Sangano
Giuseppe Filippi
Operatore Lumière
1864- 1956

 

Studio Luce
24 giugno 1951

 

 

MONTANERA INTITOLERÀ LA PIAZZA DELLE SCUOLE A GIUSEPPE FILIPPI
Il figlio del mezzadro pioniere del cinema
A Parigi conobbe i fratelli Lumière e si fece consegnare un proiettore per divulgare la nuova arte. E' stato l'autore del primo «corto» italiano

Da bambino sentivo raccontare da mio padre che un nostro parente, cugino di sua madre Filippi Agnese, aveva inventato il cinema lavorando con i fratelli Lumière di Lione. La cosa mi inorgogliva e assistendo alle proiezioni di «Cecu Cine», leggendario operatore fossanese che elargiva in aie e cortili le emozioni della decima Musa, mi pareva di essere nel mio.
Devo ora alla caparbietà di un sindaco ricercatore immerso in documenti e vecchie foto, una puntuale ricostruzione della vita di quell'antenato, che rileva i suoi indubbi meriti in campo cinematografico. Si tratta di Tommaso Masera, sindaco di Montanera (Cuneo), comune dove Giu-seppe Filippi nacque il 25 novembre 1864, penultimo dei sei figli d'un mezzadro. A otto anni, dopo la morte della mamma, venne messo in seminario a Mondovì. Fu la sua fortuna, perché frequentò il liceo classico, anche se non arrivò alla ordinazione sacerdotale. Preferì accettare un impiego alla Posta a Cuneo è poi a Milano. Dov'era solito incontrare Giuseppe Verdi che ritirava i diritti d'autore e una volta lo invitò a pranzo.
Giuseppe Verdi lo invitò a pranzo Nel 1954 la Loren fu ospite nella sua casa.
Intanto si era appassionato alla fotografia, stringendo rapporti con il torinese Vittorio Calcina, agente per l'Italia dei prodotti fotografici dei fratelli Lumière. Calcina lo mandò a Parigi per assistere, il 28 dicembre 1895 nella sala del Grand Cafè, alla prima proiezione di filmati della portentosa macchina inventata dai Lumière. Giuseppe ne rimase folgorato, andò a Lione, convinse i fratelli inventori a dargli un riproduttore e cominciò a proiettare in quel di Milano. La macchina riprendeva oltre che proiettare, per cui Filippi produsse egli stesso un corto della durata di un minuto. S'intitolava «I bagni di Diana» ed erano riprese effettuate in una piscina milanese durante l'orario delle donne. Giuseppe faceva vedere anche il riavvolgimento della pellicola, con l'effetto comico delle bagnanti che volano verso il trampolino.
Su invito del re Umberto I, Filippi proiettò i suoi film nella Villa Reale di Monza il 10 settembre 1896 e il sovrano entusiasta gli concèsse di chiamare la sua impresa «Reale Cinematografo». Anche il Pontefice amava la novità e l'ex seminarista lo riprese sulla sedia gestatòria nell'Anno Santo 1900, con successiva proiezione nella Cappella Sistina. Leone XIII lo volle ringraziare personalmente e lui allora gli chiese: «Santità, la sua benedizione vale anche attraverso il mio film?». E il Papa: «Signor Filippi, lei vuol rubarmi il mestiere!».
A Torino la prima proiezione, effettuata con Calcina, avvenne il 7 novembre 1896 nell'ex Ospizio di via Po 33. Successivamente lo spettacolo fece il giro d'Italia, toccando anche Cuneo con proiezioni nell’allora teatro comunale di via Bonelli. Filippi decise, poi, di tentare la fortuna in Sudamerica e cominciò a girare quel continente col suo proiettore, soprattutto in Brasile. A Buenos Aires provò ad andare oltre abbinando il sonoro alle immagini: sincronizzò i movimenti della pellicola con i suoni prodotti dalla «recente scoperta scientifica» denominata Grafofono Amplificatore.
Di ritorno in Europa si recò in Inghilterra e, nel 1939, si stabilì a Sangano (Torino), con la terza moglie, dove morì nel 1956 a 92 anni, quasi dimenticato, salvo un paio d'interviste sulla «Domenica del Corriere» e «La Gazzetta del Popolo», in occasione della visita a casa sua di Sofia Loren.
Ora il sindaco di Montanera, suo paese natale, intende intitolare all'illustre concittadino la piazza delle scuole: «Perché - dice Tommaso Masera - ci sentiamo fieri di lui. E vorremmo anche realizzare qualcosa di più visibile, ad esempio un monumento al centro della rotonda che la Provincia: sta costruendo sulla circonvallazione». Potrebbe essere un grande proiettore cinematografico, che ricordi ai viaggiatori che il cinema non è solo Hollywood, ma anche un villaggio dal quale partì un geniale e tenace diffusore di quella che poi divenne la principale arte del Novecento.
Piero Dadone
Montanera (Cn)

