Collezione di vecchie cartoline
Reano ed il suo territorio

 

Chiesa Parrocchiale sfondo Rocciamelone

Chiesa Parrocchiale sfondo Rocciamelone - viaggiata 1960

Panorama

Panorama - viaggiata 1965

Panorama

Panorama - viaggiata 1982

Panorama

Panorama - viaggiata 1967

Panorama

Panorama

Le manovre presso Reano anno 1910

Le manovre presso Reano anno 1910

Le manovre Reano anno 1910

Le manovre Reano anno 1910

 

Sul vestigio
1876 — 1927

 

Sul vestigio 1876-1927

S.A.R. Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna
Duchessa d'Austria e Regina di Spagna

COMPIENDOSI
CINQUANTA ANNI DAL DI CHE LA MORTE RAPIVA
S.A.R.
NARIA VITTORIA DAL POZZO DELLA CISTERNA
DUCHESSA D’AOSTA REGINA DI SPAGNA
REANO FEDELE
IN DEVOZIONE D’ANIME RIEVOCA
L’ALTO L’INTELLETTO LO SPIRITO FORTINI CUORE PIO E BENEFICO
FRA I BIMBI DELL’ASILO INFANTILE
RIVEDE LA MATERNA PRIMA SOCCORRITRICE
CON PARI VENERAZIONE RICORDA
CARLO EMANUELE DAL POZZO DELLA CISTERNA
CAROLINA GHISLAINE DE MERODE
PRINCIPI DELLA CISTERNA CONTI DI REANO
CHE
LA CHIESA PARROCCHIALE ERESSERO
LE OPERE PIE DAL POZZO DELLA CISTERNA ISTITUIRONO
AL POPOLO
DANDOI TRIBUTO MAGNIFICO DI BENEFICENZA
ELEVANDO IL COSTUME

NUMERO UNICO — REANO 16 OTTOBRE 1927
ALLA VENERATA MEMORIA
DI
S.A.R. MARIA VITTORIA DELLA CISTERNA
DUCHESSA D’AOSTA REGINA DI SPAGNA
OMAGGIO DEVOTO DEI REANESI

 

Prefazione

Per seguire l'usanza lodevole di rievocare i Grandi trapassati e obbedire nel medesimo tempo a imperioso bisogno dell'animo, la popolazione di Reano si accinge quest'anno a commemorare il cinquantenario della morte della santa Principessa Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna, Duchessa d'Aosta e Regina di Spagna.
E la manifestazione, resa solenne dall'onorato intervento degli Augusti Prìncipi di Savoia-Aosta, vuol essere da parte dei Reanesi un tributo unanime, spontaneo e devoto di cuori riconoscenti che sanno tutto l'affetto e la benevolenza sentili e dimostrati costantemente dall'Eletta Donna e dalla Sua Casa verso questo paese. Benevolenza premurosa che si mantenne inalterata anche nel periodo della Sua tonta-» nanza, durante il quale, pel tramite del defunto Prevosto Can. Ferrerò, la buona Regina se guiva con interesse la vita del paese e particolarmente Vandamento delle istituzioni scolastiche, provvedendo largamente ai bisogni che Le venivano segnalati.
Desta commozione la lettera da Madrid in data 26 dicembre 1872, e cioè sei mesi dopo l'orribile attentato nel quale la vita Sua e quella dell'Augusto Consorte corsero serio pericolo. La Contessa Giuseppina Giriodi, dama di Corte, scriveva al Rev. Prevosto : « ... S. M. pensa con piacere all'asilo che è stato aperto ora a Reano, ove sono raccolti tanti cuoricini innocenti che pregano per Lei e per la sua famiglia... ».

