I menhir di Trana - Sangano
Fra le testimonianze megalitiche del torinese rientra a pieno titolo l’area
del monte Pietra Borga, sul confine Trana - Sangano, situato in Val Sangone.
La valle si sviluppa alla sinistra dell’omonimo fiume, parallelamente
alle adiacenti valli Chisone e di Susa, più ampia a monte verso Giaveno,
mentre si restringe ad imbuto nei pressi di Trana, dove l’alto sperone
del monte citato (926 m) divide l’alta valle dai comuni di Sangano,
Reano e la piana di Torino. Molto probabilmente la Val Sangone fu scelta già
in antichità come luogo abitativo più defilato e riparato rispetto
alle altre valli più trafficate. La posizione stessa dell’area
fu scelta per l’ottima veduta, che può spaziare dai laghi di
Avigliana fino alla pianura torinese, oltre che per la ricchezza di sorgenti
e per l’esposizione solare.
In sito sono conservate le vestigia di un’area cultuale megalitica,
che probabilmente hanno suggerito il toponimo stesso del monte. L’area
si presenta come un pianoro con raggruppamenti di grossi menhir, alcuni dei
quali pesanti diverse tonnellate e di dimensioni ragguardevoli. In base ad
una prima comparazione stilistica il sito è databile al Neolitico Finale
– prima età del Rame (circa 4.000 – 2.800 a.C.); tuttavia
la zona ha subito una frequentazione per quanto riguarda l’età
del Ferro ( VII – I sec. a.C.), testimoniata da alcune coppelle incise
su diverse rocce, mentre sono state individuate alcune incisioni cruciformi
di epoca medievale, probabilmente a funzione esorcizzante del più antico
culto pagano, che trova, non casualmente, un riscontro nelle leggende locali
che collegano il pianoro alle streghe (dette masche in piemontese) ed agli
spiriti del bosco. Questo tipo di incisioni su roccia trovano un confronto
con quelle del Rifugio del Gravio, nel comune di S.Giorio, che sono datate
intorno al 1300 d.C.. L’area, inoltre, si trova in contatto visivo con
altre cime con testimonianze megalitiche, ovvero il sito di Truc Monsagnasco,
nel comune di Rivoli, consistente in una serie di rocce coppellate dell’Età
del Ferro, e con l’allineamento megalitico del monte Ciabergia a San
Antonino di Susa, suggerendo quindi una serie di centri sacri posti sulle
alture. I raggruppamenti di menhir trovano un raffronto con il sito francese
del Mont Lozère nel Massiccio Centrale – Cevennes, nel comune
di Bondons nella Languedoc settentrionale, del tutto simile per la disposizione
dei megaliti e tipologie, ovvero realizzati con pietre locali trovate in sito.
Poco distante dall’area, in direzione della frazione Pratovigero, si
trovano i resti di diverse costruzioni, ovvero alcuni muri a secco ed in un
caso un muro con tracce di malta. Queste strutture sono probabilmente ciò
che rimane di un piccolo abitato medievale, nella posizione ottimale già
citata per quanto riguarda la difesa, ovvero la veduta offerta dallo sperone
roccioso, e la vivibilità, con le numerose sorgenti, di cui una con
una sistemazione di ciottoli a secco ed un tetto formato da una lastra di
pietra, in una sorte di monumentalizzazione della stessa.
Gianfranco Bongioanni
Bibliografia:
AA.VV., Immagini dalla preistoria, catalogo della mostra del museo di Cuneo,
1995;
Gruppo Ricerche Cultura Montana, La Pietra e il segno, 1990
menhir
menhir
Coppelle
Coppella
Coppelle
Piccolo riparo rupestre
Probabili resti di abitazioni
Maria Teresa Pasquero Andruetto