Sangano
Il Cardinale Luigi Sincero
1870-1936
Nel primo anniversario dalla morte
del
Cardinale Luigi Sincero
Cardinale Luigi Sincero
Vescovo di Palestrina
Commendatario della Diaconia di S. Giorgio in Velabro
Segretario della S. Congregazione per la Chiesa Orientale
Nel primo anniversario della morte
del
Cardinale Luigi Sincero
Affinchè il nome del grande Cardinale LUIGI SINCERO non vanisca del tutto si raccolgono qui i dati principali della sua Vita e della sua attività. Non è una biografia, ma un semplice prospetto, come voleva il suo carattere, schivo di artifizi; come vuole la realtà dei suoi meriti, non bisognosa di amplificazioni.
Alba promettente,
Il Cardinale LUIGI SINCERO, nato a
Trino Vercellese (Diocesi di Vercelli) il 26 Marzo 1870, seguì gli
studi nel Seminario di Vercelli e li compì nel Seminario Lombardo a
Roma. Ci piace riferire una lettera che la santa madre sua gli scriveva a
Roma:
« Caro Luigi, Ho sentito dal Signor Prevosto che sei contento, che hai
trovato un ottimo Sig. Rettore che ti farà da Padre, e che stai anche
bene di salute. Sì buone notizie, o « caro Luigi, mi rendono
meno dolorosa la tua lontananza e mi fanno passare il dolore che provai alla
tua partenza. Ora son tranquilla e ringrazierà il Signore che ti abbia
trovato un luogo di felicità. Adesso tocca a te di farti una posizione:
prima ama di cuore il Signore che da Lui otterrai tutte le grazie che desideri;
e poi ama e sii obbediente al tuo Sig. Rettore e così potrai essere
fortunato. Procura di star sempre bene ed allegro nel Signore, che è
l'unica nostra consolazione.
Ti saluto e sono la tua madre Sincero Carolina».
Nel 1890 conseguiva la laurea in Filosofia alla Pontificia Accademia di San
Tommaso, e nel 1891 la laurea in Teologia all'Università Gregoriana
in Roma.
Primizie di apostolato
Nel 1892 il giovane laureato poteva
ben ripetere a se in qualche modo i versi dell'Alighieri:
Ed io ch'al fine di tutti i disiri m'appropinquava…...
Egli veniva ordinato Sacerdote. La sua vita di Seminario, i suoi studi nelle
Università Pontificie, se avevano nei disegni di Dio una meta più
lontana, si fermavano a quell'altare, donde non aveva altra ambizione che
di diramare la luce e la forza della vita soprannaturale tra i fedeli della
propria Diocesi.
Fu infatti destinato in continente alla cura delle anime come viceparroco
in Caresana, e poi quale Coadiutore del Prevosto di Trino. Ma non vi rimase
che per due anni. Nel 1894 fu chiamato in Roma all'ufficio di Vicerettore
del Collegio Lombardo, essendone Rettore Mons. Lualdi, che divenne poi Cardinale
Arcivescovo di Palermo. Il soggiorno romano gli diede l'opportunità
di frequentare di nuovo la Gregoriana per gli studi di Diritto Canonico, e
ne riportò una nuova Laurea. Fu allora, e precisamente nel 1896, in
seguito a concorso, nominato Canonico Teologo di Vercelli e Professore nel
Seminario Diocesano, insegnando successivamente Teologia Dogmatica, Storia
ecclesiastica, S. Scrittura, Diritto Canonico e Diritto civile in relazione
al ministero pastorale.
Voli d’aquila
Le navate della Cattedrale di Vercelli
e le aule dell'imponente Seminario udivano sempre più ammirate la voce
del dotto prete che con profondità d'indagini, con ampiezza di erudizione,
con l'ardore del sacro ministero, andava svolgendo via via i suoi programmi
di predicazione e di scuola.
Ma più quell'ingegno si temperava, più acquistava nuovo vigore
per correre più vasti e difficili arringhi.
Parecchie occasioni erano sorte per lui a scrivere delle monografìe
in difesa di enti ecclesiastici. E ciò gli valse a conoscere ormai
ed affermare il lato migliore del suo talento, portato più ai termini
concreti d'una tesi che alle amplificazioni dell'eloquenza, più all'indagine
serrata e penetrante d'un contrasto giuridico che al pacifico cammino dell'erudizione.
Ormai la sua via era segnata.
Alla Regia Università di Torino con pieni voti e lode si laureò
in Giurisprudenza Civile. Poi in seguito ad esame dinnanzi la Commissione
Governativa fu iscritto nell'albo degli avvocati di Roma presso il Tribunale
e poi presso la stessa Cassazione.