In mezzo alle cure, alle ansie e ai pericoli inerenti alValta dignità che copriva, VAugusta Donna poteva pensare a Reano e ai piccoli esseri da Lei con tanta munificenza beneficati! Questi sublimi esempi dì fortezza e di carità cristiana, di sviscerato amore per il popolo e di assidua, intensa, appassionata cura per Velevamento intellettuale e morale di esso suscitano in tutti gli animi una commossa ammirazione; non possono però destare meraviglia allorché si rifletta che tale condotta di vita aveva visto costantemente praticata dai Genitori Suoi, i quali, a loro volta, avevano imitato gli esempi degli Antenati.
Limitandoci al campo dell'istruzione si può asserire che la Casa Dal Pozzo tiene uno dei primi posti fra i precursori dell'educazione femminile popolare negli Stati Sardi.
In una lapide, dettata da Sua Ecc. il Principe Carlo Emanuele della Cisterna e conservata nella Cappella della Madonna della Pietà, si legge:

Addì 27 giugno 1844
Anna Enrichetta Caresana dei Conti di Carisio
Moglie di
Giuseppe Dalpozzo Marchese Marchese di Voghera
Seppellita nel maggio 1802
Nella chiesa Parrocchiale di Lucento
Furono trasferite in questa Cappella
Da Lei restaurata e ampliata
Presso la scuola di fanciulle
Che da Lei pure fondata
Poscia pel corso delle umane cose dismessa
Venne qui nel 1843 ristabilita
Dal filiale rispetto
Secondo il desiderio espresso
Nelle sue ultime volontà

La minuscola Reano già prima del 1800 beneficiava di una scuola femminile popolare, mentre Torino, capitale dello Stato, doveva attendere fino ed 1850 L’apertura delle prime classi femminili municipali, modellate su quella fondata nel 1836 dal benemerito Marchese Roberto D'Azeglio.
E alla scuola ristabilita nel 1843 il Principe Carlo Emanuele e la Principessa Carolina non fornirono solo i mezzi economici, ma dedicarono pure tempo, energia, ingegno e cuore.
L'interessamento vivo e quasi meticoloso che il Principe aveva per la scuola si può rilevare dall'atto di fondazione, nel quale, dopo aver considerato minutamente programma d'insegnamento, orario, metodo e altri elementi didattici,

aggiungeva : « Riguardo ai più minuti particolari di questa scuola, si osserverà, per quanto è possibile, quello che finora si praticò e in avvenire si praticherà dal Fondatore ».
Parole dalle quali si può dedurre che Egli non solo provvedeva alle spese della scuola, ma di questa si faceva guida assidua, consigliere illuminato e molto sovente anche maestro.
Ai generosi aiuti materiali largiti a questa popolazione aggiungeva il sommo benefizio dell’istruzione e dell'educazione morale e religiosa, strumento prezioso per la vita e mezzo per la maggior perfezione dell'animo.
Di tutti i benefizi ricevuti i Reanesi serbano vivo e grato ricordo e nutrono la certezza che anche nelle generazioni venture ogni madre continuerà ad insegnare a' suoi bambini ad amare e benedire i nostri insigni Benefattori.
Per conservare perennemente fervidi questi sentimenti sì ricorse alla presente pubblicazione alla quale recarono volenteroso contributo i compaesani: sig. “Un Reanese”, colto e modesto, sig. Achille Martinasso, Tenente nella M. N. e distinto insegnante, e i Reanesi di elezione: signorina Eleonora Doleatto, promettente speranza dell’arte; sig. prof. Aimaretti; sig. Federico Mompellio, maestro di musica.
Un reverente, commosso ringraziamento rivolgiamo all’Augusta Casa di Savoia-Aosta per la degnazione usata a Reano coll'intervenire a questa pia funzione e col permettere che le care effìgie dei Venerati Congiunti possano venir conservate da questa popolazione.

Il Comitato

Carolina Ghislaine De Merode
Principessa della Cisternai

Hora Suprema

Oggi sui nostri monti seminati di rocce e ancor fioriti di erica tardiva, è steso un velo di malinconia. Antica malinconia autunnale che si rinnova nella natura travolta dal tempo e costretta ad assistere ogni anno all'implacabile sfacelo del vasto corpo fiorito.
Bella la primavera in cui la vita fluisce per ogni atomo, triste ora lo squallore che sfiora, avvolge, stringe, uccide. Ed ogni atomo cade, si sfibra nel sole malato, vibra nel vento, si annienta sul suolo.
In un passato autunno, più grigio, più fosco, in cui l'Italia tutta dovette prolungare la durata dei giorni sacri ai Morti, anche le montagne, i boschi, le rocce di Reano si avvolsero di lutto: nella lontana, azzurra città che domina la glauca distesa tirrena, Maria Vittoria aveva lasciato la vita. Era partita, su un superbo vascello dorato, ed aveva solcato tutti i mari del sogno per giungere alle porte dell'Eterno.
Colei che aveva saputo affrontare il pericolo, sfidare la sventura e camminare con passo fermo verso il Destino nemico, pur sentendone in viso l'alito ostile, aveva anche saputo ricevere con rassegnata dolcezza il freddo bacio che la sorte porge ai mortali, quale ultimo dono.
La Donna regale, regina di tutte le cortesie, sovrana squisita di tutte le carità, entrava nell'ultimo regno. Nel regno della pace, che non conquistò col valore nè con la bontà, ma soltanto con la morte. Oggi, a Reano, anche le rocce e le vecchie piante sentono, soffrono, ricordano.

