleuze, Cavagliere Giuseppe Ropolo, Angelo
Biglione, Ottavio Rabino e Cavagliere Cesare Ioannini Ceva di San Michele.
Firme di tutti
Festa di Santa Maria Maddalena luglio 1910
Sindaco Giuseppe Levrino
Grave rissa
tra contadini Una terribile coltellata al ventre (24 luglio 1910) Ieri sera (26 luglio 1910) veniva trasportato in
gravissime condizioni all’Ospedale Mauriziano un contadino di
Sangano a nome Giovanni di anni 22. Il dott. cav.
Dardanelli che lo visitò, gli riscontrò una profonda
ferita di coltello agli intestini, ed altre due ferite in altre parti
del corpo. |
La festa
del villaggio
(Corte d’Assise gennaio 1911) Alle
Prese, piccola frazione del Comune di Sangano
era giorno di festa. Ogni anno al 26 luglio. Santa
Maria Maddalena protettrice aveva, sul piazzale
innanzi alla chiesa, l'onore dei pifferi e delle, trombette che suonavano
a distesa per tutto il giorno, mentre scendevano dai borghi vicini le
fanciulle alla danza ed i giovanotti azzimati (vestiti con cura eccessiva)
strizzavano l’occhio alle più belle. Fra i tanti erano
pure colà, intervenuti Giovanni, Giacomo,
Edoardo, Gioachino, ai quali si unì
più tardi Natale. La lieta brigata, dopo aver
peregrinato per le osterie bevendo allegramente ed in buona armonia,
verso sera si divise, ed allontanatisi gli altri per far ritorno alle
loro case, rimasero soli Natale, Giovanni
ed Edoardo che invitò gli altri due a casa sua.
Appena giunti postosi il Giovanni a sedere nell’aia
diede di piglio ad una fisarmonica a bocca ed incominciò una
sinfonia con suoni rauchi da far rabbrividire, lascia che provi io —
gli disse Natale che moriva dalla voglia di soffiavi
dentro anche lui. La fisarmonica passò dalla bocca, di uno a
quella dell'altro, ma il cambio non fu felice! — Smettila anche
tu — disse intervenendo l'Edoardo; — c'è
in letto mia cugina ammalata e non le può certamente far piacere
questa musica! L'altro non se la diede per intesa e fu allora che Giovanni
gliela strappò di bocca in malo modo, lasciando il poco fortunato
suonatore con un palmo di naso. Così sono alla contesa, Giovanni
e Natale si guardarono dapprima in cagnesco si scagliarono
poi le più atroci contumelie (parole offensive) ed uscirono nella
via minacciosi, pronti alla lotta. Come questa, si sia svolta non fu
dato a nessuno di poter riferire: certamente deve essere stata rapida
ed accanita. Soltanto Edoardo, che s'era indugiato
più degli altri prima di far ritorno a casa vide da lontano che
i due compagni si bisticciavano fra loro e scorse che Natale
aveva impugnato un coltello che teneva nascosto lungo il fianco. |
Gennaio 1911 Prima udienza Ieri mattina all'udienza compariva l'accusato Natale: un giovanotto piccolo, bruno, tarchiato, sobrio nella sua difesa e nel suo interrogatorio. Oppose all'accusa di omicidio volontario lo stato in cui ebbe a trovarsi, di respingere da se un'attuale e ingiusta violenza. “I1 mio avversario — egli dichiarò — era anch'esso armato di coltello: mi feri, mi colpì con un pugno al viso; ferii anch'io, e per mia sventura la ferita fu mortale. Non misurai i colpi. “Ero ubriaco”. Sfilano quindi i numerosi testimoni: il padre, il fratello della vittima, lacrimosi e piangenti, i compagni della festa campestre. Ma di tutti costoro nessuno fu presente al fatto, che si svolse all'angolo della strada, rapidamente, nell'impeto. di una lotta feroce. Compaiono i testimoni i quali raccolsero le parole del moribondo, e lo trasportarono a braccia a casa sua, mentre perdeva sangue dall'enorme ferita all'addome. Compare il maresciallo di Orbassano, Valsania, il quale, mentre depone buone informazioni intorno alla vittima, riferisce la voce che correva in paese intorno all'accusato: uomo violento, prepotente, attaccabrighe. Ma la circostanza più saliente in causa la offre l'esercente Stefano Ferro, teste, il quale ricorda di avere avuto in consegna un coltello raccattato da un bambino proprio ai piedi del ferito. E poiché il coltello feritore fu trovato, ancora macchiato di sangue, in tasca del Natale, cosi la Difesa induce che quel coltello appartenesse al ferito Giovanni, il quale se ne sarebbe servito per provocare la mortale contesa. E con questo... duello giudiziario tra difensore e P. M., e cioè sulla veridicità delle dichiarazioni del Ferro e sulla portata di questa, circostanza, indugia il dibattito, avvivandosi l'interesse della causa, tra le esclamazioni ed i commenti del numeroso pubblico. E così non si riesce che ad esaurire l’inchiesta testimoniale, chiusa colla deposizione di alcuni testimoni sulla quantità del vino tracannato da Natale e sulle buone qualità morali di costui, sul quale i testi ripetono fra l'ilarità rumorosa del pubblico, l'invariabile e non compromettente formula: a me non ha mai fatto nulla!. A domani la discussione, il verdetto e la sentenza! |