Con ciò non abbandonava, tuttavia, il Foro che più a lui s'addiceva,
cioè quello ecclesiastico; bensì la diversione accennata gli
valse per entrarvi con larghezza di vedute e con indiscussa autorità,
raggiungendo i più eccelsi uffici nei Dicasteri della Curia Romana.
Di fatti nel 1908 fu nomitato Uditore nel Supremo Tribunale della Rota, consesso
di sommi giuristi, uso da secoli a meritata fama nel mondo dei dotti. Ma in
pari tempo fu Consultore delle Sacre Congregazioni del Concilio, dei Religiosi,
dei Seminari e Università degli Studi, affidandosi a lui le più
intricate controversie, specialmente quelle che potessero avere un riferimento
con la legislazione civile. Fu anche adibito presso la Segreteria di Stato,
nel ramo degli affari ecclesiastici straordinari.
In quel torno di tempo ferveva il lavoro intorno alla monumentale opera della
Codificazione del Diritto Canonico, iniziata dal Santo Pontefice Pio X con
l'Enciclica: Arduum sane munus del 19 Marzo 1904, e alla quale poteva ben
dirsi che avessero posto mano e cielo e terra. Naturalmente per la parte umana
il Nostro non fu degli ultimi a dare il suo contributo quale Consultore dell'apposita
Commissione, come fu poi dei primi, allorché, promulgatosi il Codice
nella Pentecoste del 1917, e stabilitasi da Benedetto XV una Commissione per
l'interpretazione autentica del medesimo Codice, egli ne venne nominato Segretario.
Con tanti meriti non fa meraviglia che gli insigni Capitoli di S. Marco, di
S. Maria in Via Lata e di S. Lorenzo in Damaso ascrivessero ad onore di averlo
successivamente loro Vicario.
Ma il 12 Ottobre 1920 Mons. Sincero era stato promosso all'importante ufficio
di Assessore della S. C. Concistoriale cui é demandato l'ordinamento
e la disciplina delle Diocesi, e di cui é immediato Prefetto, come
per altre poche, la stesso sommo Pontefice. Sicché nel Conclave da
cui uscì eletto il non meno grande successore di Benedetto XV, Mons.
Sincero tenne le parti di Segretario.
Splendori di Porpora e attività Pastorale
Ormai, quel che a troppi, nello stesso
ceto ecclesiastico per la rarità dell'onore, può apparire un
irraggiungibile, per Mons. Sincero era divenuta una entità in potenza
prossima, come direbbero i logici.
Nel Concistoro del 23 Maggio 1923 egli veniva pubblicato Cardinale.
Gli si diede in titolo la Diaconia di S. Giorgio in Velabro; e tosto, cessate
appena le grandi cerimonie della presa di possesso, da uomo dritto e fattivo,
si diede a restaurare quell'antica e fatiscente Basilica, sotto la preziosa
direzione del Munoz, ricevendone anche a premio l'onore di una diligente e
competente visita del nostro Sovrano.
Nel Concistoro del 17 Dicembre 1928 passava dall'Ordine dei Diaconi all'Ordine
dei Preti, e riceveva la Consacrazione Episcopale nella Cappella Sistina per
mani del Santo Padre il 26 Gennaio 1929.
In questi tempi fu Legato Pontifìcio nei Concilii regionali di Chieti
e di Salerno e per le feste centenarie di S. Uberto nella Diocesi di Namur
nel Belgio; e nell'Agosto 1930 rappresentava il Santo Padre alle feste centenarie
di S. Emerico, celebrate a Budapest.
Ed ecco che di mezzo a così svariato e imponente succedersi di onori
e di studi venne a inserirsi un'attività nuova e sotto certi aspetti
più ardua, perchè in continuo e diretto contatto con le difficoltà
concrete della vita: il governo d'una Diocesi. Questo avvenne allorché
nel Concistoro del 13 Marzo 1933 egli optò per la Sede suburbicaria
di Palestrina, della quale prese solennemente possesso il 14 Maggio 1933.
Quali fossero le sue cure pastorali nel periodo ahi troppo breve, che gli
era serbato
di vita, non potremmo meglio esprimere che riferendo integralmente quanto
ne scrisse Mons. Bernardo Bertoglio, della natia Trino, che Sua Eminenza aveva
chiamato a suo Ausiliare.
«Assidua, amorosa, fattiva fu la cura che spiegò il Cardinale
Sincero nel breve periodo che fu Vescovo di Palestrina: dando speciale impulso
alla vita religiosa, alla predicazione, al catechismo degli adulti e dei fanciulli,
all'opera de' Ritiri di Perseveranza, all'Azione Cattolica, alle Vocazioni
ecclesiastiche.