Sua Ecc. Carlo Emanuele Dal Pozzo
Duca degli Abruzzi

Se tutta la Penisola si era prostrata piangente nel ricordo soave della Trapassata, che aveva lasciato sul cammino, troppo breve e troppo arduo, orme indelebili di amore e di gloria, quale immenso dolore doveva aver avvolto questo paesello tranquillo e ridente, di cui Maria Vittoria conosceva forse ogni albero e ogni casa, ogni gioia e ogni sventura
I vecchi, che allora eran bimbi, ricordano e raccontano oggi della Principessa gentile dalla fronte serena e dalla mano generosa. Ricordano e raccontano e i loro occhi si riempiono di lacrime : qualcuno di loro, vecchio e tremante, scuote mestamente la testa grigia, rammentando, con voce di pianto, che un giorno lontano la Principessa aveva accarezzato i suoi riccioli biondi... La testa d'argento s'infulva per un attimo nell'intensità del ricordo.
Poi la Principessa è diventata Duchessa e poi Regina, regina di Spagna — e il vecchio traccia nell'aria il segno della lontananza — regina sì, dopo son successi dei fatti gravi, noi siam venuti giovani ed Ella è morta. Ora è la nostra volta di morire. —
Il capo si china su la mano glabra appoggiata a un nodoso bastone e attende, di giorno in giorno, la sorte della Principessa.
Lo spirito della Donna che nel lontano tramonto si era ricongiunto col cielo, aleggia ora per tutte le case e per tutta la campagna, risvegliando una dolce rimembranza e dando a ogni fronda un fremito di rimpianto.
Popolo di Reano, senti, è questa l'ora; un alito di vento ha piegato tutte le fronde dei tuoi boschi in un inchino supremo, popolo di Reano, china la fronte, l'ora è suonata, prostrati, ricorda, prega.

Reano, autunno 1927.
ELEONORA DOLEATTO.