La Stampa - domenica 23 maggio 2004

Storia e tradizioni
Il 27 giugno 1897 s'installa presso il Teatro Toselli, allora posto nell'attuale palazzo delle Poste
Il primo film a Cuneo fu portato da Giuseppe Filippi di Montanera

Asti ha ricordato il suo concittadino Giovanni Pastrone, dedicando anche uno spazio a Giuseppe Filippi, originario di Montanera. Sono due nomi accomunati dalla passione per il cinema che a cavallo dei due secoli sta muovendo i primi passi. Il regista astigiano è attivo negli anni Dieci con titoli che sono passati alla storia, tra i quali "Cabiria" è il più conosciuto.
Più lontano da noi è invece Giuseppe Filippi che operò subito dopo la celebre serata parigina del dicembre 1895 per poco meno di un decennio, almeno per quanto riguarda l'Italia. A Cuneo Filippi è poi particolarmente legato, perché fu lui a portare per la prima volta il cinema nella nostra città. A distanza di un secolo la storia del cinema sta riscoprendo il ruolo che questo personaggio eclettico e attivissimo ebbe nello sviluppo del cinema in Italia.
Erano gli anni di fine secolo e il nostro "illustre concittadino", così lo definisce la Sentinella delle Alpi, conobbe l'invenzione dei Lumière attraverso Vittorio Calcina, fotografo torinese agente gene-rale per l'Italia della "Societc anonyme des pellicules francaises".
La possibilità di mostrare a più persone delle scene animate, faceva la differenza con altre invenzioni diffuse da tempo che però consentivano solo visioni individuali attraverso degli oculari. L'industria Lumière fiuta l'affare e organizza una schiera di operatori che nel giro di pochi mesi arrivano dappertutto nel mondo inviando un'impressionante mole di materiale per documentare ogni angolo del pianeta. Filippi e Calcina lavorano in coppia per un po' di tempo, come prevede l'organizzazione dei Lumière.
Poi Filippi si mette in proprio e comincia a girare l'Italia settentrionale, "fino al 42° parallelo" scrive in una lettera, col suo Cinematografo Lumière. Ha successo, tanto che nel 1896 lo presenta anche alla famiglia reale a Monza. Da quel momento gli sarà concesso di fregiarsi del titolo di Reale Cinematografo Lumière.
A giudicare dai documenti che rimangono della sua frenetica attività, Filippi appare un personaggio intraprendente e pieno di inventiva. Utilizza con intelligenza a scopo pubblicitario il titolo di cui sopra. Sa adattarsi alle più svariate situazioni per presentare il "cinematografo" e anzi dimostra una certa abilità nel costruire i programmi delle serate.
La tappa di Cuneo ne è un esempio. Prepara il suo arrivo con largo anticipo. Almeno una decina di giorni prima alcuni giornali ne riportano la notizia registrando il successo che ebbe a Milano.
Quando arriva, 27 giugno 1897, si installa presso il Teatro Toselli, che allora aveva sede in luogo dell'attuale palazzo delle Poste. Il cinematografo sta vivendo la sua prima crisi. Un mese prima, 14 maggio, a Parigi l'incendio di un locale aveva provocato 150 vittime, molte delle quali dell'alta società. Bisogna lavorare sulla meraviglia, creare un clima di attesa per avere un pubblico attento. Ecco allora Filippi uscire dal teatro e al mattino far suonare il suo "grammofono" presso il Caffè di Città e "i suoni si percepivano persino nella strada", annota il cronista. È lo stesso strumento che la sera fa udire l'inno tedesco e i comandi degli ufficiali a commento della "Rivista militare a Gor-litz".
Pezzo forte delle sue serate è il film più celebre: "I bagni di Diana". Girato dallo stesso Filippi presso una piscina milanese, meraviglia gli spettatori per la vivacità delle scene, ma soprattutto perché viene proposto anche all'indietro, cosicché si vedono i bagnanti uscire dall'acqua e saltare sul trampolino.
Il genio di Filippi non si ferma a Cuneo. Dopo aver girovagato su tutte le piazze d'Italia, quando il cinema in Europa sta abbandonando le strutture ambulanti, va oltreoceano. Le cronache ne registrano il passaggio in molte località dell'America Latina guadagnandosi un posto nella dif¬fusione del nuovo spettacolo anche in quei paesi.
Tornato in Italia i tempi sono cambiati. L'epoca pionieristica è finita: il cinema ha ormai assunto struttura industriale. I recenti lavori di ricerca per recuperarne figura e operosità documentano che Filippi svolse un'attività che va oltre quella del cinema, essendosi interessato di molti altri argomenti su cui di recente si è incentrata l'attenzione di Montanera e del suo Sindaco che intendono dare il giusto risalto al loro concittadino.
Roberto Dutto