Profonde le sue tre lettere Pastorali che compendiano un vasto programma di
vita veramente cristiana. Paternamente largo verso il Clero, che non ricorse
mai invano per consigli, per raccomandazioni, per aiuto materiale.
Iniziò e condusse quasi a termine la grandiosa Chiesa di Carobitti,
col proposito di erigerla a Parrocchia.
Per suo impulso furono ristorate e decorate le Chiese Parrocchiali di Pisoniano,
Labi co, Cave e Rocca di Cave.
Restaurò completamente l'Episcopio, dotandolo di mobilio; così
pure la Curia, ridotta in pessimo stato, riorganizzando gli uffici secondo
le ultime disposizioni canoniche. Colmò generosamente le gravi passività
del Seminario e Volle ricordarlo nelle sue ultime disposizioni, con la cospicua
elargizione di lire 30.000.
Era suo fermo proposito di costruire un nuovo Seminario secondo le esigenze
moderne e già aveva iniziate pratiche con lusinghiera speranza del
successo. La morte prematura ha troncato lo splendido disegno. Mori sulla
breccia, mentre aveva già indetta la S. Visita Pastorale.
La sua morte ha portato lo strazio nel cuore dei figli, che nei due anni e
mezzo di Pastorale Ministero, avevano apprezzato nel loro Cardinale Vescovo
un Padre e Pastore dal cuore largo e generoso, infervorato per il bene del
Suo gregge».
Queste cure pastorali non lo distoglievano dai consueti uffici di Curia in
Roma.
Oltre che Presidente della Commissione, di cui già accennammo, per
l'interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico, un campo sterminato
e formidabile vide schiudersi a se dinnanzi con gli studi analogamente intrapresi
per la Codificazione del Diritto Canonico della Chiesa Orientale. Con la morte
del Cardinale Pietro Gasparri, fu chiamato il Cardinal SINCERO a presiedere
il consiglio dei dotti in materia. E da allora il suo pensiero precipuo, insistente,
ansioso, il suo sogno affascinante di grande Canonista fu quello di portare
a termine il Codice.
Ad esso aveva dedicato tutti gli sforzi della sua mente chiara e profonda,
e per esso lavorò sino agli ultimi giorni di sua vita, Ne parlava sempre,
dicendo con rammarico, quando vedeva che la malattia lo incalzava senza pietà:
avrei bisogno ancora di tre anni di vita per finire la Codificazione Orientale;
ho tutto il disegno nella mente.
Ne tanto fervore di studio doveva riuscire indarno, se in un'adunanza per
la Codificazione così di Lui si esprimeva il S. Padre: «Nostro
e vostro caro Segretario della Congregazione Orientale è superiore
non solo ad ogni nostro elogio, ma ad ogni nostra soddisfazione, che è
qualche cosa di più».
La fine-Il ricordo
La vita - dice il Lacordaire - che
non attese i nostri ordini per venire entro di noi, non li attenderà
per ritirarsi (Conf. di Tolosa I). Ve tuttavia un libero movimento dell'anima,
un'accettazione virtuosa che ci rende meritorio quell'atto. E tale fu per
l'eminente Porporato, che la notte del 7 Febbraio 1936 fece a Dio consciamente
e santamente olocausto di quel che la vita gli aveva dato, di quel che gli
toglieva, ritirandosi.
Non sì però che entrando nei cieli sperati della beatitudine
divina, gli togliesse ogni continuità di ricordanza qui sulla terra.
Le consultazioni, i voti, le decisioni in fatto di legislazione canonica rimarranno
sempre, quale un omaggio senza nome a testimoniare del suo ingegno e della
sua dottrina.
Nè mancano del resto speciali monografie che egli venne pubblicando
secondo le occasioni.
Ci sarebbe rimasto a dire della nobiltà dei suoi sentimenti, abbiamo
preferito che s'intuisse. Un'eccezione vogliamo sol fare, riferendo il discorso
che lui, già Cardinale, tenne benedicendo una Bandiera per mutilati
di guerra, perchè da essa si scorge quanto eccelso nel dotto campione
della Chiesa fosse anche l'amore per la patria.
Duce, Eccellenze e Signori Ufficiali,
La benedizione di Dio è scesa sul vostro Labaro, o gloriosi Mutilati,
sul vostro Labaro, che è un simbolo e un insegnamento.
Simbolo prezioso, perchè esso, offerto dal Governatore di Roma in nome
della cittadinanza romana, e consegnatovi dalle mani stesse del Duce, dice
all’Italia che la vostra Legione Romana Mutilati ha ben meritato la
divisa romana e il glorioso motto: agere et pati fortia romanum est; agire
forti imprese e patire forti sofferenze, questo è romano (I).