S.A.R. Il Principe AQmedeo
Duca d'Aosta, Re di Spagna

Maria Vittoria

I nostri padri ed i nostri nonni che ancora hanno presente la cara immagine della Principessa Maria Vittoria, aggirantesi umilmente come una suora di carità tra le famiglie reanesi, apportatrice di soccorsi e di conforto, ci hanno trasmesso nei loro racconti tutta l'ammirazione, tutto l'affetto e tutta la gratitudine loro per Lei ; e noi, quando intendiamo cotanto nome, sentiamo il nostro cuore pulsare più veloce : un'onda di tenerezza ci pervade e, dopo dieci lustri dalla sua dipartita da questo mondo, noi godiamo ancora e trasmettiamo ai nostri cari i benefizi delle sue opere e delle sue sante parole.
Il bravo Podestà cav. Foresto ed il nostro Prevosto Teologo D. Giuseppe Savio, che da un anno regge con tanto amore la Parrocchia, hanno voluto, nella celebrazione del cinquantenario della morte, far raccogliere, per onorarne la venerata memoria, questi cenni storici, affinchè la nuova generazione non dimentichi i Benefattori e, ammirando la vita esemplare di Colei che seppe dare il giusto valore ai beni terreni ed a quelli spirituali, ne imiti l'esempio e cresca virtuosa.
Maria Vittoria Carlotta Enrichetta Giovanna, Principessa della Cisterna, nacque a Parigi il 9 agosto 1847 da Don Carlo Emanuele Dal Pozzo Principe della Cisterna e di Belriguardo, marchese di Voghera, di Romagnano, Consignore di Vestignè, Conte di Reano, di Belvicino, di Neive, ecc.... uomo di animo grande, e da Luigia Carolina Ghislaine De Merode, donna di virili propositi, sorella della Principessa di Monaco, della illustre contessa di Montalembert, cugina dell'arcivescovo ed elemosiniere di Sua Santità monsignor Francesco Saverio De Merode e parente per lato materno di S. Elisabetta di Turingia.
I Dal Pozzo trassero origini dai tempi più remoti e le memorie storiche, antichissime, ci apprendono che sono oriundi di Roma. Di là, anteriormente al mille, sarebbero venuti a Milano donde poi si sparsero in parecchie città d'Italia e più specialmente nel Biellese.
Questa famiglia fiorì in ogni tempo ed ebbe moltissimi uomini insigni ed onorandi che, per cospicue virtù di mente e di cuore, illustrarono grandemente la Patria nelle scienze, nelle armi, nella politica e nelle arti.
Carlo Emanuele, Principe della Cisterna, nato a Torino il 7 gennaio 1789, fu ciambellano della Duchessa di Guastalla, sorella di Napoleone I e nel 1810 gli venne conferito il titolo tradizionale di Barone dell'Impero; fu caldissimo fautore d'una riforma costituzionale ed autonoma del Regno ed uno degli arditi propugnatori dei gloriosi moti del 1821 che prepararono la libertà e l'indipendenza del Paese. Era amico del magnanimo Re Carlo Alberto e fu tra i concertatori sui mezzi del Colpo di Stato. Fallitogli, riparò all'estero ove rese ognora rispettato il nome italiano; e stando a Parigi egli frequentava le più distinte personalità. Era il protettore di tutti quei giovani arditi e studiosi piemontesi che nella capitale della Francia cercavano una nuova via negli studi.
Si sposò nel 1841 in Bruxelles colla contessa Carolina Luigia De Merode. Rimpatriò allorché la scintilla di libertà divampò per tutta Italia e, sebbene i dolori dell'esilio

S.A.R. Elena D'Orleans
Duca degli Abruzzi

 

gli avessero alquanto scossa la salute, l'animo Suo era sempre rivolto ai più nobili e virili slanci di libertà. Nel 1848 venne nominato Senatore del Regno. Durante il suo esilio, conscio delle strettezze finanziarie della parrocchia di Reano, la sovvenne con atto 5 febbraio 1835 rogato Domenico Marengo, fissandole un assegno annuo di lire mille e così liberò i Reanesi dal peso delle decime. Al suo ritorno in Italia fece costruire a sue spese la stupenda nostra parrocchia di S. Giorgio, in stile gotico-normanno, facendo demolire quella esistente che era in deplorevole stato.
La Principessa Luigia — sua degna consorte — fu madre esemplare e nulla tralasciò per dare alle sue figliole — Maria e Beatrice — un'educazione virtuosa, allontanandole da tutto quanto poteva offuscare il loro candore.
Le virtù specchiate dei genitori non degenerarono nell'augusta loro figlia Maria Vittoria. Ella passò la sua infanzia e parte della sua gioventù a Reano.
Fra i tanti atti di carità evangelica di questa illustre famiglia sono da notarsi in modo speciale le fondazioni delle Opere pie Dal Pozzo della Cisterna per la conservazione della Cappella della Madonna della Pietà (dove vi sono tombe illustri della famiglia); per la manutenzione della chiesa parrocchiale; per la dotazione di due scuole e per l'assistenza medica dei malati poveri. Maria Vittoria — mentre era regina di Spagna — nell'anno 1872, fondò e dotò l'asilo infantile reanese che porta il suo nome e che prospera insieme con le altre scuole, nello stesso locale, sotto la direzione delle impareggiabili Suore di S. Anna. Fece poi restaurare il campanile della parrocchia che era stato distrutto dal fulmine e ogni anno distribuiva L. 500 pei poveri provvedendo anche alla cura degli infermi che non avevano mezzi.
Di un pietoso ricordo si vuol qui fare menzione, il quale, benché sia di privato interesse, non manca di una certa importanza per dimostrare la bontà dell'ottima Duchessa. Un vecchio sordomuto belga fu lungamente al servizio, prima presso Casa Merode e poi della Cisterna. Gli ultimi suoi anni furono consolati dalle più affettuose cure. Ora qui sulla modesta sua tomba, per volere della Principessa, leggesi la seguente iscrizione : "Ricordi questa Croce — Giacomo Mèes — nato nel Belgio sordomuto — servo buono e fedele — delle Case Merode e la Cisterna — chiamato al gaudio del giusto — il 2 dicembre 1875 )".
Per ben due volte si degnò essere madrina ai cresimandi, in compagnia, una volta, del compianto suo genitore e l'altra dell'augusto suo Sposo, ed in tali occasioni elargì doni ed elemosine. Regalò alla Cappella della Madonna della Pietà la magnifica e preziosissima corona che le cingeva la serena fronte nel giorno dello sposalizio, e le fece dono pure del ricchissimo abito che vestiva nel dì del suo ingresso in Ispagna. In questa Cappella, vicino all'asilo ed alle scuole e non molto lontana dal castello, sono sepolti: il Principe Carlo Emanuele, la Principessa consorte, la figlia minorenne Beatrice ed altri della famiglia. Due magnifici angeli di marmo bianco del Vela ne vegliano le salme.
Maria Vittoria educata austeramente, fu avviata agli studi classici ed il suo naturale ingegno venne arricchito delle più svariate discipline, perciò fu donna istruitissima. Si dimostrò sempre indifferente alle grandezze umane e si narra che un giorno, parlando con una sua famigliare, dicesse che era grata alla Provvidenza che le era stata così larga di beni in onori ed in ricchezze, ma che avrebbe preferito essere una buona contadina. E quella, richiestala stupita del perchè di un tale desiderio, rispose che la donna del lavoro aveva assai più meriti di quella ricca.
Partecipò quasi mai alle feste, ai balli, ai teatri, agli sfarzosi convegni, lieta di poter trascorrere il suo tempo presso i suoi amati genitori o immersa negli studi pei quali aveva molta predilezione. Tesoro di grazia e di bontà attrasse a sè l'amore e la stima dell'augusto Duca