La Guida - Storia e Tradizioni
Venerdì 5 novembre 2004

OMAGGIO AL CONCITTADINO GIUSEPPE FILIPPI PIONIERE DEL FILM MUTO
Montanera. serata di fine ottocento
Al “Reale Cinematografo Lumière”

Domani a Montanera riaprirà per una sera il «Reale Cinematografo Lumière», la storica sala che il montanerese Giuseppe Filippi inventò a fine '800 per diffondere la nascente arte, proiettando le prime pellicole di fronte al Re, al Papa e nelle principali città italiane, d'Europa e d'America.
Lui, figlio di mezzadri nato nel 1864, venne mandato in seminario a Mondovì. Dal quale uscì anni dopo con la maturità classica, ma senza quella vocazione necessaria a indossare l'abito talare. Lavorò alle Poste di Cuneo e poi di Milano, dove conobbe il torinese Vittorio Calcina, agente fotografico dei fratelli Lumière, intenti a studiare una portentosa macchina in grado di movimentare le foto. Il Calcina lo inviò a Parigi per assistere, il 28 dicembre 1895 nella sala del Grand Cafè, alla prima proiezione di filmati dei Lumière. Filippi ne fu affascinato, seguì i fratelli a Lione diventando un loro operatore, li convinse a dargli un riproduttore e cominciò a proiettare a Milano. Quei primi marchingegni fungevano anche da cinepresa, e quindi lui stesso girò una serie di «corti», come «I bagni di Diana», considerato il primo film italiano.
Sarà appunto «I bagni di Diana» (una piscina milanese durante l'ora riservata alle donne, che il Filippi faceva vedere anche al contrario durante il rivvolgimento della pellicola, suscitando le risate del pubblico), insieme ad altre pellicole del pioniere, a essere proiettate domani (alle 21 sotto il tendone del Circolo Acli in piazza delle scuole, ingresso libero) per concessione della Fondazione Cineteca Italiana. Insieme a un documentario dell'Istituto Luce sulla storia dei Lumière. Il sindaco Tommaso Masera, dedicatosi in questi anni alla riscoperta e documentazione della vita del personaggio, relazionerà su «Giuseppe Filippi una vita per il cinema». Seguirà un concerto di musiche da film del chitarrista Tony Segreto.
Il Comune sta anche progettando di dedicargli la rotonda sulla provinciale. Vi sarà esposto un antico proiettore e incisa la dicitura «Montanera, patria del pioniere del cinema Giuseppe Filippi», con gli stessi caratteri della celebre scritta che campeggia sulla collina di Hollywood. Noblesse oblige.
Piero Dadone - Montanera

La Stampa – venerdì 22 settembre 2006
Cuneo e Provincia- Spettacoli

 

