Sangano
Giuseppe Filippi
Operatore Lumière
1864- 1956
Gazzetta Sera
Articolo apparso sulla Gazzetta Sera mercoledì 8 giugno 1948
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La Domenica del Corriere
Di quel vecchietto che sta dando, in perfetta sanità
fìsica, la scalata ai novantanni — oggi ne conta ottantasette
— e che vive a Sangano, quindi a poco più di venti chilometri
da Torino, consumando il suo vasto patrimonio di ricordi, più di un
giornale ha parlato, recentemente. Si chiama Giuseppe Filippi ed è
il pioniere numero uno della cinematografìa italiana. Ora è
venuto a Roma, invitato dagli organizzatori di Bellissima, un film che racconta
la vita del cinema vista dall'altra parte dello schermo: i retroscena, i piccoli
e grandi segreti.
« Sono qui per vedere come si fa oggi un film. Ma ai miei tempi non
si diceva così, si diceva una film. Genere femminile. E non era la
stessa cosa. Un uomo solo, per esempio io, poteva metterla assieme, tutta
una pellicola: che era una modesta cosa, naturalmente, e aveva una misura
standard, diciassette metri di celluloide mentre oggi ne conta « in
media, tremila ». La prima film italiana fu realizzata — egli
ci informa — appunto da questo piemontese, nel 1896. Avvenne a Milano.
Nel 1894, il giovane Filippi — licenza liceale, spirito avventuroso,
grandi ambizioni — era impiegato all'ufficio postale di Milano. Stando
dietro il suo sportello, conobbe gente di grande fama: per esempio, Giuseppe
Verdi, a cui pagava i vaglia di diritti d'autore.
Filippi era socio della Società fotografica lombarda e amico di un
altro pioniere, Vittorio Calcina, rappresentante della Casa francese Lumière,
produttrice di articoli fotografici. Mentre si discorreva molto, a quel tempo
del « Cinetoscopio », di Edison, una macchina per la fotografìa
animata, fu alla fine del 1895 che Filippi seppe dal Calcina di una nuova
e più razionale macchina, inventata da Louis Lumière, nelle
sue officine di Monplaisir, per dare la sensazione del movimento, ossia della
vita, con le immagini semoventi. Incuriosito dalla novità ed esortato
dal Calcina, Filippi si recò a Parigi, nel dicembre, per assistere
al primo esperimento di proiezione: e la sera del 28 egli era fra i pochi,
nella sala del Grand Café, sul boulevard des Capucins, cui fu dato
di assistere alla ormai famosa presentazione dei sei o sette filmetti che
sono il basamento autentico di tutta la cinematografìa mondiale.
Non sappiamo se vivano ancora dei pochissimi avventurati che costituirono
il primo pubblico d'una sala buia, raccolti attorno allo schermo. Filippi
suppone di essere il solo sopravvissuto, e questo gli attribuisce un piccolo
merito di pionierismo. Ma ebbe ben altri meriti: quello di presentare, in
Italia, i primi film di Lumière. Li proiettò, per incarico di
Lumière, che ebbe molta simpatia per lui, proprio a Milano. Fu nel
Teatro Milanese, di porta Venezia, dove allora recitava Ferravilla (Dina Galli
era con lui) ; Ferravilla consentì a Filippi di impiantare nella sala
la sua poco complessa attrezzatura di proiezione, ordinando uno spettacolo
che durava venti minuti, esibiva ben otto pellicole, ciascuna di diciassette
metri, e poteva esser visto con l’acquisto di cinquanta centesimi di
biglietto.
Folla enorme, grande successo di curiosità. La macchina utilizzata
per la proiezione poteva anche essere adoperata per la ripresa delle pellicole:
e fu così che Filippi ebbe l'idea di realizzare un suo film. Ma allora,
bene inteso, « realizzare » non si diceva; questo brutto verbo
venne poi; si diceva soltanto «fare». Ed ecco, nel 1896, che Filippi
— regista, scenografo, operatore — mette assieme i suoi bravi
diciassette metri di pellicola, Il bagno Diana, una sorta di documentario
sui bagni in una piscina milanese che oggi non esiste più. Si vedevano
giovanotti e signorine che, dal trampolino, si tuffavano in acqua e nuotavano:
nulla di più. Il bagno Diana fu — informa il Filippi —
il primo film italiano: tutti gli altri discendono da quell'archetipo. Se
oggi Rossellini, Blasetti, e De Sica mettono assieme chilometri di pellicola
è anche per questo, perche Filippi, in un'epoca in cui la fotografìa
animata era giudicata una stravagante innovazione, ebbe il merito di crederci;
e pochissimi altri con lui. Ci credette, ostinatamente, anche negli anni successivi,
che furono avventurosissimi e lo condussero a girovagare per tutto il mondo.