S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia
Duca d'Aosta

d'Aosta, degno di Lei per le egregie qualità e per la grandezza e generosità dell'animo e il 30 maggio 1867, nella Cappella del Real Palazzo di Torino, si celebrarono regalmente i loro sponsali. Non solo Reano e Torino, ma tutta Italia acclamò agli eccelsi sposi ed applaudì a sì bella e santa unione di due anime che parevano create l'una per l'altra.
A rendere più caro il sacro nodo nacquero: il 13 gennaio 1869 Emanuele Filiberto, Duca d'Aosta, l'invitto condottiero della 3a Armata; il 24 novembre 1870 Vittorio Emanuele Conte di Torino; il 31 gennaio 1873 Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi.
Ad ognuno è noto come la rivoluzione spagnuola cacciasse da quella vulcanica nazione la Regina Isabella e come per tanti anni l'anarchia avesse sconvolto il Paese. Per porre riparo a tanto disordine politico fu chiamato il saggio e valoroso Duca al trono di Spagna, ed Egli, seguendo l'esempio dei suoi valorosi antenati, accettò quella corona col fermo proposito di restituire la pace e risollevare le sorti di quell'agitatissima nazione e il 2 gennaio 1871 entrava trionfalmente a Madrid. Poco dopo il popolo esultante acclamava anche la sua nuova Sovrana la quale aveva dovuto, per motivi di salute, rimandare la sua partenza per la Spagna.
Seguendo l'impulso del suo cuore fondò pei ciechi a Madrid un istituto che porta il suo nome; dotò parecchie chiese, fece aprire ospedali; in riva al Manzanare fece erigere una cappella con una scuola ed un asilo infantile pei fanciulli delle lavandaie; creò un ospizio pei trovatelli ; ordinò una distribuzione giornaliera di minestra, pane e carne pei poveri di Madrid e di quando in quando si compiaceva di assistervi in persona per accertarsi che si facessero le cose a dovere. Non percepì mai un centesimo di appannaggio reale ed erogò tutto ai poveri. Tanta carità però non valse a salvarla dalle opposizioni, dagli ostacoli, dalle trame. Furono due anni di sofferenze, di spavento, di disillusioni e di dolori sopportati con coraggio e dignità ammirevoli e con rassegnazione veramente angelica. La sera del 18 luglio 1872 vili assassini attentarono alla Sua vita ed a quella del Re. Una palla penetrò nella carrozza reale, ma i sovrani rimasero incolumi. In questa terribile circostanza il Re e la Regina conservarono il loro sangue freddo e nel momento tragico Maria Vittoria, tremante pel marito, cercava fare scudo al corpo di Lui, mentre il Re, non allarmato che per la diletta sposa, cercava di ripararla, non curando la propria vita. Ammirevole esempio di amor coniugale ! Infine il magnanimo Principe, vedendo che i suoi generosi sforzi erano vani, l'il febbraio 1873 volontariamente abdicava al trono cui era stato chiamato dalla legale rappresentanza del Paese, non volendo, come Egli disse nel nobilissimo messaggio di rinunzia, che rimarrà imperituro, essere Re di partito nè agire illegalmente. Il 12 febbraio 1873 lasciava la Spagna e la Duchessa, benché sofferente per la recente nascita del terzogenito, mostrò una forza d'animo superiore ad ogni elogio.
Benché inferma volle venire ancora una volta a Reano in compagnia del Duca consorte, visitò le famiglie povere e gli infermi soccorrendo e confortando. Si trattenne a lungo col compianto D. Ferrerò can. cav. Michele pel quale nutrì sempre alta stima e gli diceva come ringraziasse Iddio di averle donato un marito così buono e così premuroso nel circondarla di tenere e sollecite cure.
Il 7 novembre 1876 l'Augusta inferma spirava a San Remo e alla funesta notizia sparsa dal telegrafo, l'Italia rimase dolorosamente colpita. Reano tanto prediletto dalla Duchessa e sempre in modo speciale beneficato da Lei, celebrò nella parrocchia solenni esequie a cui intervennero tutti i Reanesi e gli abitanti dei paesi vicini, mentre Superga accoglieva i suoi resti mortali tra le lacrime degli italiani tutti!
Reano, settembre 1927.