Celebrazione solenne di Giuseppe Filippi, tra i pionieri del cinema in Italia

Sabato 23 settembre a Montanera il sindaco Tommaso Masera insieme ai nipoti di Giuseppe Filippi, Rita e Guido, ha tenuto una serata in ricordo del 50° anniversario della morte di uno tra i primi pionieri del cinema in Italia. Durante la serata, alla presenza del sindaco di Cuneo e di numerosi rappresentanti di Provincia e Regione, è stato proiettato un documentario sui Lumière dell'Istituto Luce di Roma, il sindaco di Montanera ha relazionato sulla vita di Filippi e infine sono stati proiettati alcuni «film» di Filippi, quelli che oggi chiameremmo dei cortometraggi. Sulla piazza delle scuole, oltre a molti montaneresi, hanno preso parte alla celebrazione anche alcuni critici cinematografici che hanno assistito alla proiezione dei famosi «Bagni di Diana» e altri «corti» custoditi dalla fondazione cineteca italiana di Milano. Ma non solo film, il comune di Montanera vuole sviluppare un progetto che prevede la realizzazione di una rotonda in onore ed in ricordo del primo tra i pionieri del cinema in Italia, questa è già stata abbozzata e, forse, entro fine anno, prenderà forma sulla provinciale 3. A Giuseppe Filippi Montanera oltre a dedicare la rotonda, intitolerà una piazza, quella delle Scuole, e presto anche i bambini conosceranno l'opera di Filippi perché si intende portare nelle aule la storia dei pioniere nato a Montanera il 25 novembre del 1864. Per cinque anni egli fece parte della potente organizzazione dei Lumière, che operava anche in Italia. Nel 1894 era impiegato nell'ufficio postale di Milano e socio della Società fotografica Lombarda e amico del torinese Vittorio Calcina agente generale per l'Italia della Società Anonime des Plaques et Papiers Photographiques A. Lumière et ses fils, produttrice di articoli fotografici. Dal Calcina Filippi seppe di una nuova macchina inventata dai Lumière in grado di dare movimento alle immagini meglio del (cinetoscopio di Edison. Incuriosito dalla novità Filippi nel dicembre 1895 si recò a Parigi, nella sala del Grand Cafè, per assistere al primo esperimento di proiezione. Entusiasta, Filippi, all'inizio del 1896 va con Calcina a Montplaisir, nello stabilimento Lumière, dove ebbe in consegna un piccoIo apparecchio che serviva ripresa, stampa e proiezione e anche dodici pellicole per la prima presentazione in Italia. Filippi incominciò la presentazione da Milano, città dove girò, pochi giorni dopo, il primo film italiano «I bagni di Diana». Cosi Filippi diventa il braccio destro di Calcina e insieme portano il cinematografo dei Lumière in diverse città. Nel 1896 Filippi probabilmente è anche autore delle riprese di «Piazza del Duomo» e «I pompieri in azione». «I bagni di Diana» riscuotevano un grande successo dovuto al fatto che, dopo averlo proiettato normalmente, spesso veniva applicata la retromarcia in modo da farlo scorrere realizzando l'effetto di far riemergere i tuffatori dall'acqua, ciò provocava un enorme stupore. Nel dicembre 1896 i Lumière diedero disposizione alle équipes di sciogliersi e di operare individualmente, così Filippi divenne proprietario di una macchina da proiezione. Dal 1898 la concorrenza dei molti ambulanti cresce maggiormente, mentre si spegne l'entusiasmo iniziale di Filippi. Nel 1900 Filippi ebbe modo di riprendere, in una galleria del Vaticano, Sua Santità Leone XIII. Terminarono così cinque anni dedicati da Filippi al cinematografo, poi egli emigrò in sud America e tornò in Italia nel 1915. Nel 1939 si stabilì a Sangano, in provincia di Torino dove vi rimase fino alla morte avvenuta il 3 giugno 1956.

LaBISALTA
Il settimanale della Granda
venerdì 29 settembre 2006

Comune di
Montanera
Presenta
Il Reale Cinematografo Lumière
Giuseppe Filippi

L’entusiasmante storia di un “montanerese” pioniere del cinema italiano.
sabato 23 settembre 2006
Piazza delle scuole

programma
Ore 21,00 - Proiezione documentario “I f.lli Lumière”
La storia degli inventori del cinema
Istituto Luce – Roma

Ore 21,30 Giuseppe Filippi “Una vita per il cinema”
Relatore Tommaso Masera sindaco di Montanera

Ore 22,00 Proiezione “cortometraggi” di Giuseppe Filippi
(tra i quali il famoso “Bagni di Diana” primo filmato della storia del cinema italiano)
Fondazione Cineteca Italiana – Milano

 

