Collezione di vecchie cartoline
Reano ed il suo territorio
Chiesa Parrocchiale sfondo Rocciamelone - viaggiata 1960
Panorama - viaggiata 1965
Panorama - viaggiata 1982
Panorama - viaggiata 1967
Panorama
Le manovre presso Reano anno 1910
Le manovre Reano anno 1910
Sul vestigio
1876 — 1927
S.A.R. Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna
Duchessa d'Austria e Regina di Spagna
COMPIENDOSI
CINQUANTA ANNI DAL DI CHE LA MORTE RAPIVA
S.A.R.
NARIA VITTORIA DAL POZZO DELLA CISTERNA
DUCHESSA D’AOSTA REGINA DI SPAGNA
REANO FEDELE
IN DEVOZIONE D’ANIME RIEVOCA
L’ALTO L’INTELLETTO LO SPIRITO FORTINI CUORE PIO E BENEFICO
FRA I BIMBI DELL’ASILO INFANTILE
RIVEDE LA MATERNA PRIMA SOCCORRITRICE
CON PARI VENERAZIONE RICORDA
CARLO EMANUELE DAL POZZO DELLA CISTERNA
CAROLINA GHISLAINE DE MERODE
PRINCIPI DELLA CISTERNA CONTI DI REANO
CHE
LA CHIESA PARROCCHIALE ERESSERO
LE OPERE PIE DAL POZZO DELLA CISTERNA ISTITUIRONO
AL POPOLO
DANDOI TRIBUTO MAGNIFICO DI BENEFICENZA
ELEVANDO IL COSTUME
NUMERO UNICO — REANO 16 OTTOBRE 1927
ALLA VENERATA MEMORIA
DI
S.A.R. MARIA VITTORIA DELLA CISTERNA
DUCHESSA D’AOSTA REGINA DI SPAGNA
OMAGGIO DEVOTO DEI REANESI
Prefazione
Per seguire l'usanza lodevole di rievocare i Grandi trapassati
e obbedire nel medesimo tempo a imperioso bisogno dell'animo, la popolazione
di Reano si accinge quest'anno a commemorare il cinquantenario della morte
della santa Principessa Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna, Duchessa
d'Aosta e Regina di Spagna.
E la manifestazione, resa solenne dall'onorato intervento degli Augusti Prìncipi
di Savoia-Aosta, vuol essere da parte dei Reanesi un tributo unanime, spontaneo
e devoto di cuori riconoscenti che sanno tutto l'affetto e la benevolenza
sentili e dimostrati costantemente dall'Eletta Donna e dalla Sua Casa verso
questo paese. Benevolenza premurosa che si mantenne inalterata anche nel periodo
della Sua tonta-» nanza, durante il quale, pel tramite del defunto Prevosto
Can. Ferrerò, la buona Regina se guiva con interesse la vita del paese
e particolarmente Vandamento delle istituzioni scolastiche, provvedendo largamente
ai bisogni che Le venivano segnalati.
Desta commozione la lettera da Madrid in data 26 dicembre 1872, e cioè
sei mesi dopo l'orribile attentato nel quale la vita Sua e quella dell'Augusto
Consorte corsero serio pericolo. La Contessa Giuseppina Giriodi, dama di Corte,
scriveva al Rev. Prevosto : « ... S. M. pensa con piacere all'asilo
che è stato aperto ora a Reano, ove sono raccolti tanti cuoricini innocenti
che pregano per Lei e per la sua famiglia... ».
In mezzo alle cure, alle ansie e ai pericoli inerenti alValta
dignità che copriva, VAugusta Donna poteva pensare a Reano e ai piccoli
esseri da Lei con tanta munificenza beneficati! Questi sublimi esempi dì
fortezza e di carità cristiana, di sviscerato amore per il popolo e
di assidua, intensa, appassionata cura per Velevamento intellettuale e morale
di esso suscitano in tutti gli animi una commossa ammirazione; non possono
però destare meraviglia allorché si rifletta che tale condotta
di vita aveva visto costantemente praticata dai Genitori Suoi, i quali, a
loro volta, avevano imitato gli esempi degli Antenati.
Limitandoci al campo dell'istruzione si può asserire che la Casa Dal
Pozzo tiene uno dei primi posti fra i precursori dell'educazione femminile
popolare negli Stati Sardi.