Achille Martinasso

S.A.R. Luigi Amedeo di Savoia
Duca degli Abruzzi

Impressioni e ricordi

Pregato ripetutamente dal M. R. Prevosto di Reano di scrivere qualche cosa sulla figura morale di S. A. R. la principessa Maria Vittoria della Cisterna di cui celebriamo il cinquantesimo della morte, feci di tutto per declinare l'invito, che sento troppo bene la pochezza della mia capacità assolutamente impari alla grandezza e nobiltà dell'assunto; ma nelle reiterate insistenze del signor Prevosto, che quasi me ne fece un dovere, parvemi riconoscere la volontà di Dio : chinai il capo e obbedii.
Premetto che ben poco di mio vi sarà in queste pagine; il più e il meglio l'ho desunto dalla Vita di quel « Santo Prete di ieri » che fu il Can. Stanislao Gazelli nella quale ben due capitoli sono consacrati alla principessa Maria Vittoria.
Soggiungo che mi chiamerò lieto se queste brevi pagine varranno a fare un poco più conoscere ai Reanesi le grandi virtù della compianta Principessa e a spingerli ad imitarle — secondo la possibilità di ciascuno — essendo questo il vero modo di mostrarci grati verso la nostra Benefattrice e verso il buon Dio che ce la volle donare.
Maria Vittoria della Cisterna nacque a Parigi nell'anno 1847. A 5 anni fu condotta a Torino ove ricevette l'intera sua educazione, Quivi conobbe l'abate Stanislao Gazelli a cui essa designò la direzione spirituale di tutte le carità e le buone opere che, ancor fanciulla, andava compiendo.
Un sentimento di umiltà profonda, una carità evangelica e una mirabile forza nella sventura, furono le doti che maggiormente risplendettero in Colei che noi oggi commemoriamo.
Divenuta Duchessa d'Aosta e Regina di Spagna, Maria Vittoria si compiaceva ripetere che era dovuto ai consigli del Santo Canonico tutto il bene che essa spargeva sul suo cammino.
Il Gazelli assistette pure, nelle ultime ore di vita, Beatrice della Cisterna, l'angelica sorella di Maria, che a 13 anni, dopo un mese di sofferenze, volava ad arricchire il regno degli Angioli.
Il 30 maggio 1867 Maria Vittoria andò sposa all'indimenticabile Duca Amedeo d'Aosta e, il 16 novembre 1870, fu nominata Regina di Spagna. Ma la sfortunata Principessa veniva coronata di spine prima ancora che di gemme. Messasi in viaggio per la Spagna, ove doveva raggiungere il marito, ad Alassio si ammalò gravemente e subito volle il conforto dell'assistenza spirituale del Santo Canonico. Da lui ricevette i SS. Sacramenti e fu preparata al grande sacrifìcio, che Dio però non volle ancora da Lei. Convalescente, parlava con lui volentieri della vanità delle cose mondane e dei premi riserbati