Gazzetta Sera

Articolo apparso sulla Gazzetta Sera mercoledì 8 giugno 1948

La Domenica del Corriere

Di quel vecchietto che sta dando, in perfetta sanità fìsica, la scalata ai novantanni — oggi ne conta ottantasette — e che vive a Sangano, quindi a poco più di venti chilometri da Torino, consumando il suo vasto patrimonio di ricordi, più di un giornale ha parlato, recentemente. Si chiama Giuseppe Filippi ed è il pioniere numero uno della cinematografìa italiana. Ora è venuto a Roma, invitato dagli organizzatori di Bellissima, un film che racconta la vita del cinema vista dall'altra parte dello schermo: i retroscena, i piccoli e grandi segreti.
« Sono qui per vedere come si fa oggi un film. Ma ai miei tempi non si diceva così, si diceva una film. Genere femminile. E non era la stessa cosa. Un uomo solo, per esempio io, poteva metterla assieme, tutta una pellicola: che era una modesta cosa, naturalmente, e aveva una misura standard, diciassette metri di celluloide mentre oggi ne conta « in media, tremila ». La prima film italiana fu realizzata — egli ci informa — appunto da questo piemontese, nel 1896. Avvenne a Milano. Nel 1894, il giovane Filippi — licenza liceale, spirito avventuroso, grandi ambizioni — era impiegato all'ufficio postale di Milano. Stando dietro il suo sportello, conobbe gente di grande fama: per esempio, Giuseppe Verdi, a cui pagava i vaglia di diritti d'autore.
Filippi era socio della Società fotografica lombarda e amico di un altro pioniere, Vittorio Calcina, rappresentante della Casa francese Lumière, produttrice di articoli fotografici. Mentre si discorreva molto, a quel tempo del « Cinetoscopio », di Edison, una macchina per la fotografìa animata, fu alla fine del 1895 che Filippi seppe dal Calcina di una nuova e più razionale macchina, inventata da Louis Lumière, nelle sue officine di Monplaisir, per dare la sensazione del movimento, ossia della vita, con le immagini semoventi. Incuriosito dalla novità ed esortato dal Calcina, Filippi si recò a Parigi, nel dicembre, per assistere al primo esperimento di proiezione: e la sera del 28 egli era fra i pochi, nella sala del Grand Café, sul boulevard des Capucins, cui fu dato di assistere alla ormai famosa presentazione dei sei o sette filmetti che sono il basamento autentico di tutta la cinematografìa mondiale.
Non sappiamo se vivano ancora dei pochissimi avventurati che costituirono il primo pubblico d'una sala buia, raccolti attorno allo schermo. Filippi suppone di essere il solo sopravvissuto, e questo gli attribuisce un piccolo merito di pionierismo. Ma ebbe ben altri meriti: quello di presentare, in Italia, i primi film di Lumière. Li proiettò, per incarico di Lumière, che ebbe molta simpatia per lui, proprio a Milano. Fu nel Teatro Milanese, di porta Venezia, dove allora recitava Ferravilla (Dina Galli era con lui) ; Ferravilla consentì a Filippi di impiantare nella sala la sua poco complessa attrezzatura di proiezione, ordinando uno spettacolo che durava venti minuti, esibiva ben otto pellicole, ciascuna di diciassette metri, e poteva esser visto con l’acquisto di cinquanta centesimi di biglietto.
Folla enorme, grande successo di curiosità. La macchina utilizzata per la proiezione poteva anche essere adoperata per la ripresa delle pellicole: e fu così che Filippi ebbe l'idea di realizzare un suo film. Ma allora, bene inteso, « realizzare » non si diceva; questo brutto verbo venne poi; si diceva soltanto «fare». Ed ecco, nel 1896, che Filippi — regista, scenografo, operatore — mette assieme i suoi bravi diciassette metri di pellicola, Il bagno Diana, una sorta di documentario sui bagni in una piscina milanese che oggi non esiste più. Si vedevano giovanotti e signorine che, dal trampolino, si tuffavano in acqua e nuotavano: nulla di più. Il bagno Diana fu — informa il Filippi — il primo film italiano: tutti gli altri discendono da quell'archetipo. Se oggi Rossellini, Blasetti, e De Sica mettono assieme chilometri di pellicola è anche per questo, perche Filippi, in un'epoca in cui la fotografìa animata era giudicata una stravagante innovazione, ebbe il merito di crederci; e pochissimi altri con lui. Ci credette, ostinatamente, anche negli anni successivi, che furono avventurosissimi e lo condussero a girovagare per tutto il mondo. Ma questa è una storia appassionante, che merita di essere raccontata a parte; un giorno o l'altro lo faremo. Ora basta dire che quell'iniziatore audace, mentre tanta gente s'è arricchita con i film, vive nella più squallida miseria nel suo villaggio di Sangano; e aspetta, nonagenario, che si ricordi di lui questo adulto che egli cullò, da neonato, il cinematografo. Può dirsi il nonno degli «operatori» italiani. Il cinematografo se ne ricorderà?