In una lapide, dettata da Sua Ecc. il Principe Carlo Emanuele della Cisterna
e conservata nella Cappella della Madonna della Pietà, si legge:
Addì 27 giugno 1844
Anna Enrichetta Caresana dei Conti di Carisio
Moglie di
Giuseppe Dalpozzo Marchese Marchese di Voghera
Seppellita nel maggio 1802
Nella chiesa Parrocchiale di Lucento
Furono trasferite in questa Cappella
Da Lei restaurata e ampliata
Presso la scuola di fanciulle
Che da Lei pure fondata
Poscia pel corso delle umane cose dismessa
Venne qui nel 1843 ristabilita
Dal filiale rispetto
Secondo il desiderio espresso
Nelle sue ultime volontà
La minuscola Reano già prima del 1800 beneficiava
di una scuola femminile popolare, mentre Torino, capitale dello Stato, doveva
attendere fino ed 1850 L’apertura delle prime classi femminili municipali,
modellate su quella fondata nel 1836 dal benemerito Marchese Roberto D'Azeglio.
E alla scuola ristabilita nel 1843 il Principe Carlo Emanuele e la Principessa
Carolina non fornirono solo i mezzi economici, ma dedicarono pure tempo, energia,
ingegno e cuore.
L'interessamento vivo e quasi meticoloso che il Principe aveva per la scuola
si può rilevare dall'atto di fondazione, nel quale, dopo aver considerato
minutamente programma d'insegnamento, orario, metodo e altri elementi didattici,
aggiungeva : « Riguardo ai più minuti particolari
di questa scuola, si osserverà, per quanto è possibile, quello
che finora si praticò e in avvenire si praticherà dal Fondatore
».
Parole dalle quali si può dedurre che Egli non solo provvedeva alle
spese della scuola, ma di questa si faceva guida assidua, consigliere illuminato
e molto sovente anche maestro.
Ai generosi aiuti materiali largiti a questa popolazione aggiungeva il sommo
benefizio dell’istruzione e dell'educazione morale e religiosa, strumento
prezioso per la vita e mezzo per la maggior perfezione dell'animo.
Di tutti i benefizi ricevuti i Reanesi serbano vivo e grato ricordo e nutrono
la certezza che anche nelle generazioni venture ogni madre continuerà
ad insegnare a' suoi bambini ad amare e benedire i nostri insigni Benefattori.
Per conservare perennemente fervidi questi sentimenti sì ricorse alla
presente pubblicazione alla quale recarono volenteroso contributo i compaesani:
sig. “Un Reanese”, colto e modesto, sig. Achille Martinasso, Tenente
nella M. N. e distinto insegnante, e i Reanesi di elezione: signorina Eleonora
Doleatto, promettente speranza dell’arte; sig. prof. Aimaretti; sig.
Federico Mompellio, maestro di musica.
Un reverente, commosso ringraziamento rivolgiamo all’Augusta Casa di
Savoia-Aosta per la degnazione usata a Reano coll'intervenire a questa pia
funzione e col permettere che le care effìgie dei Venerati Congiunti
possano venir conservate da questa popolazione.
Il Comitato
Carolina Ghislaine De Merode
Principessa della Cisternai
Hora Suprema
Oggi sui nostri monti seminati di rocce e ancor fioriti di
erica tardiva, è steso un velo di malinconia. Antica malinconia autunnale
che si rinnova nella natura travolta dal tempo e costretta ad assistere ogni
anno all'implacabile sfacelo del vasto corpo fiorito.
Bella la primavera in cui la vita fluisce per ogni atomo, triste ora lo squallore
che sfiora, avvolge, stringe, uccide. Ed ogni atomo cade, si sfibra nel sole
malato, vibra nel vento, si annienta sul suolo.
In un passato autunno, più grigio, più fosco, in cui l'Italia
tutta dovette prolungare la durata dei giorni sacri ai Morti, anche le montagne,
i boschi, le rocce di Reano si avvolsero di lutto: nella lontana, azzurra
città che domina la glauca distesa tirrena, Maria Vittoria aveva lasciato
la vita. Era partita, su un superbo vascello dorato, ed aveva solcato tutti
i mari del sogno per giungere alle porte dell'Eterno.