S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia
Conte di Torino

da Dio ai grandi dolori. Parlava pure di elemosine e fu allora che la Principessa gli disse : « Vorrei fondare un'opera che rimanesse a Torino in memoria di me; un'opera che tornasse veramente gradita al Signore e utile ai suoi poveri ».
Sorse così l'opera per i convalescenti all'ospedale di S. Giovanni.
Così scriveva più tardi la Regina di Spagna al Gazelli: ( Desidero offrire quest'opera a Dio, farla solamente per Lui, perciò la prego, la scongiuro di non parlarne, di non nominarmi ».
Naturalmente non fu possibile al Gazelli di conservare il segreto conforme il volere della Principessa, la quale però in questa, come in altre innumerevoli occasioni, ci mostrò come fosse in lei radicato l'insegnamento di Gesù : « Non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra » e quell'altro: « Colui che vede nel segreto te ne darà la ricompensa ».
Dire poi quanto ebbe a soffrire la novella Regina in Ispagna non è possibile qui, si andrebbe troppo per le lunghe. Solo ricordo che di quel tempo Ella inviò al Canonico un Crocifìsso, proveniente dai Luoghi Santi di Gerusalemme : « nella speranza ch'Egli lo avrebbe gradito e che gli sarebbe servito a tenerla sempre più presente nelle sue ottime preghiere ».
Quel Crocifìsso quante cose più diceva che non le lunghe lettere ! Le mani, che continuamente avevano beneficato, perforate dai chiodi, il cuore trafitto, le labbra abbeverate di aceto e fiele, il capo incoronato, ma di pun-gentissime spine !
L'infelice Regina, dopo quasi tre anni di Calvario in Ispagna fece ritorno nella sua Torino, sperando di trovare qui la pace e la consolazione, ma altri furono i destini di Dio, che anche qui la mano del Signore gravò sulla persona di Lei. Si potevano ripetere anche per la nostra Principessa quelle parole della S. Scrittura : « Perchè l'anima tua fu trovata cara al Signore, fu necessario che la tribolazione ti visitasse ». L'ingresso degli Augusti Reduci in Torino fu trionfale e per spontaneo concorso di popolo e per le festose acclamazioni, accompagnato da una continua pioggia di fiori. I Torinesi, devotissimi a Casa Savoia, amavano di affetto speciale quei Principi così buoni e caritatevoli che tornavano ad essere loro concittadini e quasi a compensarli degli oltraggi subiti, moltiplicavano i loro omaggi devoti.
Fra i primi chiamati a Palazzo Reale dalla Principessa fu il Can. Gazelli : ragioni di amicizia e di ministero vi richiedevano la sua presenza.
Lo ricevette il Principe Amedeo coi bimbi, raccontandogli i suoi casi e mostrandosi assai sdegnato verso i suoi antichi sudditi.
Ma fra tutti gli oltraggi che questi gli avevano procurato, quello che più diffìcilmente egli avrebbe perdonato eran le sofferenze della Sposa carissima, la quale, dopo tanti strapazzi, sorpresa da un accesso di debolezza, s'era messa a ietto e cominciava a constatare dolorosamente i primi sintomi del terribile male senza rimedio che dopo tre anni l'avrebbe portata alla tomba.
Ella era calma! Ella aveva già tutto perdonato! E' veramente edificante ed istruttivo per noi, vedere donde Ella cercasse e trovasse conforto fra tanti dolori! Era precisamente nella frequenza della S. Comunione, nelle abbondanti elemosine e nelle preghiere dei beneficati.
Leggiamo in un suo biglietto al Canonico: « Non posso a meno di esprimerle un vivo desiderio del mio cuore, quello di essere comunicata ancora questa mattina ».