La festa del villaggio (Corte d’Assise gennaio 1911) La discussione Stamane il P. M. cav. Forni si mostrò particolarmente
rigoroso contro l’omicida Natale. Verdetto e sentenza La giuria indugia in camera di deliberazione. Molti
compaesani scesi dal villaggio si affollano nell’aula: il padre
della vittima povero vecchio, da un caratteristico berretto montanino,
in un angolo, singhiozza disperatamente, più curvo, più
disfatto. |
La Sentenza
Il Presidente
della Corte d’Appello di Torino Natale di Giovanni e di Giuseppa
nato a Trana ivi residente, celibe, contadino, pregiudicato. Torino gennaio 1911 |
La corte di Cassazione di Roma al di 1 aprile 1911
dichiara inammissibile il ricorso prodotto da Natale
avverso la presente sentenza condannandolo alle spese. |
Con provvedimento 13-9-1915 della Corte Appello venne condonato un anno di pena al Natale, con che non commetta altro delitto entro cinque anni (27-5-1915) |
Con provvedimento del 28 novembre 1917 della Corte d’Appello venne amnistiata la pena degli arresti per mesi due e giorni quindici inflitta al Natale pel porto abusivo di coltello. (27-5-1915) |
marzo 1923 In prossimità di Trana, è
più precisamente in borgata Pratovigero, è
stato trovato ucciso a colpi di bastone e di pietre il bracciante
Natale di 30 anni, detto Strusot.
Il giovane Natale già condannato per omicidio aveva in paese
una brutta fama per il suo carattere prepotente. Ubriacone impenitente
egli aveva in parecchie occasioni commesso atti di violenza che gli
avevano alienato ogni simpatia. Rifiutandolo inviso anche a tutti
i giovani del paese. |
Pietro Spesso nato alle Prese di Sangano nel 1892 e Teresa
Elia 1895, si sposano nel 1921, vanno a vivere in Piossasco alla cascina Brayda,
la vita dei campi è molto dura ma l’affrontano con tanta buona
volontà nascono due figli Vittoria 1923 e Giovanni 1924 che coronano
il loro sogno d’amore passano gl’anni e un bel giorno Teresa si
accorge che sta diventando di nuovo mamma la gioia la pervade e si prepara
alla grande attesa del terzo figlio. Purtroppo la sua gioia dura solo alcuni
mesi, si ammala e deve essere accudita si pensa allora di portarla alle Prese
di Sangano dove lei e i due figli piccoli hanno assistenza dai nonni paterni,
la malattia non da tregua nonostante le cure del Dottor Francesco Alfano che
giornalmente la raggiunge con la sua moto, ma nonostante le cure si aggravò
e nel mese di febbraio del 1931 al settimo mese di gravidanza morì,
in quei giorni il Dottor Alfano dovette salire a piedi per la neve alta che
non consentiva l’uso della moto.
Il funerale si fece a Piossasco pertanto il feretro fu portato a valle con
la lesa alla posa situata poco prima della casa Salesiana, in terra vi erano
oltre 50 centimetri di neve, fu sepolta nel cimitero attuale di Piossasco
in Via Volvera. Esterina Dovis nativa delle Prese di Piossasco e sposata alle
Prese di Sangano con Giacomo Andruetto, ricordava che partirono al mattino
presto e rientrarono alla sera tardi stanchi e distrutti dal dolore.
La posa per i defunti delle Prese di Piossasco era poco prima della casa Salesiana
Se il tempo permetteva il trasporto del feretro a valle avveniva su di un carro a due ruote trainato da buoi.
I vecchi narravano che tanti e tanti anni fa un defunto delle Prese di Piossasco deceduto in pieno inverno e con una grande nevicata, al Colle di Pre fecero prima a scavare un tunnel che toglierla per il passaggio non potendo tenerlo oltre visto che erano giorni che continuava a nevicare.
Il Medico condotto dott. Francesco
Alfano 1896-1966, alle Prese, la frazione più lontana
dal paese (cinque chilometri) su in montagna, in certi giorni, in occasione
di malati gravi, saliva anche due volte al giorno con la sua robusta moto,
per una strada sassosa, ripida e con molte curve.
La posa in via del Campetto che serviva per le borgate della zona e le Prese di Piossasco
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Maria Teresa Pasquero Andruetto