Colei che aveva saputo affrontare il pericolo, sfidare la sventura e camminare
con passo fermo verso il Destino nemico, pur sentendone in viso l'alito ostile,
aveva anche saputo ricevere con rassegnata dolcezza il freddo bacio che la
sorte porge ai mortali, quale ultimo dono.
La Donna regale, regina di tutte le cortesie, sovrana squisita di tutte le
carità, entrava nell'ultimo regno. Nel regno della pace, che non conquistò
col valore nè con la bontà, ma soltanto con la morte. Oggi,
a Reano, anche le rocce e le vecchie piante sentono, soffrono, ricordano.
Sua Ecc. Carlo Emanuele Dal Pozzo
Duca degli Abruzzi
Se tutta la Penisola si era prostrata piangente nel ricordo
soave della Trapassata, che aveva lasciato sul cammino, troppo breve e troppo
arduo, orme indelebili di amore e di gloria, quale immenso dolore doveva aver
avvolto questo paesello tranquillo e ridente, di cui Maria Vittoria conosceva
forse ogni albero e ogni casa, ogni gioia e ogni sventura
I vecchi, che allora eran bimbi, ricordano e raccontano oggi della Principessa
gentile dalla fronte serena e dalla mano generosa. Ricordano e raccontano
e i loro occhi si riempiono di lacrime : qualcuno di loro, vecchio e tremante,
scuote mestamente la testa grigia, rammentando, con voce di pianto, che un
giorno lontano la Principessa aveva accarezzato i suoi riccioli biondi...
La testa d'argento s'infulva per un attimo nell'intensità del ricordo.
Poi la Principessa è diventata Duchessa e poi Regina, regina di Spagna
— e il vecchio traccia nell'aria il segno della lontananza — regina
sì, dopo son successi dei fatti gravi, noi siam venuti giovani ed Ella
è morta. Ora è la nostra volta di morire. —
Il capo si china su la mano glabra appoggiata a un nodoso bastone e attende,
di giorno in giorno, la sorte della Principessa.
Lo spirito della Donna che nel lontano tramonto si era ricongiunto col cielo,
aleggia ora per tutte le case e per tutta la campagna, risvegliando una dolce
rimembranza e dando a ogni fronda un fremito di rimpianto.
Popolo di Reano, senti, è questa l'ora; un alito di vento ha piegato
tutte le fronde dei tuoi boschi in un inchino supremo, popolo di Reano, china
la fronte, l'ora è suonata, prostrati, ricorda, prega.
Reano, autunno 1927.
ELEONORA DOLEATTO.
S.A.R. Il Principe AQmedeo
Duca d'Aosta, Re di Spagna
Maria Vittoria
I nostri padri ed i nostri nonni che ancora hanno presente
la cara immagine della Principessa Maria Vittoria, aggirantesi umilmente come
una suora di carità tra le famiglie reanesi, apportatrice di soccorsi
e di conforto, ci hanno trasmesso nei loro racconti tutta l'ammirazione, tutto
l'affetto e tutta la gratitudine loro per Lei ; e noi, quando intendiamo cotanto
nome, sentiamo il nostro cuore pulsare più veloce : un'onda di tenerezza
ci pervade e, dopo dieci lustri dalla sua dipartita da questo mondo, noi godiamo
ancora e trasmettiamo ai nostri cari i benefizi delle sue opere e delle sue
sante parole.
Il bravo Podestà cav. Foresto ed il nostro Prevosto Teologo D. Giuseppe
Savio, che da un anno regge con tanto amore la Parrocchia, hanno voluto, nella
celebrazione del cinquantenario della morte, far raccogliere, per onorarne
la venerata memoria, questi cenni storici, affinchè la nuova generazione
non dimentichi i Benefattori e, ammirando la vita esemplare di Colei che seppe
dare il giusto valore ai beni terreni ed a quelli spirituali, ne imiti l'esempio
e cresca virtuosa.
Maria Vittoria Carlotta Enrichetta Giovanna, Principessa della Cisterna, nacque
a Parigi il 9 agosto 1847 da Don Carlo Emanuele Dal Pozzo Principe della Cisterna
e di Belriguardo, marchese di Voghera, di Romagnano, Consignore di Vestignè,
Conte di Reano, di Belvicino, di Neive, ecc.... uomo di animo grande, e da
Luigia Carolina Ghislaine De Merode, donna di virili propositi, sorella della
Principessa di Monaco, della illustre contessa di Montalembert, cugina dell'arcivescovo
ed elemosiniere di Sua Santità monsignor Francesco Saverio De Merode
e parente per lato materno di S. Elisabetta di Turingia.