E si firmava : « Una povera penitente che desidera salvarsi ».
Per rendere più efficaci le preghiere, la buona Duchessa le accompagnava con abbondanti e straordinarie limosine, sì che la carità di Maria Vittoria della Cisterna è ancora tradizionale in Torino e il suo nome in benedizione.
Ella creò molte nuove fondazioni di beneficenza, sussidiò le antiche, monasteri poveri, opere di culto, ecc., tanto che si può affermare con verità che non vi è in Torino opera di carità che non la ricordi benefattrice insigne.
Eppure — e mi piace ripeterlo — la Duchessa, per quanto era possibile, voleva che il suo nome fosse ignorato, e la volontà di Lei era così rigorosamente rispettata, che mentre ella spendeva in limosine la metà dei suoi redditi, ed erano molti, non poche persone, ignare dei suoi munifici atti, l'accusavano di grettezza! Tanta carità fu solo riconosciuta pienamente più tardi !
Anche il nostro Reano può testimoniare della grande beneficenza della famiglia della Cisterna e in modo speciale di Maria Vittoria : l'asilo infantile, le scuole femminili, la chiesa, sono opere di Lei e del padre suo, il principe Carlo Emanuele dal Pozzo della Cisterna.
Se si fossero interrogate le famiglie bisognose, si sarebbero scoperti chissà quanti atti di quella squisita e delicata carità che solo l'amor di Dio, di cui era animata la Santa Donna, le sapeva far compiere e insieme tenere nascosti.
E qui mi piace ricordare un aneddoto che ha attinenza a quanto dissi or ora.
Ricordo che, quand'ero ragazzo, la buon'anima di una mia zia si godeva narrare che in occasione della festa di S. Orsola, era usanza in Reano (e mi pare sia tutt'ora) che la Priora adunasse in casa sua le Orsoline a una merendiola e che la nostra Maria Vittoria volesse prendervi parte, o recandosi Ella stessa a casa della priora, o chiamando la devota ed allegra brigatella al Castello. Una volta, essendo priora detta mia zia, comparve inaspettata la Principessa nella povera casetta dei nonni paterni — alla borgata Fiori — preceduta da chi portava non so più quali dolciumi, ecc. Anche solo in questo semplice fatterello, quante belle virtù rifulgono della nostra Principessa, non è chi non veda !
E poiché parlo del mio Reano, non so trattenermi dal manifestare qui il mio vivo rincrescimento, perchè in tempi di doloroso ricordo, quelli che si dicevano i rappresentanti dei Reanesi, non abbiano saputo fermare tra noi una famiglia tanto benefattrice.
Maria Vittoria nel 1876 volle recarsi a S. Remo, dove ella sperava trovare sollievo al suo male ; invece quasi all'improvviso fu sorpresa da una delle solite soffocazioni e spirò santamente la mattina dell'8 Novembre dopo aver ricevuto con ammirabile divozione i SS. Sacramenti.
Non è possibile dire il dolore di tutti e specialmente dei poveri, che inconsolabili piangevano la loro Benefattrice : ed io non dubito che le preghiere e le lacrime dei poverelli le avranno affrettata l'entrata nel Regno di tutte le consolazioni. E noi pure, in questo giorno commemorativo del suo cinquantesimo di morte, uniamo le nostre preghiere a quelle che già altri Reanesi innalzarono a Dio nella nostra parrocchia in quel giorno di dolore — a suffragio dell'anima della nostra Benefattrice — se mai di suffragio ancora abbisognasse — ma insieme facciamo promessa di imparare da Lei, come dissi a principio, quelle virtù che più in Lei risplendettero: umiltà profonda ; ardente amore verso Dio che si manifestava nella fervorosa osservanza della nostra S. Religione e nella carità verso i poveri, una grande forza e rassegnazione alla volontà di Dio nelle sventure.

Un reanese.

Proprietà artistica e letteraria riservata
Responsabile Serafino Morra - Reano

Curiosità

 

Banchetto in onore del Maestro Stefano Martinasso anno 1909

 

Banchetto
In onore del
Maestro Stefano Martinasso
In occasione della
Conseguita Medaglia di Benemerenza
Reano 31 ottobre 1909
Minuta
Antipasto assortito
Fritto misto
Pastina al brodo
Lesso
Vitello brasè guarnito
Frutta e formaggio
Vino 1 litro
Giraudo Angelo e Fiore Giuseppe
Esercenti in Reano

 

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Maria Teresa Pasquero Andruetto