LA DOMENICA DEL CORRIERE
Anno 53 n. 44
4 novembre 1951

Gazzetta Sera

Articolo apparso sulla Gazzetta Sera Cronaca lunedì 12 aprile 1954

Gazzetta del Popolo

Ieri in festa il paese di Sangano
Commosso abbraccio della Loren al vecchio operatore di Lumière
Giuseppe Filippi ha raccontato a Sophia la favola vera dell’invenzione della macchina da presa. L’attrice in mattinata aveva visitato gli stabilimenti Fiat

Anche la seconda giornata torinese di Sophia Loren è stata movimentatamente lunga e piena di emozioni. Nuove visite, nuove conoscenze, volti nuovi: ma la folla era sempre la stessa, entusiastica, cordiale, a volte eccessivamente pressante.
Alzatasi di buon’ora come usa ormai da quando è entrata nel cinema, ove le esigenze di lavoro spesso la costringono a orari spropositati. Sophia attese alla sua toeletta con calma.
Le sue visite iniziarono verso le dieci di ieri mattina quando il seguito, già pronto, la guidò alla Fiat Mirafiori per la visita stabilita. Impiegati di ogni settore hanno fatto ala all’arrivo dell’attrice che è stata ricevuta da un gruppo di dirigenti. Quindi salita a bordo di una macchina scoperta e preceduta dalle macchine dei fotografi e dai giornalisti; Sophia ha attraversato le grandi officine salutata, al suo passaggio, da maestranze e operai: ben lieti di vederla senza abbandonare il loro lavoro. Quindi è salita in sala di consiglio per firmare l’album dei visitatori dove è stata salutata dalla presidenza e dalla direzione.
Poi, abbandonata la Mirafiori, l’attrice si recò a Sangano, un villaggio nelle vicinanze di Trana, dove l’attendeva Giuseppe Filippi, il più vecchio operatore cinematografico che il mondo conosca. Il vecchio papà del cinema, e la giovane stella che il cinema ha reso celebre, teneramente si abbracciarono mentre i popolani, coloro i quali a Sangano venerano nel Filippi il decano del paese, il più vecchio e il più saggio uomo della contrada, senza per altro sapere quale meravigliosa storia quest’uomo ha vissuto, applaudirono attoniti, storditi. Giuseppe Filippi raccontò in breve la sua favola all’attrice, e incominciò: C’era una volta Augusto Lumière che a Parigi, intorno al 1894 inventò una macchina grossa 40 per 35, chiamata di proiezione, ripresa e stampaggio della fotografia, con la quale, su schermo bianco, proiettò la fotografia animata. Io ero giovane e già m’intendevo di fotografia, e i fratelli Lumière mi presero con loro a girare i primi 17 metri di comiche. Girai così “Il giardiniere innaffiato” e pio, sempre con quella macchina e sette piccoli film nella scatola, tornai in Italia per far conoscere la nuova invenzione. A Milano infatti incontrai, in un primo tempo delle difficoltà, poi Edoardo Ferravilla che recitava al “Piccolo teatro” e così proiettai i primi film di Lumière con grande successo. Con l’aiuto di Ferravilla radunai un giorno delle ragazze della buona società, e girai il “Bagno di Diana”, un film sportivo, il primo che venisse girato in Italia. Poi…
Tante altre cose raccontò il vegliardo alla bella che, attonita, l’ascoltava. Ora Filippi vive in una decorosa povertà, e Sophia lo capi: le vennero le lacrime agli occhi. Disse poi: “Noi del cinema dobbiamo molto anche a lei, perciò nessuno dovrebbe dimenticarsi di lei”. E la gente che la senti, si augurò che queste parole, così generose e sagge, vengano ricordate da tutti, specie da coloro i quali oggi sono infinitamente ricchi per merito del cinematografo.
Finalmente, nel pomeriggio, Sophia si è potuta riposare. Ha dormito due ore nel suo albergo; poi, giunti altri ospiti da Roma, ha fatto delle passeggiate in macchina e alla sera è ripartita per la capitale.