I Dal Pozzo trassero origini dai tempi più remoti e le memorie storiche,
antichissime, ci apprendono che sono oriundi di Roma. Di là, anteriormente
al mille, sarebbero venuti a Milano donde poi si sparsero in parecchie città
d'Italia e più specialmente nel Biellese.
Questa famiglia fiorì in ogni tempo ed ebbe moltissimi uomini insigni
ed onorandi che, per cospicue virtù di mente e di cuore, illustrarono
grandemente la Patria nelle scienze, nelle armi, nella politica e nelle arti.
Carlo Emanuele, Principe della Cisterna, nato a Torino il 7 gennaio 1789,
fu ciambellano della Duchessa di Guastalla, sorella di Napoleone I e nel 1810
gli venne conferito il titolo tradizionale di Barone dell'Impero; fu caldissimo
fautore d'una riforma costituzionale ed autonoma del Regno ed uno degli arditi
propugnatori dei gloriosi moti del 1821 che prepararono la libertà
e l'indipendenza del Paese. Era amico del magnanimo Re Carlo Alberto e fu
tra i concertatori sui mezzi del Colpo di Stato. Fallitogli, riparò
all'estero ove rese ognora rispettato il nome italiano; e stando a Parigi
egli frequentava le più distinte personalità. Era il protettore
di tutti quei giovani arditi e studiosi piemontesi che nella capitale della
Francia cercavano una nuova via negli studi.
Si sposò nel 1841 in Bruxelles colla contessa Carolina Luigia De Merode.
Rimpatriò allorché la scintilla di libertà divampò
per tutta Italia e, sebbene i dolori dell'esilio
S.A.R. Elena D'Orleans
Duca degli Abruzzi
gli avessero alquanto scossa la salute, l'animo Suo era sempre
rivolto ai più nobili e virili slanci di libertà. Nel 1848 venne
nominato Senatore del Regno. Durante il suo esilio, conscio delle strettezze
finanziarie della parrocchia di Reano, la sovvenne con atto 5 febbraio 1835
rogato Domenico Marengo, fissandole un assegno annuo di lire mille e così
liberò i Reanesi dal peso delle decime. Al suo ritorno in Italia fece
costruire a sue spese la stupenda nostra parrocchia di S. Giorgio, in stile
gotico-normanno, facendo demolire quella esistente che era in deplorevole
stato.
La Principessa Luigia — sua degna consorte — fu madre esemplare
e nulla tralasciò per dare alle sue figliole — Maria e Beatrice
— un'educazione virtuosa, allontanandole da tutto quanto poteva offuscare
il loro candore.
Le virtù specchiate dei genitori non degenerarono nell'augusta loro
figlia Maria Vittoria. Ella passò la sua infanzia e parte della sua
gioventù a Reano.
Fra i tanti atti di carità evangelica di questa illustre famiglia sono
da notarsi in modo speciale le fondazioni delle Opere pie Dal Pozzo della
Cisterna per la conservazione della Cappella della Madonna della Pietà
(dove vi sono tombe illustri della famiglia); per la manutenzione della chiesa
parrocchiale; per la dotazione di due scuole e per l'assistenza medica dei
malati poveri. Maria Vittoria — mentre era regina di Spagna —
nell'anno 1872, fondò e dotò l'asilo infantile reanese che porta
il suo nome e che prospera insieme con le altre scuole, nello stesso locale,
sotto la direzione delle impareggiabili Suore di S. Anna. Fece poi restaurare
il campanile della parrocchia che era stato distrutto dal fulmine e ogni anno
distribuiva L. 500 pei poveri provvedendo anche alla cura degli infermi che
non avevano mezzi.
Di un pietoso ricordo si vuol qui fare menzione, il quale, benché sia
di privato interesse, non manca di una certa importanza per dimostrare la
bontà dell'ottima Duchessa. Un vecchio sordomuto belga fu lungamente
al servizio, prima presso Casa Merode e poi della Cisterna. Gli ultimi suoi
anni furono consolati dalle più affettuose cure. Ora qui sulla modesta
sua tomba, per volere della Principessa, leggesi la seguente iscrizione :
"Ricordi questa Croce — Giacomo Mèes — nato nel Belgio
sordomuto — servo buono e fedele — delle Case Merode e la Cisterna
— chiamato al gaudio del giusto — il 2 dicembre 1875 )".