Ma questa è una storia appassionante, che merita di essere raccontata
a parte; un giorno o l'altro lo faremo. Ora basta dire che quell'iniziatore
audace, mentre tanta gente s'è arricchita con i film, vive nella più
squallida miseria nel suo villaggio di Sangano; e aspetta, nonagenario, che
si ricordi di lui questo adulto che egli cullò, da neonato, il cinematografo.
Può dirsi il nonno degli «operatori» italiani. Il cinematografo
se ne ricorderà?
LA DOMENICA DEL CORRIERE
Anno 53 n. 44
4 novembre 1951
Elaborazione propria.
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Gazzetta Sera
Articolo apparso sulla Gazzetta Sera Cronaca lunedì 12 aprile 1954
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Gazzetta del Popolo
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Ieri in festa il paese di Sangano
Commosso abbraccio della Loren al vecchio operatore di Lumière
Giuseppe Filippi ha raccontato a Sophia la favola vera dell’invenzione
della macchina da presa. L’attrice in mattinata aveva visitato gli stabilimenti
Fiat
Anche la seconda giornata torinese di Sophia Loren è
stata movimentatamente lunga e piena di emozioni. Nuove visite, nuove conoscenze,
volti nuovi: ma la folla era sempre la stessa, entusiastica, cordiale, a volte
eccessivamente pressante.
Alzatasi di buon’ora come usa ormai da quando è entrata nel cinema,
ove le esigenze di lavoro spesso la costringono a orari spropositati. Sophia
attese alla sua toeletta con calma.
Le sue visite iniziarono verso le dieci di ieri mattina quando il seguito,
già pronto, la guidò alla Fiat Mirafiori per la visita stabilita.
Impiegati di ogni settore hanno fatto ala all’arrivo dell’attrice
che è stata ricevuta da un gruppo di dirigenti. Quindi salita a bordo
di una macchina scoperta e preceduta dalle macchine dei fotografi e dai giornalisti;
Sophia ha attraversato le grandi officine salutata, al suo passaggio, da maestranze
e operai: ben lieti di vederla senza abbandonare il loro lavoro. Quindi è
salita in sala di consiglio per firmare l’album dei visitatori dove
è stata salutata dalla presidenza e dalla direzione.
Poi, abbandonata la Mirafiori, l’attrice si recò a Sangano, un
villaggio nelle vicinanze di Trana, dove l’attendeva Giuseppe Filippi,
il più vecchio operatore cinematografico che il mondo conosca. Il vecchio
papà del cinema, e la giovane stella che il cinema ha reso celebre,
teneramente si abbracciarono mentre i popolani, coloro i quali a Sangano venerano
nel Filippi il decano del paese, il più vecchio e il più saggio
uomo della contrada, senza per altro sapere quale meravigliosa storia quest’uomo
ha vissuto, applaudirono attoniti, storditi. Giuseppe Filippi raccontò
in breve la sua favola all’attrice, e incominciò: C’era
una volta Augusto Lumière che a Parigi, intorno al 1894 inventò
una macchina grossa 40 per 35, chiamata di proiezione, ripresa e stampaggio
della fotografia, con la quale, su schermo bianco, proiettò la fotografia
animata. Io ero giovane e già m’intendevo di fotografia, e i
fratelli Lumière mi presero con loro a girare i primi 17 metri di comiche.
Girai così “Il giardiniere innaffiato” e pio, sempre con
quella macchina e sette piccoli film nella scatola, tornai in Italia per far
conoscere la nuova invenzione. A Milano infatti incontrai, in un primo tempo
delle difficoltà, poi Edoardo Ferravilla che recitava al “Piccolo
teatro” e così proiettai i primi film di Lumière con grande
successo. Con l’aiuto di Ferravilla radunai un giorno delle ragazze
della buona società, e girai il “Bagno di Diana”, un film
sportivo, il primo che venisse girato in Italia. Poi…
Tante altre cose raccontò il vegliardo alla bella che, attonita, l’ascoltava.
Ora Filippi vive in una decorosa povertà, e Sophia lo capi: le vennero
le lacrime agli occhi. Disse poi: “Noi del cinema dobbiamo molto anche
a lei, perciò nessuno dovrebbe dimenticarsi di lei”. E la gente
che la senti, si augurò che queste parole, così generose e sagge,
vengano ricordate da tutti, specie da coloro i quali oggi sono infinitamente
ricchi per merito del cinematografo.
Finalmente, nel pomeriggio, Sophia si è potuta riposare. Ha dormito
due ore nel suo albergo; poi, giunti altri ospiti da Roma, ha fatto delle
passeggiate in macchina e alla sera è ripartita per la capitale.
Gazzetta del Popolo
Dalla provincia di Torino
domenica 18 settembre 1955 pag 5
Elaborazione propria.
Commosso abbraccio della Loren al vecchio operatore di Lumière - File PDF
La rotonda sulla Provinciale nel Comune di Montanera
MONTANERA
patria del pioniere del cinema
Giuseppe Filippi
1864—1956
proiettori cinematografici
proiettori cinematografici
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La casa di Giuseppe Filippi Sangano
Sangano la casa dove abitò Giuseppe Filippi