Grande insegnamento, perchè il labaro dei Mutilati ammonisce tutti
gli Italiani, che senza sofferenze e senza sacrificio non si può sperare
nulla, non solo di grande ma neppure di normale.
Nel mentre la Benedizione di Dio scendeva sul vostro Labaro, o Mutilati, voi
avete certamente offerto a Dio le sofferenze, i dolori, e le gloriose ferite,
di cui portate ancora le impronte, come stigmate del vostro amore, della vostra
passione per la patria.
Iddio dunque benedica Voi e con Voi la patria nostra, e la renda sempre più
grande, sempre più prospera, sempre più cristiana e cattolica.
Che Dio benedica la Maestà del Re, glorioso e felice: Domine salvum
fac Regem. Che Dio benedica il Capo del Governo e Duce: ne mantenga, custodisca
e conservi le provvidenziali vigorie e forze, tutte dedicate al bene d'Italia.
Iddio benedica l’Esercito, la Milizia e tutta questa balda e sana gioventù,
speranza della Patria e che deve pur essere speranza della grande famiglia
Cristiana.
Iddio benedica il popolo Italiano tutto, popolo che è suo, di Dio,
secondo le auguste parole: Dio all'Italia e l'Italia a Dio; e il Signore darà
forza, virtù e Valore al popolo suo: il Signore benedirà il
popolo suo in pace. Dominus virtutem populo suo dabit, Dominus benedicet populo
suo in pace!
Noi cosi, senza partito preso, siamo arrivati a trovarci innanzi un complesso
di qualità alte e molteplici e nel medesimo tempo armonizzate tra loro
verso un alto ideale di perfezione. Scrive opportunamente Augusto
Conti nella sua Etica: «Noi chiamiamo armonia del Buono col Vero, mediante
il Bello, la dottrina del bene: perchè armonia vai come ridurre il
vario e il molteplice all'uno, senza offendere la varietà e la moltipliche.
Quindi se i Pitagorici forse o, ad imitazione loro, Platone, talvolta esagerarono
le relazioni dei numeri e della musica, della realtà e dell'intelletto,
del conoscimento e del bene morale, l'essenza poi di questa dottrina è
tuttavia profondamente vera e sublime. Indi procederono i loro filosofemi,
che talora sembrano poesia o metafora, ma che fanno presupporre ragionamenti
severi; come dicendo le città essere a somiglianza d'una lira, e le
sfere celesti mandare suoni che il savio ascolta nell'arcano intelletto, e
la musica educare gli uomini, e la virtù essere numero e misura, e
doversi accordare la cetra interna per farla mandare suoni melodiosi entro
di noi, affiché fuori di noi se n'empiano di concento la famiglia e
la patria».
(Conti Il Buono nel Vero V. I. c. XI).
E' quello che in qualche modo ci passa innanzi nella figura dello scomparso:
una figura in cui l'imponenza della persona e del portamento andava di conserva
con la nobiltà dell'intelletto, e questa con la forza del carattere,
e codesta forza con l'ascesa intima e mistica della pietà e con l'espansione
tenera e generosa del sentimento. Una, insomma, di quelle persone privilegiate
che sorgono - pur non di rado - a vanto e decoro della Chiesa, a gloria dell'Altissimo;
e che non cadranno completamente nell'oblio, perchè ogni volta che
la storia vorrà sollevare i veli del tempo, esse non avranno cessato
di tramandare la loro luce!
A. V.
Visto: nulla osta alla stampa. Vercelli, 5 Febbraio 1937.
Can. GIOVANNI FRANZONI.
Imprimatur
Vercelli, 6 Febbraio 1937.
Theol. ARAGNETTI PETRUS - Vic. Gen.
Tip. Succ. A. Brignone - Trino
La Famiglia di S.
Em. il compianto
Cardinale Luigi Sincero
Profondamente commossa dalla imponente dimostrazione di cordoglio e d’affetto, tributata alla memoria del suo caro Estinto, nella impossibilità di rispondere a tutti personalmente, ringrazia le Autorità Religiose, Politiche, Civili e Militari, Clero popolo e Associazioni di Roma, Torino, Vercelli, Trino e Sangano, le Rappresentanze della Diocesi Suburbicaria di Palestrina e dell’Arcidiocesi e Provincia di Vercelli nonchè l’intera Cittadinanza Trinese e tutti gli amici, che coll’intervento personale e con gli scritti vollero prendere parte al suo grande dolore.
La Stampa - 14 febbraio 1936
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Maria Teresa Pasquero Andruetto