Per ben due volte si degnò essere madrina ai cresimandi, in compagnia,
una volta, del compianto suo genitore e l'altra dell'augusto suo Sposo, ed
in tali occasioni elargì doni ed elemosine. Regalò alla Cappella
della Madonna della Pietà la magnifica e preziosissima corona che le
cingeva la serena fronte nel giorno dello sposalizio, e le fece dono pure
del ricchissimo abito che vestiva nel dì del suo ingresso in Ispagna.
In questa Cappella, vicino all'asilo ed alle scuole e non molto lontana dal
castello, sono sepolti: il Principe Carlo Emanuele, la Principessa consorte,
la figlia minorenne Beatrice ed altri della famiglia. Due magnifici angeli
di marmo bianco del Vela ne vegliano le salme.
Maria Vittoria educata austeramente, fu avviata agli studi classici ed il
suo naturale ingegno venne arricchito delle più svariate discipline,
perciò fu donna istruitissima. Si dimostrò sempre indifferente
alle grandezze umane e si narra che un giorno, parlando con una sua famigliare,
dicesse che era grata alla Provvidenza che le era stata così larga
di beni in onori ed in ricchezze, ma che avrebbe preferito essere una buona
contadina. E quella, richiestala stupita del perchè di un tale desiderio,
rispose che la donna del lavoro aveva assai più meriti di quella ricca.
Partecipò quasi mai alle feste, ai balli, ai teatri, agli sfarzosi
convegni, lieta di poter trascorrere il suo tempo presso i suoi amati genitori
o immersa negli studi pei quali aveva molta predilezione. Tesoro di grazia
e di bontà attrasse a sè l'amore e la stima dell'augusto Duca
S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia
Duca d'Aosta
d'Aosta, degno di Lei per le egregie qualità e per
la grandezza e generosità dell'animo e il 30 maggio 1867, nella Cappella
del Real Palazzo di Torino, si celebrarono regalmente i loro sponsali. Non
solo Reano e Torino, ma tutta Italia acclamò agli eccelsi sposi ed
applaudì a sì bella e santa unione di due anime che parevano
create l'una per l'altra.
A rendere più caro il sacro nodo nacquero: il 13 gennaio 1869 Emanuele
Filiberto, Duca d'Aosta, l'invitto condottiero della 3a Armata; il 24 novembre
1870 Vittorio Emanuele Conte di Torino; il 31 gennaio 1873 Luigi Amedeo Duca
degli Abruzzi.
Ad ognuno è noto come la rivoluzione spagnuola cacciasse da quella
vulcanica nazione la Regina Isabella e come per tanti anni l'anarchia avesse
sconvolto il Paese. Per porre riparo a tanto disordine politico fu chiamato
il saggio e valoroso Duca al trono di Spagna, ed Egli, seguendo l'esempio
dei suoi valorosi antenati, accettò quella corona col fermo proposito
di restituire la pace e risollevare le sorti di quell'agitatissima nazione
e il 2 gennaio 1871 entrava trionfalmente a Madrid. Poco dopo il popolo esultante
acclamava anche la sua nuova Sovrana la quale aveva dovuto, per motivi di
salute, rimandare la sua partenza per la Spagna.