Gazzetta del Popolo
Dalla provincia di Torino
domenica 18 settembre 1955 pag 5

 

La rotonda sulla Provinciale nel Comune di Montanera

 

MONTANERA
patria del pioniere del cinema
Giuseppe Filippi
1864—1956

proiettori cinematografici

proiettori cinematografici a Montanera

Sangano la casa dove abitò Giuseppe Filippi dal 1939 al 1956

 

L’uomo morì in paese nel 1956, il progetto è del regista cuneese Giancarlo Baudena
Sangano diventa set nel nome di Filippi, pioniere del cinema

Provare a restituire il giusto risalto a Giuseppe Filippi, il primo in assoluto a fare conoscere l’invenzione del cinematografo agli italiani. Un uomo che, nella sua lunga vita (1864- 1956), visse mirabolanti avventure, dividendosi fra Torino, Milano, la Francia e il Sud America, prima di concludere la sua esistenza a Sangano, dove abitò per circa 16 anni. È questo l’intento del regista cuneese (come lo stesso Filippi) Giancarlo Baudena che, la scorsa settimana, ha finito di girare le scene sanganesi del suo film-documentario intitolato “Giuseppe Filippi-cercando il cinema”.
Spirito inquieto e geniale, Filippi fu ufficiale postale a Milano, dove strinse amicizia con Giuseppe Verdi, che talvolta invitava a pranzo in qualche caffè vicino. Da sempre appassionato di fotografia, Filippi diventò socio della Società Fotografica Lombarda e amico del torinese Vittorio Calcina, agente generale per l’Italia della “Società Augusto Lumière e figli”, produttrice di articoli fotografici. Nel dicembre del 1895, si recò a Parigi per assistere al primo esperimento di proiezione dei Fratelli Lumière; Filippi fu infatti fra i pochi, nella sala del Grand Cafè sul boulevard des Capucins, ad assistere alla ormai famosa presentazione dei sei o sette filmetti che diedero inizio alla cinematografia mondiale. Estasiato dalla nuova invenzione, collaborò con i Lumière nella realizzazione di altri filmati e trasferì la loro arte in Italia, a Milano, dove, nel 1896, girò il primo film italiano, intitolato “Bagni di Diana”, un corto che fece scalpore, perché mostrava alcune donne, altra grande passione del cuneese, intente a fare il bagno in una piscina all’aperto.
Sono di Filippi le poche immagini filmate di Papa Leone XIII (1878- 1903) che si vedono nei documentari storici e sua fu l’idea di accompagnare il sonoro al filmato.
Giunse a Sangano nel 1939, al termine di una parabola che lo aveva visto diventare ricco e famoso per poi finire dimenticato e in miseria. L’ultimo omaggio in vita gli venne reso da Sophia Loren che, nel 1954, si recò a Sangano per stringergli di persona la mano. Meno di due anni dopo quell’incontro, Giuseppe morì e le sue uniche (che oggi sarebbero inestimabili) ricchezze, i primi “vetrini”, antenati delle pellicole cui siamo stati abituati, furono regalati dall’ultima sua vedova ai bimbi del paese che, ignari del valore storico di quei reperti, li distrussero, giocando nel Sangone.
E proprio quest’episodio, una sorta di distruzione inconsapevole della “Palmira del Cinema mondiale”, è stato girato a Sanganon dal regista Baudena che, arruolati alcuni bimbi del posto, appositamente vestiti da Silvia Andruetto, ha messo in scena il gioco di cui il Sangone fu testimone nel ’56. “Spero di portare questo film al prossimo Festival del Cinema di Venezia, per fare conoscere a tutti l’effettivo valore di un personaggio che il Cinema stesso ha dimenticato, ma a cui deve moltissimo - ha detto Baudena, che dovrebbe concludere il montaggio entro un mese - A fine giugno organizzerò tre proiezioni in altrettanti luoghi simbolo della vita di Filippi: a Montanera, dove nacque, a Bene Vagienna, dove si sposò la prima volta, e a Sangano, dove morì”.

Alberto Tessa
La valsusa giovedì 25 maggio 2017

 

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Maria Teresa Pasquero Andruetto