Seguendo l'impulso del suo cuore fondò pei ciechi a Madrid un istituto
che porta il suo nome; dotò parecchie chiese, fece aprire ospedali;
in riva al Manzanare fece erigere una cappella con una scuola ed un asilo
infantile pei fanciulli delle lavandaie; creò un ospizio pei trovatelli
; ordinò una distribuzione giornaliera di minestra, pane e carne pei
poveri di Madrid e di quando in quando si compiaceva di assistervi in persona
per accertarsi che si facessero le cose a dovere. Non percepì mai un
centesimo di appannaggio reale ed erogò tutto ai poveri. Tanta carità
però non valse a salvarla dalle opposizioni, dagli ostacoli, dalle
trame. Furono due anni di sofferenze, di spavento, di disillusioni e di dolori
sopportati con coraggio e dignità ammirevoli e con rassegnazione veramente
angelica. La sera del 18 luglio 1872 vili assassini attentarono alla Sua vita
ed a quella del Re. Una palla penetrò nella carrozza reale, ma i sovrani
rimasero incolumi. In questa terribile circostanza il Re e la Regina conservarono
il loro sangue freddo e nel momento tragico Maria Vittoria, tremante pel marito,
cercava fare scudo al corpo di Lui, mentre il Re, non allarmato che per la
diletta sposa, cercava di ripararla, non curando la propria vita. Ammirevole
esempio di amor coniugale ! Infine il magnanimo Principe, vedendo che i suoi
generosi sforzi erano vani, l'il febbraio 1873 volontariamente abdicava al
trono cui era stato chiamato dalla legale rappresentanza del Paese, non volendo,
come Egli disse nel nobilissimo messaggio di rinunzia, che rimarrà
imperituro, essere Re di partito nè agire illegalmente. Il 12 febbraio
1873 lasciava la Spagna e la Duchessa, benché sofferente per la recente
nascita del terzogenito, mostrò una forza d'animo superiore ad ogni
elogio.
Benché inferma volle venire ancora una volta a Reano in compagnia del
Duca consorte, visitò le famiglie povere e gli infermi soccorrendo
e confortando. Si trattenne a lungo col compianto D. Ferrerò can. cav.
Michele pel quale nutrì sempre alta stima e gli diceva come ringraziasse
Iddio di averle donato un marito così buono e così premuroso
nel circondarla di tenere e sollecite cure.
Il 7 novembre 1876 l'Augusta inferma spirava a San Remo e alla funesta notizia
sparsa dal telegrafo, l'Italia rimase dolorosamente colpita. Reano tanto prediletto
dalla Duchessa e sempre in modo speciale beneficato da Lei, celebrò
nella parrocchia solenni esequie a cui intervennero tutti i Reanesi e gli
abitanti dei paesi vicini, mentre Superga accoglieva i suoi resti mortali
tra le lacrime degli italiani tutti!
Reano, settembre 1927.
Achille Martinasso
S.A.R. Luigi Amedeo di Savoia
Duca degli Abruzzi
Impressioni e ricordi
Pregato ripetutamente dal M. R. Prevosto di Reano di scrivere
qualche cosa sulla figura morale di S. A. R. la principessa Maria Vittoria
della Cisterna di cui celebriamo il cinquantesimo della morte, feci di tutto
per declinare l'invito, che sento troppo bene la pochezza della mia capacità
assolutamente impari alla grandezza e nobiltà dell'assunto; ma nelle
reiterate insistenze del signor Prevosto, che quasi me ne fece un dovere,
parvemi riconoscere la volontà di Dio : chinai il capo e obbedii.
Premetto che ben poco di mio vi sarà in queste pagine; il più
e il meglio l'ho desunto dalla Vita di quel « Santo Prete di ieri »
che fu il Can. Stanislao Gazelli nella quale ben due capitoli sono consacrati
alla principessa Maria Vittoria.
Soggiungo che mi chiamerò lieto se queste brevi pagine varranno a fare
un poco più conoscere ai Reanesi le grandi virtù della compianta
Principessa e a spingerli ad imitarle — secondo la possibilità
di ciascuno — essendo questo il vero modo di mostrarci grati verso la
nostra Benefattrice e verso il buon Dio che ce la volle donare.
Maria Vittoria della Cisterna nacque a Parigi nell'anno 1847. A 5 anni fu
condotta a Torino ove ricevette l'intera sua educazione, Quivi conobbe l'abate
Stanislao Gazelli a cui essa designò la direzione spirituale di tutte
le carità e le buone opere che, ancor fanciulla, andava compiendo.
Un sentimento di umiltà profonda, una carità evangelica e una
mirabile forza nella sventura, furono le doti che maggiormente risplendettero
in Colei che noi oggi commemoriamo.
Divenuta Duchessa d'Aosta e Regina di Spagna, Maria Vittoria si compiaceva
ripetere che era dovuto ai consigli del Santo Canonico tutto il bene che essa
spargeva sul suo cammino.
Il Gazelli assistette pure, nelle ultime ore di vita, Beatrice della Cisterna,
l'angelica sorella di Maria, che a 13 anni, dopo un mese di sofferenze, volava
ad arricchire il regno degli Angioli.
Il 30 maggio 1867 Maria Vittoria andò sposa all'indimenticabile Duca
Amedeo d'Aosta e, il 16 novembre 1870, fu nominata Regina di Spagna. Ma la
sfortunata Principessa veniva coronata di spine prima ancora che di gemme.
Messasi in viaggio per la Spagna, ove doveva raggiungere il marito, ad Alassio
si ammalò gravemente e subito volle il conforto dell'assistenza spirituale
del Santo Canonico. Da lui ricevette i SS. Sacramenti e fu preparata al grande
sacrifìcio, che Dio però non volle ancora da Lei. Convalescente,
parlava con lui volentieri della vanità delle cose mondane e dei premi
riserbati
S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia
Conte di Torino
da Dio ai grandi dolori. Parlava pure di elemosine e fu allora
che la Principessa gli disse : « Vorrei fondare un'opera che rimanesse
a Torino in memoria di me; un'opera che tornasse veramente gradita al Signore
e utile ai suoi poveri ».
Sorse così l'opera per i convalescenti all'ospedale di S. Giovanni.
Così scriveva più tardi la Regina di Spagna al Gazelli: ( Desidero
offrire quest'opera a Dio, farla solamente per Lui, perciò la prego,
la scongiuro di non parlarne, di non nominarmi ».
Naturalmente non fu possibile al Gazelli di conservare il segreto conforme
il volere della Principessa, la quale però in questa, come in altre
innumerevoli occasioni, ci mostrò come fosse in lei radicato l'insegnamento
di Gesù : « Non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra
» e quell'altro: « Colui che vede nel segreto te ne darà
la ricompensa ».
Dire poi quanto ebbe a soffrire la novella Regina in Ispagna non è
possibile qui, si andrebbe troppo per le lunghe. Solo ricordo che di quel
tempo Ella inviò al Canonico un Crocifìsso, proveniente dai
Luoghi Santi di Gerusalemme : « nella speranza ch'Egli lo avrebbe gradito
e che gli sarebbe servito a tenerla sempre più presente nelle sue ottime
preghiere ».
Quel Crocifìsso quante cose più diceva che non le lunghe lettere
! Le mani, che continuamente avevano beneficato, perforate dai chiodi, il
cuore trafitto, le labbra abbeverate di aceto e fiele, il capo incoronato,
ma di pun-gentissime spine !
L'infelice Regina, dopo quasi tre anni di Calvario in Ispagna fece ritorno
nella sua Torino, sperando di trovare qui la pace e la consolazione, ma altri
furono i destini di Dio, che anche qui la mano del Signore gravò sulla
persona di Lei. Si potevano ripetere anche per la nostra Principessa quelle
parole della S. Scrittura : « Perchè l'anima tua fu trovata cara
al Signore, fu necessario che la tribolazione ti visitasse ». L'ingresso
degli Augusti Reduci in Torino fu trionfale e per spontaneo concorso di popolo
e per le festose acclamazioni, accompagnato da una continua pioggia di fiori.
I Torinesi, devotissimi a Casa Savoia, amavano di affetto speciale quei Principi
così buoni e caritatevoli che tornavano ad essere loro concittadini
e quasi a compensarli degli oltraggi subiti, moltiplicavano i loro omaggi
devoti.
Fra i primi chiamati a Palazzo Reale dalla Principessa fu il Can. Gazelli
: ragioni di amicizia e di ministero vi richiedevano la sua presenza.
Lo ricevette il Principe Amedeo coi bimbi, raccontandogli i suoi casi e mostrandosi
assai sdegnato verso i suoi antichi sudditi.
Ma fra tutti gli oltraggi che questi gli avevano procurato, quello che più
diffìcilmente egli avrebbe perdonato eran le sofferenze della Sposa
carissima, la quale, dopo tanti strapazzi, sorpresa da un accesso di debolezza,
s'era messa a ietto e cominciava a constatare dolorosamente i primi sintomi
del terribile male senza rimedio che dopo tre anni l'avrebbe portata alla
tomba.
Ella era calma! Ella aveva già tutto perdonato! E' veramente edificante
ed istruttivo per noi, vedere donde Ella cercasse e trovasse conforto fra
tanti dolori! Era precisamente nella frequenza della S. Comunione, nelle abbondanti
elemosine e nelle preghiere dei beneficati.
Leggiamo in un suo biglietto al Canonico: « Non posso a meno di esprimerle
un vivo desiderio del mio cuore, quello di essere comunicata ancora questa
mattina ».
E si firmava : « Una povera penitente che desidera
salvarsi ».
Per rendere più efficaci le preghiere, la buona Duchessa le accompagnava
con abbondanti e straordinarie limosine, sì che la carità di
Maria Vittoria della Cisterna è ancora tradizionale in Torino e il
suo nome in benedizione.
Ella creò molte nuove fondazioni di beneficenza, sussidiò le
antiche, monasteri poveri, opere di culto, ecc., tanto che si può affermare
con verità che non vi è in Torino opera di carità che
non la ricordi benefattrice insigne.
Eppure — e mi piace ripeterlo — la Duchessa, per quanto era possibile,
voleva che il suo nome fosse ignorato, e la volontà di Lei era così
rigorosamente rispettata, che mentre ella spendeva in limosine la metà
dei suoi redditi, ed erano molti, non poche persone, ignare dei suoi munifici
atti, l'accusavano di grettezza! Tanta carità fu solo riconosciuta
pienamente più tardi !
Anche il nostro Reano può testimoniare della grande beneficenza della
famiglia della Cisterna e in modo speciale di Maria Vittoria : l'asilo infantile,
le scuole femminili, la chiesa, sono opere di Lei e del padre suo, il principe
Carlo Emanuele dal Pozzo della Cisterna.
Se si fossero interrogate le famiglie bisognose, si sarebbero scoperti chissà
quanti atti di quella squisita e delicata carità che solo l'amor di
Dio, di cui era animata la Santa Donna, le sapeva far compiere e insieme tenere
nascosti.
E qui mi piace ricordare un aneddoto che ha attinenza a quanto dissi or ora.
Ricordo che, quand'ero ragazzo, la buon'anima di una mia zia si godeva narrare
che in occasione della festa di S. Orsola, era usanza in Reano (e mi pare
sia tutt'ora) che la Priora adunasse in casa sua le Orsoline a una merendiola
e che la nostra Maria Vittoria volesse prendervi parte, o recandosi Ella stessa
a casa della priora, o chiamando la devota ed allegra brigatella al Castello.
Una volta, essendo priora detta mia zia, comparve inaspettata la Principessa
nella povera casetta dei nonni paterni — alla borgata Fiori —
preceduta da chi portava non so più quali dolciumi, ecc. Anche solo
in questo semplice fatterello, quante belle virtù rifulgono della nostra
Principessa, non è chi non veda !
E poiché parlo del mio Reano, non so trattenermi dal manifestare qui
il mio vivo rincrescimento, perchè in tempi di doloroso ricordo, quelli
che si dicevano i rappresentanti dei Reanesi, non abbiano saputo fermare tra
noi una famiglia tanto benefattrice.
Maria Vittoria nel 1876 volle recarsi a S. Remo, dove ella sperava trovare
sollievo al suo male ; invece quasi all'improvviso fu sorpresa da una delle
solite soffocazioni e spirò santamente la mattina dell'8 Novembre dopo
aver ricevuto con ammirabile divozione i SS. Sacramenti.
Non è possibile dire il dolore di tutti e specialmente dei poveri,
che inconsolabili piangevano la loro Benefattrice : ed io non dubito che le
preghiere e le lacrime dei poverelli le avranno affrettata l'entrata nel Regno
di tutte le consolazioni. E noi pure, in questo giorno commemorativo del suo
cinquantesimo di morte, uniamo le nostre preghiere a quelle che già
altri Reanesi innalzarono a Dio nella nostra parrocchia in quel giorno di
dolore — a suffragio dell'anima della nostra Benefattrice — se
mai di suffragio ancora abbisognasse — ma insieme facciamo promessa
di imparare da Lei, come dissi a principio, quelle virtù che più
in Lei risplendettero: umiltà profonda ; ardente amore verso Dio che
si manifestava nella fervorosa osservanza della nostra S. Religione e nella
carità verso i poveri, una grande forza e rassegnazione alla volontà
di Dio nelle sventure.
Un reanese.
Proprietà artistica e letteraria riservata
Responsabile Serafino Morra - Reano
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Maria Teresa Pasquero Andruetto